Latina

El Salvador: diario di viaggio 2003

7 luglio 2004
Carlo Silva

2 Agosto - IL SEMAFORO DI SAN SALVADOR

La prima cosa che si nota sbarcando all'aeroporto di San Salvador e' il caldo. L'umidita' e' altissima, l'aria densa e immobile, ti senti le foglie larghe delle piante tropicali addosso, te le immagini cosparse interamente di minuscole goccioline che ti imperlano il viso e la fronte. Il buio alle sette di sera da un' aria di caldo riposo, anche se qui e' inverno. Caldo ovviamente.
L' aeroporto e' vuoto, aspetta solo il nostro arrivo, gli impiegati della polizia aeroportuale ci attendono numerosi e solerti per registrare i nostri passaporti e visti di ingresso, molto piu' numerosi e molto piu' solerti che nell'ultimo infernale scalo, quello di MIAMI negli Stati Uniti.
Mi stupisco, come mai sono molti di piu' qui, mentre per accedere negli U.S.A. abbiamo sopportato un'interminabile ed estenuante coda di un' ora ? Il timore di aver compilato giusto il modulo di ingresso, i tuoi documenti nelle loro mani, per l' ultima volta, l'ennesima dopo tre scali, chiedi il permesso di entrare in un altro paese. Le tue decisioni nelle loro mani, la tua vita nei loro burocratici protocolli, sara' tutto a posto? Uno scarto impercettibile: si, no. E poi le divise, le tute nere dei militari, i berretti, gli anfibi sottili e rotondi allacciati stretti stretti fino al polpaccio, a formare una curva sinuosa tra il piede, la caviglia e il polpaccio. Un'idea di agilita' , di forza. Incutono un certo timore. In fondo non sono molto diverse dalle divise del nostro paese, ma quella forma precisa mi sembra un marchio sudamericano, forse ripescato nella memoria di qualche filmato di scontri violenti, nei tanti episodi che hanno insanguinato il Salvador, come tutto il Sudamerica. Quegli anfibi stretti insomma mi sembrano l' immagine della dittatura che aleggia in Salvador, fragilissima democrazia appena uscita da decenni di guerra civile, di repressione, di indicibili violenze, di martiri. E ora schiacciata da una violenza economica altrettanto potente, da una divisione spaventosa tra chi ha tutto e chi non ha niente, tra chi ha tutto il potere e lo ha sempre avuto e i tanti sfruttati di questo paese. Nei campi divorati dalle multinazionali, o nelle maquile, le industrie di assemblaggio zona franca da qualsiasi diritto sindacale, anche quello alla vita.
Chi ha e chi non ha. Chi sfrutta e chi crepa, si, no.
Arriviamo con i nostri bagagli stanchi all' ultimo controllo. Un detector ? Un carrello mobile con raggi X ? Niente di tutto questo. Consegnando il modulo dell'ingresso in Salvador al militare, vieni gentilmente invitato a premere il bottone di un semaforo giallo, e come in una lotteria, ad attenderne la risposta, il verdetto. Verde, passi. Rosso, ti fermi. E salti un giro. Cioe' ti aprono la valigia. Che divertente.
Fifty-fifty, o la va o la spacca, tertium non datur direbbero i latini, non c' e' una terza possibilita' . Il caso piu?puro, l' arbitrio piu' perfetto , l' alea piu' incerta e al tempo stesso emozionante. La degna conclusione fatale di una giornata passata a superare check-in, esibire carte di imbarco, mostrare documenti su documenti per sentirsi in diritto di passare.
Controlli casuali, apertura di bagaglio a pesca della sfortuna, percorsi lunghi e incomprensibili, code, file, metodi bruschi e intimidatori, facce scure a scrutare il tuo profilo e quello sul tuo passaporto. Specie a Miami, lembo della terra della liberta' , dove ti perquisiscono scalzo anche le scarpe davanti a gente ai tavolini che ingoia Fast-food. Le persone in coda, le merci e i soldi " liberi " , ovviamente sempre nella stessa direzione. Questi i volti paradossali voluti e contraddittori della cosiddetta globalizzazione, o colonizzazione.
Vado incontro timoroso al militare, gli porgo il mio modulo di ingresso, davanti a lui leggermente divertito premo il bottone del semaforo verde-rosso. E' il mio turno. Passi o ti fermi e apri la valigia sotto gli occhi inquisitori del militare. Ti lascio passare o ti blocco (almeno per un po' ). Si', no. Un attimo di brivido e trepidazione, poi appare la luce verde del faretto piu?basso, come ad un normale incrocio di macchine. Per me e' stato si . Almeno per questa volta.

