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Honduras: CARCERE DI SAN PEDRO SULA: CRONACA DI UNA POLÍTICA DI STATO ANNUNCIATA, PIANIFICATA ED ESEGUITA,

22 agosto 2004
J. Mejía (trad. Luca Pulitini)

Lunedí 17 maggio, il Paese si sveglió scosso da un´orripilante notizia.
104 giovani carcerati morirono asfissiati e bruciati dalle fiamme nel
carcere di San Pedro Sula. Dai volti della popolazione comprendiamo,
tramite questi fatti, che il Paese si sta disumanizzando a grandi passi.

Non c´é dubbio che in Honduras la parte della popolazione piú vulnerabile
e suscettibile di violazioni sistematiche nei confronti dei propri diritti
umani sia la gente privata della libertá: il marciume, la disfunzionalitá
e l´inefficienza del sistema carcerario; il deterioramento dei centri
penitenziari, i maltrattamenti, il traffico di droga, la violenza, la
corruzione e, ancora, l´inefficienza dei servizi sanitari (alimentazione,
educazione e riabilitazione), trasformano i nostri centri penali in
universitá criminali, lontane da essere centri di riadattamento sociale,
cosí come é stabilito nella Costituzione della Repubblica e dai trattati
internazionali ratificati dallo Stato honduregno.

Sagge suonano le parole del conosciuto giurista Cafferata Nores nello
stabilire che: ¨...c´é da segnalare che nella nostra realtá carceraria
torna vano pretendere d´impedire la continuazione dell´attivitá criminale
attraverso la prigione preventiva. Il carcere, con il suo iperaffollamento
e deterioramento, con il traffico di droga e l´omosessualitá imperante,
non sembra essere l´ambiente piú adeguato per correggere o rendere innocuo
un criminale...Lontano dall´essere un luogo dove la delinquenza viene
eliminata, diviene, invece, uno dei posti dove proliferano i piú gravi
delitti, come stupri, traffico di droga, omicidi, pestaggi, furti, ecc. Se
il prigioniero ha una tendenza a delinquere, nel carcere potrá continuare
a farlo perfettamente, sviluppando addirittura nuovi contatti,
perfezionando la sua tecnica e acquisendo nuovi vizi che non aiutano ai
fini correttivi che i mezzi di sicurezza perseguono. Nel carcere regnano
gli ´insegnanti della prigione´...Se uno é veramente
pericoloso, non é giusto, a salvaguardia degli innocenti liberi,
alloggiarlo indiscriminatamente in mezzo a migliaia di innocenti detenuti¨.

TOLLERANZA ZERO: POLITICA CRIMINALE O CRIMINALE POLITCA DI STATO?

La campagna presidenziale del presidente Ricardo Maduro pose le sue basi
in una preannunciata politica di ¨tolleranza zero¨ nei confronti della
criminalitá, politica che riuscí a trasmettere nella coscienza di un
popolo angustiato dalla violenza e dalla povertá. Nel prendere possesso
della sua carica, inizió una milionaria campagna pubblicitaria per
incolpare i carcerati della crescente ondata di violenza, cominciando
un´infruttuosa battaglia contro la delinquenza; ció ha significato un
ritorno al passato per la nostra nobile democrazia.

Sebbene sia legittimo l´argomento che lo Stato propone per garantire la
sicurezza della popolazione, le soluzioni presentate sono discutibili,
poiché vengono applicate in violazione dei diritti umani della povera ed
emarginata gioventú, e soprattutto nei confronti dei carcerati.

La norma giuridica nella quale si basa questa ¨battaglia¨ é, propriamente,
l´art.332 riformato del Codice Penale, meglio conosciuto come ¨Ley
Antimaras¨. Questa legge permette che una persona possa essere detenuta,
processata e giudicata solamente per avere un tatuaggio nel proprio corpo,
infrangendo in questo modo le basi dello Stato di Diritto. Il risultato di
questa politica repressiva é stato il graduale rafforzamento dei settori
militari del Paese: la militarizzazione della Polizia Civile Preventiva;
l´aumento sostanziale dei salari della polizia; l´aumento delle armi
leggere e da guerra destinate alla polizia; la presenza di membri delle
Forze Armate nelle strade compiendo azioni di polizia; l´aumento della
popolazione carceraria, con i conseguenti problemi di crescita della
criminalitá.

Secondo fonti ufficiali, 1458 persone sono state detenute per il supposto
delitto di associazione illecita dal 14 agosto 2003 (quandó entró in
vigore la riforma dell´art.332) fino al 31 dicenbre dello stesso anno. Ció
conferma gli abusi della prigione preventiva, che aggrava il livello di
disfacimento dei centri penali, e che ha provocato tragedie come quelle
del carcere di La Ceiba e San Pedro Sula.

UN RUMORE VERIFICABILE

D´altro canto e secondo Bruce Harris, direttore di Casa Alianza, ¨si é
assistito ad un incremento senza precedenti del numero di assassinati ed
esecuzioni extragiudiziarie di bambini e giovani in Honduras. Il
coinvolgimento dei membri delle forze di sicurezza e altre persone che
lavorano con il consenso implicito delle autoritá, non é piú un rumore ma
un fatto concreto. Abbiamo concluso che v´é evidente discrepanza tra le
parole espresse dal governo in pubblico e le sue azioni¨.

