Argentina: la delegazione Mapuche, a Roma per incontrare Benetton, non crede alle sue parole e chiede impegni scritti
Non crediamo nella parola del "winka"
Roma, 12 novembre 2004
Ieri si è concretizzata la tanto propagandata riunione con Luciano Benetton, come abbiamo detto dall'inizio, questa era solo una delle cose che avremmo fatto in Italia durante la nostra visita.
Lo confermiamo.
Non ci siamo incontrati per prendere il tè o per giocare a canasta, siamo andati a trovare il maggiore latifondista di Puelmapu.
Non siamo andati a fare le fotografie per le campagne pubblicitarie della compagnia né per ascoltare dei discorsi progressisti. E' in questi termini che si svolse l'incontro.
Abbiamo lasciato chiara la nostra posizione, le abbiamo detto in faccia a uno dei principali usurpatori del Wallmapuche che restituisca il nostro territorio, che la smetta con le campagne diffamatorie e confusionarie e con il finanziamento ai nostri repressori.
Abbiamo verificato ancora una volta che lontanamente di cercare di rispondere alle nostre richieste, Benetton cerca di ricomporre la sua immagine di "capitalista umanitario".
Abbiamo verificato ancora una volta la mancanza di impegno da parte dello Stato argentino di fronte alla richiesta dei Popoli Originari, in questo caso, del Popolo Mapuche, inviando il suo ambasciatore in Italia, che ignora la profondità della nostra protesta.
Abbiamo anche verificato che alcuni dei mediatori erano più interessati a preservare la buona immagine della compagnia che a "mediare".
Abbiamo lasciato chiara la nostra posizione e ci siamo ritirati di fronte all'impossibilità di ottenere delle decisioni .
Continueremo la nostra visita in Italia denunciando i soprusi che soffriamo a causa delle multinazionali che invadono il Wallmapu con la complicità dello Stato.
Benetton e le autorità argentine vedranno quali proposte serie trovare.
La corporazione italiana si è opposta alla stesura del verbale della riunione. Il sindaco di Roma, Walter Veltroni, in difesa dei suoi compatrioti ha sostenuto "che una azienda di questa importanza non ha bisogno di impegnarsi per iscritto, basta la sua parola".
Perché non rimangano dubbi, ripetiamo ancora una volta, che molto, molto tempo fa, abbiamo smesso di credere nella parola del winka (usurpatore).
E neppure crediamo negli specchietti colorati.
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