3 Agosto IL CORPO DI ROMERO

Monsenor Romero e' indietreggiato qualche passo quando gli hanno sparato dal fondo della chiesa, per accasciarsi per terra dietro l' altare su cui stava celebrando. E' finito li proprio sotto il crocifisso, quasi a potersi finalmente riposare dopo le fatiche del predicare la giustizia, del sollevare lo spirito del suo popolo, della sua gente, violentata e minacciata volgarmente dalla dittatura militare.
Da quando era diventato arcivescovo di San Salvador non aveva cessato di stare vicino ai poveri, di denunciarne la poverta' frutto della violenza e dell' ingiustizia, di gridare contro gli assassini che brutalizzavano coloro che reclamavano pane e diritti. Pochi giorni prima della sua morte, in una predica domenicale ripresa come sempre dalla radio, e diffusa in tutto El Salvador, aveva chiesto, implorato, ordinato ai militari che obbedivano agli ordini della gerarchia di non sparare ai propri fratelli salvadoregni, ai contadini, ai poveri, perche' la legge di Dio e' superiore a quella degli uomini, e gli ordini ingiusti e immorali andavano disobbediti.
Aveva firmato la sua condanna. Gli avevano telefonato di non celebrare quella Domenica, i militari erano stati avvertiti e dopo tante minacce, ogni occasione pubblica era pericolosissima per Romero, che tuttavia mai si negava, e guidava in prima persona la sua macchina per non mettere a rischio la vita dell' autista che aveva famiglia. E poi ormai erano stati avvertiti tutti della cerimonia. Forse nemmeno monsignore credeva sarebbero potuti arrivare a tanto, in pubblico, a casa sua, durante una messa .
E' stato raggiunto da un proiettile minuscolo, che ha lasciato solo un piccolissimo foro sulla camicia per esplodere dentro con il suo carico di veleno. Proiettile militare, sparato da un fucile ad alta precisione da un soldato nemmeno sceso dalla macchina fermatasi davanti all' ingresso della chiesa. Il colpo e' partito pochi attimi dopo che Romero aveva finito di pronunciare le parole del suo martirio: preghiamo perche' anche il nostro sangue possa essere sparso come quello di Gesu' per la salvezza del popolo salvadoregno . Pochi istanti dopo giaceva immobile quasi sotto alla croce, quasi tra le braccia aperte del Cristo vicino al quale voleva morire, dal momento che sapendo la sua sorte, cercava appena possibile di avvicinarsi al tabernacolo della cappella dell' ospitalito. Per essere vicino al corpo di Gesu, che gli dava forza e protezione. Una residenza umile e povera la sua, in stile con l ' esempio di vita che conduceva da quando era stato nominato arcivescovo, e aveva scelto di stare vicino agli ultimi, di vivere con loro e per loro. Due passi indietro, l ' accasciarsi definitivo, il dolore immenso delle persone che lo sorreggono e di coloro che apprenderanno della sua morte come una nuova terribile sconfitta.
Eppure da quel luogo di martirio, da quel punto resiste immutabile uno sguardo di sconfinato amore che si irradia dalla navata della chiesa fin verso l ' uscita, per le persone che soffrono, per tutto il Salvador oppresso, per tutto il mondo oppresso. Un punto d ' amore, una scelta semplice e definitiva (quella per dirla con Gandhi di ¡Speak the truth to the power), capace di sciogliere il mondo e le montagne, l' abbandonarsi all' amore per tutti, all' amore di Dio, fino ad accettare il sacrificio. Fino a lasciarsi convertire il cuore dalle persone umili, dai loro bisogni, dalle loro sofferenze. Romero inizialmente si sarebbe detto piu' un conservatore, e proprio per questo forse, per la sua moderazione era stato scelto a quella carica cosi importante, pensavano forse fosse manovrabile ed accondiscendente, complice silenzioso come troppi nella Chiesa, di orribili nefandezze di potere.
Non avevano fatto i conti con la sua conversione graduale ma irreversibile, dettata dal voler soffrire con gli ultimi, fino a prendersi cura degli altri prima che di proteggere se stesso, fino a sentirsi un pou' solo pur davanti a tante persone (tra cui l ' amarezza di non essere capito dal Papa), fino a rimanere solo davanti all ' altare, fino ad affidarsi completamente all ' amore, fin quasi al corpo cui voleva morir vicino.

