Bolivia: il disastro
La sorpresa riguarda invece Rodrigo Paz, ex sindaco di Tarija (Oriente boliviano) e candidato del Partido Demócrata Cristiano: sarà lui, protagonista decisamente inatteso e non previsto nemmeno dai sondaggi, a sfidare Jorge “Tuto” Quiroga, ammiratore delle politiche di Milei in Argentina.
Ancora più sorprendente la percentuale di voti di Rodrigo Paz, avanti con circa il 32% delle preferenze rispetto al 27% di Quiroga.
All’implosione del Mas, caratterizzata anche da una violenta contestazione ai due esponenti di sinistra, Andrónico Rodríguez (fermatosi a poco più dell’8%), della nuova formazione politica Alianza Popular, e Eduardo Del Castillo (poco sopra il 3% dei consensi), rappresentante dell’arcismo e candidato ufficiale masista, al momento in cui si sono recati alle urne, si unisce il non soddisfacente risultato del voto nullo a cui aveva esortato Evo Morales.
Sarà quindi un ballottaggio tra destra ed estrema destra quello che si terrà tra poco meno di due mesi, ma, a prescindere da chi sarà il vincitore, c’è già una certezza: entrambi i candidati sono fieri oppositori di un Mas ridotto in frantumi e che, sia Paz sia Quiroga, aspirano apertamente a distruggere. Paz, figlio dell’ex presidente Jaime Paz Zamora (alla guida del paese tra il 1989 e il 1993), proviene da quell’oriente cruceño e latifondista che ha sempre visto nel Mas e nei movimenti sociali indigeni il nemico numero uno. Quanto a Quiroga, la sua presenza in un regime quale era quello di Hugo Banzer, pienamente coinvolto nel Plan Condor fa già capire il suo orientamento politico. In occasione della seconda esperienza, presidenziale di Banzer, durante la quale il dittatore dichiarò di convertirsi, almeno formalmente, alla democrazia, tra il 1997 e il 2001, Quiroga ereditò il suo incarico, da vicepresidente, a seguito delle sue dimissioni.
Molti analisti politici sostengono che, dietro all’exploit di Rodrigo Paz si nasconda l’influencer ed ex poliziotto Edman Lara, in corsa con lui in qualità di vicepresidente. Star dei social, in particolare su Tik Tok, Lara ha più volte invocato Dio nei suoi video dedicati alla campagna elettorale. Il suo messianismo, insieme alle denunce dei suoi superiori per corruzione, anche queste divulgate sui social, gli sono costate l’allontanamento dalla polizia per vilipendio dell’istituzione.
Inoltre, Paz è riuscito ad intercettare una parte di voti del Mas togliendoli al giovane senatore Andrónico Rodríguez, non a caso ha conquistato il maggior numero di consensi sia nella capitale, La Paz, sia nella città più vicina, El Alto, di tradizione operaia. A sorpresa, è invece rimasto fuori dal ballottaggio un altro rappresentante della destra, il ricchissimo imprenditore Samuel Doria Medina, di Alianza Unidad, che non è andato oltre un deludente 20%. Quiroga punta soprattutto ai suoi voti per conquistare la presidenza del paese, anche se lo stesso Medina ha già reso noto di voler sostenere Rodrigo Paz.
A sinistra la situazione è drammatica. Al seggio elettorale di Entre Ríos, dove Andrónico Rodríguez si era recato per votare (dipartimento di Cochabamba), il candidato di Alianza Popular è stato accolto da un lancio di pietre. Anche uno dei coordinatori della campagna elettorale di Rodríguez è stato aggredito con violenza. Vittime di episodi simili anche Eduardo Del Castillo, esponente dell’arcismo, Eva Copa, che pure si era ritirata dalla competizione elettorale e il vicepresidente uscente David Choquehuanca, costretto a votare in gran segreto per evitare di essere riconosciuto e contestato. Nessun problema invece per Evo Morales, al momento di recarsi al seggio e che, al momento del voto, ha continuato del tutto inopportunamente ad insistere nel denunciare una presunta frode di Luis Arce per far vincere Del Castillo, quando era evidente che il candidato ufficiale del Mas avrebbe raccolto solo briciole.
La lotta fratricida in seno al Mas è servita soltanto a mettere a rischio la vita politica di un blocco sociale e sindacale quale era il Movimiento al Socialismo, ormai in dissoluzione dopo esser stato uno strumento per lottare a favore dei poveri, delle comunità indigene e delle organizzazioni popolari. È da qui che proviene Andrónico Rodríguez, ora contestato dalla sua stessa gente e rimasto schiacciato in una disputa senza quartiere ancora in corso, nonostante i risultati disastrosi del primo turno, tra evismo e arcismo. Nonostante l’incapacità, anche a destra, di unirsi, il sogno di tornare al potere, indipendentemente da chi sarà il nuovo presidente, insieme all’apertura alle multinazionali su idrocarburi, estrazione mineraria e litio, sembrano ormai ad un passo.
Quanto al Mas, dovrà guardarsi sia dai tentativi della destra di mettere a tacere un’esperienza politica che, per 20 anni, ha fatto della Bolivia un paese non allineato sia da una guerra fra bande al suo interno che potrebbe anticiparne la sua fine e che Morales, almeno per ora, non ha alcuna intenzione di terminare, nonostante il disastro sia ormai compiuto.
Per la Bolivia, il ciclo politico a destra che inizierà ufficialmente dopo il prossimo 19 ottobre, sarà lungo, doloroso e costellato da molteplici passi indietro in tema di diritti e conquiste sociali in un paese già fiaccato da una gravissima crisi economica.
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