Rodrigo Paz vince il ballottaggio del 19 ottobre

Com’è triste la Bolivia neoliberista

Nella sfida tra la destra conservatrice di Rodrigo Paz e quella radicale di Jorge Quiroga del 19 ottobre scorso, la spunta il primo, esponente del Partido Demòcrata Cristiano. La sua ricetta, assai simile a quella del suo rivale, punta su privatizzazioni e aggiustamenti strutturali.
20 ottobre 2025
David Lifodi

Com’è triste la Bolivia neoliberista

La Bolivia ha il nuovo presidente: Rodrigo Paz Pereira sarà il prossimo inquilino di Palacio Quemado. Nel ballottaggio dello scorso 19 ottobre ha vinto con il 54,53% dei consensi su Jorge “Tuto” Quiroga, fermatosi al 45,5% delle preferenze, ma, soprattutto, sconfitto per la quarta volta nella corsa presidenziale.

Il successo di Paz Pereira, esponente del Partido Demòcrata Cristiano, rappresenta forse il male minore della triste contesa tra due destre, quella conservatrice neoliberista tradizionale del vincitore e quella di carattere assai vicina al fascismo di Quiroga, già uomo di punta dei governi del regime di Hugo Banzer. Rodrigo Paz, che entrerà ufficialmente in carica il prossimo 8 novembre, mette fine al ventennio di governi del Movimiento al Socialismo, travolto da una lotta fratricida tra Luis Arce, presidente uscente, ed Evo Morales, che per anni aveva rappresentato la speranza di un cambiamento sociale di cui la Bolivia era stato uno degli stati precursori in America latina di fronte all’offensiva statunitense fino al primo turno elettorale del 17 agosto scorso, dove né un candidato appartenente all’evismo né un esponente dell’arcismo sono riusciti a guadagnare il ballottaggio.

L’unica certezza è che la Bolivia compierà un pericoloso salto all’indietro nell’ambito dei diritti civili, sociali e politici: per capirlo, hanno evidenziato molti analisti politici, bastava assistere ai confronti tra i due aspiranti presidenti. Rodrigo Paz e Jorge Quiroga si sono confrontati esclusivamente su come applicare nel migliore dei modi, per loro, le ricette del peggior neoliberismo, dai tagli alle privatizzazioni, senza mancare di promettere la repressione per via giudiziaria, oltre che nelle piazze, delle organizzazioni popolari indigene e contadine. Ordine, apertura agli investimenti stranieri e fiducia nel mercato sono state le parole d’ordine di entrambi. Paz e Quiroga hanno concordato anche sulla necessità di applicare il modello estrattivista e di mantenere il paese allineato, dal punto di vista economico, ai diktat degli organismi finanziari internazionali.

L’ordine neoliberale non prevede una giustizia sociale, né una redistribuzione della ricchezza, bensì la criminalizzazione del conflitto sociale. Lo slogan “capitalismo para todos”, ripetuto da Rodrigo Paz, rappresenta soltanto una formula leggermente più soft rispetto a quello di Quiroga, “Bolivia de propietarios”.

Sta ai movimenti sociali, a loro volta divisi e indeboliti a seguito della guerra interna al Movimiento al Socialismo, resistere in mezzo a questa tormenta e in condizioni tutt’altro che semplici. Arce e Morales hanno trovato il modo di dividersi anche sul ballottaggio a cui i loro candidati non hanno partecipato, con Evo che ha accusato il presidente uscente di aver scommesso sulla vittoria di Quiroga.

Dall’agronegozio alla privatizzazione della sanità, dalla svendita di litio e idrocarburi alle multinazionali straniere fino alla volontà di far tornare al centro del paese la grande proprietà privata, la Bolivia corre il rischio di uscire assai cambiata, in peggio, dalla presidenza di Rodrigo Paz.

Il voto nullo a cui avevano chiamato le organizzazioni popolari, soprattutto quelle legate all’evismo, non è riuscito a sfondare poiché si è recata a votare tra l’85% e l’89% della popolazione boliviana. Nel suo primo discorso dopo la vittoria Rodrigo Paz ha dichiarato che sarà il presidente di tutti e che sotto il suo governo finiranno le campagne di odio e la violenza politica, ma, aldilà dei buoni propositi, la contraddizione del suo slogan, “capitalismo para todos”, rimane evidente e difficilmente la sua presidenza non sarà escludente per le fasce sociali più povere della popolazione, in particolare indios e contadini.

Paz è riuscito a guadagnare nelle urne il sostegno della classe media popolare e, sorprendentemente, anche di quella elite cruceña che, negli anni più duri della guerra scatenata contro l’indigenismo di Evo Morales sembrava essere più vicina a Tuto Quiroga. Inoltre, il nuovo presidente boliviano ha guadagnato i consensi anche di quella borghesia scesa a patti con il Movimiento al Socialismo e definita come clasemedieros, ma che, ovviamente, si trova assai più a suo agio con la destra neoliberista.

Rodrigo Paz si appresta ad essere il terzo presidente della sua famiglia, composta da politici di professione quali Victor Estenssoro Paz (protagonista della rivoluzione popolare del 1952, del quale peraltro, più volte, ha detto di essere ammiratore lo stesso Jorge Quiroga) e Jaime Paz.

Di fronte a questo disastro, se effettivamente Rodrigo Paz attuerà quegli aggiustamenti strutturali già promessi durante tutta la campagna elettorale, è probabile che i movimenti sociali riescano a compattarsi, ma sia le organizzazioni contadine sia quelle indie o dei minatori hanno perso la capacità di mobilitazione degli anni scorsi, pur essendo i soggetti che hanno promosso le ultime rivoluzioni boliviane.

Il futuro, per la sinistra boliviana, comincia inevitabilmente adesso.

Articoli correlati

  • Bolivia: il disastro
    Latina
    Sarà ballottaggio a destra, il prossimo 19 ottobre, tra il sorprendente Rodrigo Paz e Jorge Quiroga

    Bolivia: il disastro

    Nel primo turno del 17 agosto scorso, i due candidati di sinistra raccolgono briciole a causa di un vero e proprio suicidio politico del Mas, frammentato a causa di una sempre più inspiegabile guerra senza quartiere tra evismo e arcismo
    19 agosto 2025 - David Lifodi
  • L’abisso boliviano
    Latina
    La lotta per il potere tra Morales e Arce ha portato alla deriva il Movimiento al Socialismo (Mas)

    L’abisso boliviano

    Le presidenziali del prossimo 17 agosto si chiuderanno con la probabile vittoria delle destre a causa delle profonde fratture all’interno delle organizzazioni popolari
    21 luglio 2025 - David Lifodi
  • Canto del cigno della Bolivia progressista
    Latina
    La lotta senza quartiere tra Luis Arce ed Evo Morales ha distrutto il Movimiento al Socialismo

    Canto del cigno della Bolivia progressista

    La battaglia tra i due litiganti, esclusivamente per il potere, rischia di affossare la sinistra in vista delle presidenziali del prossimo agosto ed ha ormai sgretolato le organizzazioni popolari.
    30 dicembre 2024 - David Lifodi
  • Bolivia: l'autodistruzione del Movimiento al Socialismo
    Latina
    Ancora non si placa la disputa sui fatti del 26 giugno scorso: colpo di stato o autogolpe?

    Bolivia: l'autodistruzione del Movimiento al Socialismo

    La guerra senza quartiere tra il blocco a sostegno di Morales e quello a favore di Arce ha finito per lacerare il partito, i sindacati e i movimenti sociali
    17 luglio 2024 - David Lifodi
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.8.22 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)