5 Agosto LAMIERE E FILI SPINATI

La chacra. La zona marginale di San Salvador. Qui ha abitato la nostra guida Mariella ai tempi della guerriglia, fino all' offensiva del " frente " di liberazione. In una casetta muy hermoza non lontano dalla ferrovia: l ' unica ferrovia del Salvador e naturalmente non usata per le persone ma per le merci. Le persone vengono lasciate ai margini, ai bordi proprio di questi binari, di fianco a cui, da entrambi i lati e a meno di mezzo metro sorgono le baracche di lamiere e legno, donde abitano centinaia di famiglie. Le vedi passando a piedi sopra i binari, che e' l ' unico sentiero percorribile, con i bambini che giocano e attraversano su e giu' i binari e le famiglie sedute sull ' uscio, o pochi passi piu' in la intenti a preparare il pranzo, ma incuriositi dal nostro passaggio. Bambini bellissimi che ridono e cui piace un sacco essere fotografati, si agghindano per l ' occasione correndo dentro a prendere i pantaloni se nudi, e ridono da matti a rivedersi appena immortalati nella macchina digitale di Don Alberto. E facce bellissime, dure, segnate, ma profonde. E piene di dignita'.
Aqui il frente prese possesso di tutta la zona, nell ' 89, e con sicurezza accerchiava San Salvador e reclutava gente e simpatia. E sempre qui allora, fra queste case umili e strette, avvinghiate l ' una all ' altra e inerpicate per stradine e sentieri erti e diroccati, i militari bombardarono. Bombe da 500 libbre, me le immagino scendere 14 anni fa tra questi tetti e stamberghe di poche stanze ciascuna, rompere, distruggere, uccidere. E terrorizzare. Puro orrore di un bombardamento ordinato per punire i poveri in rivolta, con la scusa che erano ostaggi dei guerriglieri. Mentre in tv el presidente negava che si stesse bombardando.
Mentiva come il miglior Berlusconi, il miglior Bush, il miglior Rumsfeld, ma proprio quelli piu' in forma, capaci di dirti che il bianco e' nero e il nero e' bianco. E tu sei pure daltonico, e magari ringrazia che ci sono loro a proteggerti, a dirti le cose come stanno, a dire la verita ' tutta la verita ', dica lo giuro, lo spergiuro, su tutti i miei figli, tanto la vita e' la loro e io sto col culo parato. E ringrazia pure che il Gobierno ti offre una visita oculistica gratuita presso i centri di lavaggio del cervello del regime: che sia propaganda col mitra, con i giornali o con le tv, a ciascuno il suo, secondo quanto il dittatore dispone.
Non e' questione di civilta' , ma solo incivilta' , non c ' e' evoluzione in questo, Mariella chiedeva : Quando imparera' l ' uomo? Quando imparera' a non violentare l ' altro uomo? Romero, nel film a lui dedicato, diceva piangendo davanti alle violenze sui propri fratelli Somos todos hermanos, somos todos eseres humanos crollando a terra davanti a scene, lamenti e racconti di tortura e deprivazione pazzesca.