L´esposto di Bruce Harris é stato anche confermato da Amnesty
International nel suo Rapporto 2004 sull´Honduras: ¨Si é assistito alla
morte di giovani e bambini, in alcuni casi sotto custodia, per mano degli
agenti di polizia, funzionari dei penitenziari e individui non
identificati; alcuni di loro possono essere stati ammazzati sommariamente.
Alcuni esponenti dei diritti umani hanno ricevuto minacce e altri sono
stati vittime di attacchi e omicidi. Sono state compiute torture, sono
state fatte minacce e sono stati svolti attacchi contro membri di gruppi
indigeni. Agenti della Polizia Nazionale hanno partecipato a presunte
violazioni dei diritti umani¨.

DALLA STRADA AL CARCERE

Dal gennaio del 1998 al marzo del 2004, il totale delle vittime
giustiziate é di 2219, delle quali quasi 700 si sono registrate durante
questo governo.

In apparenza, questa campagna di ¨pulizia sociale¨ é stata catapultata
dalla strada al carcere; in accordo con le statistiche di differenti
organizzazioni dei diritti umani, dal 1999, 231 persone sono morte in
carcere. E lo Stato ha piena responsabilitá per queste morti...

Non esistono centri di riabilitazione per giovani delinquenti, il che fa
credere, che per il governo la forma piú facile per neutralizzarli é
l´eliminazione, all´interno o fuori del carcere. Ció che é accaduto nel
Carcere Penale di El Porverin é un esempio che conferma quello che é
successo nel Centro Penale di San Pedro Sula.

INFERNO O CARCERE?

183 persone si trovavano stipate nella cella 19. La maggior parte era in
attesa di giudizio, fatto che conferma l´inefficienza, la lentezza e
l´inoperativitá del Potere Giuridico. La cosa piú drammatica é che molti
erano detenuti illegalmente in virtú della ¨Ley Antimaras¨...

Secondo la versione ufficiale, un cortocircuito provocó l´incendio che
uccise 104 persone. Tuttavia, alcuni indizi fanno dubitare della diligenza
delle autoritá. Ad esempio:

1) Alcuni sopravvissuti sostengono, che quando l´incendio divampó,
chiesero aiuto senza ottenere soccorso; che sentirono odore di nafta, la
quale sospettano sia stata sparsa nella cella del secondo padiglione, dove
stanno i delinquenti comuni.

2) Altri sopravvissuti sostengono che domandarono alle guardie di
rompere il lucchetto della cella in modo da uscire, ma la polizia per
tutta risposta ha iniziato ad urlare insieme ad altri secondini, ¨potete
pure morire, potete pure morire!¨. Dopo la richiesta di scardinare il
lucchetto, si sono sentiti dire che il lucchetto valeva piú di essi.

3) Inoltre, quando i detenuti iniziarono a cercar di allargare o
rompere le sbarre per sfuggire al fuoco, i secondini cominciarono a
sparare, argomentando che era in corso un´evasione.

4) Il governo sostiene che il fumo e le fiamme sono responsabili della
morte dei carcerati; ma ció fa molto pensare al tempo trascorso prima che
i secondini aprissero le celle. Affinché qualcuno sia morto bruciato o
asfissiato, deve averne passato di tempo esposto al fuoco e alle fiamme.

5) Per regola generale, le cisterne di scorta dell´acqua devono essere
mantenute piene in caso di emergenza. L´acqua potabile deve essere sempre
disponibile e viene sospesa soltanto per approvvigionamento durante il
giorno, quando i prigionieri non stanno nelle proprie celle. Ció
nonostante, casualmente, in quel giorno non c´era acqua nelle cisterne per
ordine del direttore; tutt´ora non é stato ristabilito il sistema di acqua
potabile.

...I carcerati assassinati nei centri penali del Paese non possono e non
devono essere considerati un fatto isolato, ma un´espressione di una
situazione storica di insicurezza all´interno delle prigioni, risultato
della mancata applicazione della giustizia, dell´assenza di una politica
penitenziaria, delle garanzie insufficienti, dell´assenza di un programma
di integrazione sociale.

...Senza paura di esagerare, possiamo quindi dire che l´unica politica
criminale esistente nel Paese é la criminale politica dello Stato, che
uccide bamnbini, bambine e giovani, fuori e dentro il carcere. Ció
evidenzia il fallimento completo delle autoritá nel rispondere alla sfida
della crescente criminalitá.

Oggi sono piú che mai attuali le parole del Dr. Leo Valladares:¨possiamo
asserire, senza paura di sbagliare, che ci troviamo di fronte a massicce e
sistematiche violazioni dei diritti umani della popolazione intera¨.

Cosí, le nostre prigioni diventano scuole di riproduzione della violenza e
dell´emarginazione, nelle quali in molti imparano a perfezionare delitti e
altri ne escono immensamente traumatizzati, pagando il prezzo della
libertá...o della morte.

Note: traduzione di Luca Pulitini a cura di Peacelink

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