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Puglia, Emilia-Romagna, Basilicata e Calabria: i presidenti prendono l'iniziativa contro l'apertura di nuovi cpt

Il "no" di quattro regioni ai cpt

14 giugno 2005
Luciano Bertozzi

L'iniziativa dei presidenti
13/06/2005

Il "no" di quattro regioni ai cpt


I presidenti di Puglia, Basilicata, Emilia-Romagna e Calabria contro la costruzione di nuovi centri di permanenza temporanea sul loro territorio.

Le regioni si dicono contrarie ai centri di permanenza temporanea (cpt). Dopo le dichiarazioni di Nichi Vendola, neo governatore della Puglia, anche Agazio Loiero (Calabria), Vasco Errani (Emilia-Romagna) e Vito De Filippo (Basilicata) sono favorevoli ad un’alleanza per eliminarli dal nostro ordinamento giuridico, poiché essi “sono una voragine – afferma Vendola – nel cuore della nostra civiltà giuridica e del nostro tessuto culturale”. Per Loiero “sono lager”, mentre per Errani “rappresentano un fallimento”.

In Puglia sono presenti i centri di Bari e di Resfinco (BR), ma la Regione, secondo Vendola, non li vuole ed anzi intende cambiare radicalmente tali strutture: mi auguro – auspica il Presidente pugliese – che alla struttura di Bari si possa togliere il filo spinato, allontanare le forze dell'ordine e che si possa affidare il centro ad associazioni di immigrati".

È ora auspicabile che anche altre regioni facciano propria l’abolizione dei Centri.Ricordiamo che i centri sono attualmente 14 e sette sono in fase di progettazione e costruzione (tra cui, appunto, quello di Bari, la cui riapertura è prevista il 10 luglio 2005, ndr).

I cpt stanno traballando, lo stesso ministro dell’Interno, Pisanu ha affermato il 9 giugno: “Non costruiremo nuovi cpt”. Le parole di Pisanu sono state accolte con favore da Verdi, DS, Margherita e Rifondazione, che hanno chiesto anche la chiusura dei centri già operanti. Lo stesso Violante, Presidente deputati Ds, ha affermato: “sono una vergogna civile”.

In questo modo il centro-sinistra prende le distanze da una misura che fu introdotta nel 1998 con la legge Turco-Napolitano. Peccato che il ministro Pisanu poche ore dopo abbia smentito tutto (presumibilmente per le proteste della Lega) ed abbia ribadito che sulla materia decide il governo e non le regioni.

I cpt sono poi strettamente legati alla questione dei rimpatri coatti. A questo proposito la Corte europea dei diritti umani ha criticato l’Italia per i respingimenti di clandestini in Libia, paese che non offre garanzie sul rispetto dei diritti umani. Anche il Parlamento europeo si è espresso l’8 giugno chiedendo che l’accordo dell’Unione europea con la Libia “non preveda espulsioni collettive, detenzioni amministrative in luoghi dove vengono violati i diritti dei richiedenti asilo anche in Libia”.

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