Eppure il mistero della vita che rifiorisce continua a destare uno stupore aurorino, come ogni giorno davanti al sorgere del sole. Da quelle case povere e dalle baracche escono, si intravedono, si incontrano visi e sguardi bellissimi, carichi di gioia di vivere e di dignita', data dal vivere al limite del dolore e della gioia. In bilico tra vita e morte, tra amore e odio, tra salute e sopravvivenza e malattia, un uomo ¨¨ intento a limpiar le scritte a vernice sui muri che inneggiano al fronte di liberazione, su cui ci sono grosse speranze di vittoria alle prossime elezioni. Facce che non troveresti mai dietro ai fili spinati minacciosi e militareschi che si ergono sui muri di cinta delle ville nelle colonie ricche del centro ciudad. Li solo muri, e freddo, e paura e armi e facce scure. Permessi da chiedere, circospezione da usare con la macchina fotografica e la telecamera. Ti possono fare storie, non cioe' piena liberta' non si pu¨° scherzare qui. La nostra guida si siede al centro del pulmino per parlare a voce bassa senza fare gesti quando passiamo davanti alla villa dell ' ex presidente del Salvador. Le altre case sono di funzionari che rubano, nel quartiere piu' ricco e blindato possono permettersi pure di non tenere il filo spinato, chi oserebbe mettervi piede con l ' esercito agguerrito schierato a difesa?
Eppure una colonia , uno dei quartieri piu?ricchi venne conquistato, in segno di potenza militare e per messaggio politico, dalla guerriglia, che lo tenne occupato per un intero mese. Ma li ovviamente non bombardarono, le vite non hanno lo stesso prezzo, siamo lontanissimi dal nucleo democratico del 1 testa 1 voto. Casomai per chi alzava la propria voce contro l ' ingiustizia la regola e' stata: 1 testa 1 pallottola. Sii patriota, uccidi un prete . Questi erano i volantini e gli slogan che i militari distribuivano per incitare i reazionari ad aiutarli nella mattanza di chi non ci stava, e predicava la giustizia del vangelo.
L ' ambasciata americana e' un castello, piu' fortini bianchi iperprotetti dai soldati. Passando davanti scattiamo qualche foto (in movimento) e giriamo qualche immagine, dimenticando per un attimo la massima discrezione. E' il punto, uno dei massimi punti di potere, quello che da decenni opprime, finanzia dittature, collabora a mattanze. Sostiamo qualche secondo davanti alla tv prospiciente l' ambasciata dove Mariella cerca una persona. Quando ripartiamo abbiamo una macchina dei soldati che ci segue, a distanza discreta, anzi no, si avvicina. Ha notato sicuramente le fotografie e le riprese; un militare di guardia ci guarda malissimo, scrutandoci con occhi incattiviti, che non dimentichero '. Attimi di tensione palpabile, riponiamo via le macchine e le videocamere pronti al sequestro. Dopo un centinaio di metri e una curva, a una rotonda la macchina dei militari torna indietro alla base. Battute per sdrammatizzare. Ci hanno accompagnato alla porta, fattoci capire gentilmente che non eravamo graditi, hanno segnato il territorio con le armi e le facce scure invece delle deiezioni. Torniamo al mondo povero e vero. Quello delle lamiere ma senza fili spinati.

6 Agosto THEN CAME THE SHOT-

La comunita' del Tremedal e' situata in montagna, dopo una mezz ' ora di strada sterrata con tornanti piuttosto ripidi. Comunita' di lavoratori della terra, mais, fagioli. Arriviamo alle 9 e mezza per partecipare insieme a tutta la comunita' alla messa per la prima comunione di una decina di bambini e bambine, piu' la processione tradizionale di benedizione delle case del piccolo villaggio, si parla di una sessantina di famiglie in tutto. La messa si svolge nel piccolo spiazzo davanti alla chiesa che stanno costruendo per la comunita'. E ' tutto molto curato, l' altare con gli addobbi della festa, un piccolo tetto di lamiera per riparare i preti dal sole cocente, una bella panchetta per i bambini, un megafono e tutte le stazioncine della processione addobbate con fiori e tessuti e icone. Tutto molto curato. I bimbi vestiti tutti uguali con pantaloni neri e camicia bianca, le bimbe/ragazzine in scarpe bianche e vestiti lunghi bianche ricamati. Cominciamo a scattare foto e a girare film a ripetizione perche' la cerimonia e' davvero bella e partecipata, lunga (come forse e' tradizione): un ' ora solo di predica, un ' ora per tutto il resto, piu' la processione durata una ventina di minuti. Celebra padre Tilo, con qualche intervento di Don Alberto e di Padre Enrique. Padre Tilo e' molto coinvolgente e profondo, guida la preghiera con decisione e sentimento, intercalando spesso toni scherzosi e battute che divertono la gente e spezzano il ritmo. Presenta con molta cura i presenti, anche noi, spiega con grande attenzione i significati della celebrazione, ha una parola per tutti, e' davvero una grande guida, calma e tranquilla ma altrettanto determinata. Dalla lunga predica, iniziata e terminata col tono e il ritmo dell¡¯oratore esperto, ritornano spesso i dolori e i problemi della difficile situazione sociale, e della guerra conclusasi dodici anni fa; porque .Matar para attacar no es lo mismo que matar para defenderse. E qui cioe' tutta la tempra di padre Tilo, che ha attraversato indenne una decina di attentati per la sua predicazione, e la militanza nella guerriglia a fianco dei poveri campesinos. Questo dopo l ' omicidio di Romero, con l ' organizzazione di un fronte composto da diverse parti, che hanno scelto la via armata contro una brutale dittatura che non risparmiava, convinta della sua impunit¨¤, moltissimi preti, migliaia di catechisti, oltre a centinaia di migliaia di campesinos. Le facce della cerimonia sono splendide. La compostezza, l' umilta' e la partecipazione della gente era davvero corale. Pranzo con riso alle verdure e pollo squisito, anguria, piu' tortillas, il tipico pane fatto con farina di maiss blanco, dal sapore particolarmente agro. Succo di guayapa, il frutto dell'amore, una delizia indicibile.
Nel pomeriggio andiamo a rendere omaggio a padre Rutilio Grande, amico di Romero, nel luogo del suo martirio e della sua tomba, sita all'interno della sua chiesa ad Aguilares. Primo prete ucciso nel 1977 dalla repressione violenta della dittatura, fu freddato insieme a un vecchio e a un bambino, che gli avevano dato un passaggio per ritornare in chiesa, colpevoli solo di sedere di fianco a lui. I sicari aspettavano Marcellino Peres, un altro padre della stessa parrocchia, ma padre Rutilio gli aveva detto di non preoccuparsi, che sarebbe andato lui a celebrar messa al suo posto. La sua colpa, la loro colpa, come Romero, padre Tilo e tanti altri, era quella di dire la verita' sullo sfruttamento delle persone, sulle violenze, sui privilegi sfacciati dei ricchi latifondisti rispetto alla grande massa di poverissimi contadini, sull' appoggio totale, interessato e assassino del governo degli Stati Uniti. E naturalmente colpa era aiutare i poveri a difendersi dai soprusi, a organizzarsi per reclamare diritti e terra, e riforme, e democrazia. La colpa piu' grande: l' insegnamento della liberta' . La grande colpa di tutti i tempi. " Rage Against the Machine " direbbero: He turned the power to the have not­ and then came the shot! (¡°Diede potere ai poveri e allora arrivo' lo sparo ).

12 agosto IL NUOVO FAR WEST

Carita' divulgativa. Amore per le persone, per la loro autonomia e per le loro possibilita' di riscatto. Al punto da organizzare lezioni e incontri di in-formazione sulla condizione economica del paese, sulle scelte delinquenziali e distruttive del governo corrotto e para-dittatoriale del Salvador. Sul trattato di libero commercio.
Che tutto e' meno che libero, perche' i paesi ricchi possono esportare tutto, mentre i poveri non possono competere e quand' anche potessero si troverebbero di fronte i controlli sanitari, le leggi anti-terrorismo (usati ad hoc per proteggere certi prodotti) e contributi fino al 50% dei produttori agricoli ricchi.
Ma non e' nemmeno un trattato, a guardarlo bene, perche' per trattato si intende qualcosa di deciso da due parti, liberamente, qualcosa che e' stato consensualmente contrattato, pattuito. Ma cosa puo' essere stato bilateralmente contrattato se una delle due parti puo' tutto e l' altra quasi niente? Cosa puo' essere deciso di giusto con i ricatti del debito estero, della dollarizzazione dell' economia, della pressoche' totale dipendenza dai soldi e dai prodotti esteri? Cosa puoi chiedere? Cosa puoi ottenere?
E poi, cosa si puo' sperare se la corruzione è diffusissima e sono stati svenduti tutti i prodotti di cui il paese è ricco? Mentre in Salvador le tasse d' importazione sono state abbassate a zero dal 230% che erano, distruggendo le entrate dello Stato e lo stato sociale, la produzione locale e' inevitabilmente crollata, costringendo chi poteva a buttarsi in qualche piccolo commercio, e la maggioranza in stato di subvivenza.
Francisco Flores (presidente salvadoregno) e' andato a dire a Berlusconi al g8 di Genova, che la ricetta neoliberista ha sconfitto la poverta' . E' vero. L' ha tramutata definitivamente in miseria. E' questa la battuta che circola tra gli educatori e i promotori dell¡¯informazione e della coscientizzazione delle comunita' di base in Salvador. La disoccupazione e' al 60%, la popolazione giovane non ha lavoro, se non nelle fabbriche straniere di sfruttamento umano intensivo. Zero garanzie, zero diritti, zero futuro. Zero borghesia o classe artigianale. Una volta distrutta l' agricoltura hanno schiacciato qualsiasi produzione e reso il paese dipendente dall' estero. Se per un solo mese gli emigrati salvadoregni all¡¯estero non mandassero le loro rimesse, molti non potrebbero comprare piu' nulla per l' immediata sopravvivenza. In piu' i soldi delle rimesse vengono usati per acquistare nei supermercati, nelle grandi catene (o peggio per l¡¯alcolismo), che non acquistano certo prodotti locali ma importano quasi tutto.
Cosi' il circolo vizioso si chiude, quasi tutto viene da e ritorna all' estero, non si produce quasi niente, il Salvador e' terra di passaggio e di conquista di manodopera a buon prezzo, cioe' stracciato (finche' non ci saranno luoghi piu' convenienti evidentemente).
Zero investimento nell¡¯economia locale, nell' artigianato, nell' agricoltura, nel turismo e nella cultura. Far west, terra senza frontiera, ma per chi ha tutti i passaporti e gli eserciti militari ed economici per difendersi e conquistare. Gli altri stanno fermi ai margini, sempre piu' poveri, e quando possono si prendono qualcosa.

7 Agosto APPUNTI SULL ' ECONOMIA DEL SALVADOR

Il trattato di libero commercio che gli Stati Uniti vogliono imporre, e' una legga fatta da funzionari nominati dal governo che non rispondono a nessuno, giovani laureati o dottorati in Economia senza molta esperienza.

La liberta' di muoversi come forza-lavoro ¨e' ovviamente negata, mentre la liberta' del trattato ¨e' soprattutto del denaro, dei movimenti di capitale, naturalmente di chi ce l¡¯ha, e sempre nella stessa direzione (dai paesi poveri a quelli ricchi).

Oggi solo il 12% del PIL salvadoregno ¨e' costituito dall' agricoltura (caffe', zucchero, cotone)

Le tasse di entrata per importare i prodotti dall' estero sono state sistematicamente, rovinosamente e consapevolmente abbassate.
Percio' collassa il sistema di produzione interno.

ESEMPIO: 34 dollari costo di produzione del mais
12 dollari prezzo di mercato del mais (da fame)

In questo modo il mais americano invade il Salvador, e in USA ci sono pure le sovvenzioni ai propri contadini, che aumentano a dismisura la competitivita' a danno dei piccoli produttori svantaggiati.

Inoltre gli USA drogano la concorrenza oltre che con gli aiuti statali, anche con le leggi anti-terrorismo, i controlli di qualita' e quelli sanitari e fitosanitari, che ovviamente filtrano l¡¯importazione dei prodotti concorrenziali esteri.

Nello stesso tempo il governo salvadoregno decide quali prodotti importare, affamando la popolazione con l' importazione dei prodotti agricoli e proteggendo ovviamente le merci fabbricate dalla stessa ricchissima ¨¦lite di governo.

Gli statunitensi negli anni 80 per tenere buona l' insurrezione danno molti soldi per il cibo; questo avviene fin dalla campagna kennedyana di alimenti, medicine e armi (gratis all' inizio), forniti per combattere il comunismo.

La politica fiscale del governo salvadoregno e' stata disastrosa, a tutto vantaggio dei ricchi possidenti:

- eliminazione delle tasse d' importazione (annullamento della produzione locale: oggi si importa perfino riso ¨C fino al 70% - e mais!)
- abbassamento delle tasse fino a 20.000 dollari di reddito
- introduzione dell' i.v.a.

Cosi oggi le entrate dello stato gravano soprattutto sui consumatori (con l' i.v.a.) non piu' su chi ha ricchezze, terreni e patrimoni.

Per rientrare del deficit fiscale cosi creatosi, il governo vuole congelare i salari dei lavoratori.
Il debito pubblico e' inoltre raddoppiato negli ultimi 4 anni, per finanziare la cementificazione di strade a vantaggio dei ricchi produttori governativi di questo materiale. Nonostante dopo i disastri ambientali ve ne fosse bisogno, non sono state ricostruite case, ma ospedali allo scopo di venderli.

L' alto debito pubblico e le regole del FMI e della Banca Mondiale imposero la privatizzazione totale delle fabbriche.

L' economia in crisi: cala il PIL e salgono le rimesse degli emigranti.
Le rimesse sono molto alte e coprono esattamente il deficit commerciale del Salvador (Importazioni - Esportazioni).

Per l' 80% i soldi delle rimesse vengono usati esclusivamente per il consumo dai salvadoregni, cioe' non producono alcuna ricchezza n¨¦ forme di investimento.
Non solo ma esse vengono quasi tutte spese negli acquisti nei supermercati e nelle grandi catene di proprieta' straniera, che importano prodotti stranieri. Percio' nessuna ricchezza e' generata nemmeno da queste risorse importantissime.

Negli anni 90 in Salvador vengono introdotte le zone franche, aree extraterritoriali che hanno lo scopo di favorire la nascita della maquile, le fabbriche di assemblaggio di propriet¨¤ di multinazionali straniere, con capitali e materie prime straniere e solo la manodopera locale.

All' interno delle maquile non vige alcun diritto sindacale, vi e' il puro, incontrollato e massivo sfruttamento del lavoro di uomini e donne (anche incinte); e soprattutto anche in questo caso nessun tipo di ricchezza e' prodotta per la popolazione, che ¨e' una merce al pari delle altre.
Con il trattato di libero commercio si vorrebbe che tutto il Salvador fosse in pratica una zona franca, libera da qualsiasi vincolo di diritto, terra di sfruttamento per la convenienza delle grandi multinazionali.

Nel trattato di libero commercio:
-e' stato anche abolito il diritto di recesso per gli stati in caso di non ottemperanza
- le imprese possono denunciare gli stati per mancato guadagno o addirittura mancato potenziale guadagno !

SI SANCISCE IL DIRITTO AL GUADAGNO SOPRA OGNI ALTRO DIRITTO!

Vi sono purtroppo gia' numerosi esempi di imprese che denunciano gli stati con cui hanno siglato accordi commerciali e produttivi, perch¨¦ questi non gli consentono di inquinare l' ambiente. Hanno anche vinto delle cause.

Secondo il trattato di libero commercio, grazie a uno stratagemma, sarebbe vietata la produzione non solo dei medicinali coperti da brevetto, ma anche di quelli generici, con gravissimo danno per la popolazione povera, per la quale la sanita' e' pressoche' inesistente.

9 agosto APPUNTI SUL SALVADOR

In Salvador ci sono 6.000.000 abitanti + 2.000.000 emigrati all¡¯estero (il 25% della popolazione!).

Il 60 % della popolazione e' disoccupata, il 62% sono analfabeti.

Per effetto della guerra il 40% delle persone ha meno di 30 anni. C' e'¨ molta delinquenza di strada, in conseguenza di questi gravissimi problemi sociali.

Come e' possibile in queste condizioni che un povero e malato possa realmente comprendere cosa sia, ed esercitare la democrazia ?

Il Salvador e' il paese piu' contaminato, inquinato e deforestato.

E' un' assurdita' assoluta avere il dollaro, la moneta piu' ricca per il paese piu' povero.

Vi sono gravissime forme di schiavitu' moderna: nelle maquile vietano alle donne di rimanere incinte e di sposarsi.

Il Salvador ¨e' chiamato il pulgarcito, il pollicino d' America. E' come un bimbo seduto in mezzo ad un' autostrada, quella del traffico commerciale.
Come tutto il centroamerica il Salvador e' strategico per il commercio statunitense e mondiale: vi passa la panamericana e le rotte delle navi nel Pacifico.

In Sudamerica non si deve parlare di poverta' ma di impoverimento della gente, per il furto di ricchezze a loro danno e il continuo sfruttamento.
E i poveri sono piu' abituati ad essere umili dalla vita.
I poveri raccontavano nelle confessioni che odiavano i loro padroni perche' non li pagavano il giusto, o li mandavano via lasciandoli senza lavoro.

Dopo 12 anni di guerra gli accordi di pace raggiunti sono solo un armistizio, non definitivo, perche' la situazione sociale ed economica e' drammatica, con nuove forme di sfruttamento e l' impoverimento crescente della popolazione.

18 Agosto APPUNTI SULLA STORIA POLITICA IN GUATEMALA

Il 60% dei guatemaltechi ¨e' di origine indigena. Vi sono ben 23 idiomi locali e 22 gruppi etnici.

Il Guatemala dista circa due ore dagli Stati Uniti, ¨e' completamente nell' orbita della sua potenza e non ha autonomia nel decidere il proprio destino.
In questo piccolo paese c' e' stato forse il maggior numero di violazioni dei diritti umani.

1954-1986 Decenni ininterrotti di brutale dittatura militare

1982 Democrazia precaria (con i militari in forte posizione di potere)

1978-1982 Terrorismo puro di Stato, assassinati tutti i capi dell' opposizione politica nel paese (almeno 15.000). Si bruciavano i terreni e si perseguita il popolo perche' non dia appoggio agli oppositori

1981-1983 100.000 morti in due anni, almeno 45.000 desaparecidos (che i movimenti civili considerano vivi, perch¨¦ se sono morti e' lo Stato che deve dimostrare dove sono e punire i colpevoli dei crimini)

1984 Sequestrati 600 studenti universitari e un importante leader sindacale

In totale durante la repressione terrorista di Stato i morti saranno almeno 150.000, e tra i desaparecidos almeno 5.000 bambini.

A differenza di altri paesi la guerriglia guatemalteca era autosufficiente poiche' sostenuta dagli imprenditori, e anche l' esercito ufficiale era abbastanza indipendente dal punto di vista militare, dal momento che riceveva dagli USA " solo " 7 milioni di dollari l' anno. La presenza degli USA era soprattutto politica.

- Nel 1960 furono gli stessi militari, alleati al partito comunista, a scatenare una guerriglia contro la dittatura sostenuta dagli Stati Uniti.
- Nel 1973 viene eletto presidente uno di questi militari, Rios Mont, appoggiato dalla sinistra. La vittoria non viene riconosciuta dalla dittatura e Mont va in esilio.
- Nel 1982 Mont torna in Guatemala da dittatore appoggiato dagli USA tradendo il fronte politico con cui aveva combattuto.

Dopo gli accordi di pace i grossi delinquenti della mafia e del narcotraffico si coalizzano con gli ufficiali militari implicati nella repressione e autori delle maggiori violazioni dei diritti umani.
Fondano un partito per la sicurezza e contro la delinquenza!

Grazie agli ingenti fondi riescono a manipolare le povere masse guatemalteche e a farsi votare in maggioranza, puntando molto sul nazionalismo.
In Guatemala il nazionalismo e' molto forte, cioe' maggiore odio verso gli Stati Uniti che verso i militari responsabili dei crimini piu' efferati (compiuti con la complicita' , l' appoggio degli USA).

Anche nella campagna elettorale 2003 per la presidenza della repubblica vi sono state 10 persone scomparse. Il 24 Luglio tutta la citta' e' stata occupata da squadracce fasciste che hanno devastato e ammazzato, assediando anche l' organizzazione per i diritti umani. Sono inoltre aumentate le esecuzioni extragiudiziali; la corruzione e' diffusissima e sono stati svenduti completamente tutti i prodotti di cui il paese e' ricco.

Candidato alla presidenza (poi non eletto) ¨¨ stato ancora l¡¯ex dittatore Rios Mont, inseguito dai suoi numerosissimi processi per le gravissime violazioni dei diritti umani di cui si ¨¨ reso responsabile.

L' organizzazione di difesa e promozione dei diritti umani in Guatemala ¨¨ stata fondata solo da donne indigene, costruita con enorme coraggio, pericolo e fatica sul dolore e sulla morte del popolo.
Lo scopo dell' attivita' dell' organizzazione ¨e' sapere la verita' sui desaparecidos , per punire i responsabili e dire la verita' al popolo e al mondo.

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