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Il razzismo è il problema più grave del calcio

Il presidente del *FC Barcelona Joan Laporta* ha descritto il razzismo quale "Il problema più grave del calcio".
13 marzo 2006

Laporta è intervenuto alla seconda edizione della conferenza Uniti Contro il Razzismo. La cui prima edizione si è svolta con enorme successo nel 2003 a Chelsea e ha visto la partecipazione di oltre 300 rappresentanti provenienti da ogni angolo del mondo del calcio europeo.
Il raduno, ospitato dal FC Barcelona è stata una importante occasione di incontro tra gli organizzatori delle campagne di base e i responsabili del calcio ai più alti livelli.
Il presidente del Barcelona ha continuato il suo intervento dicendo "Il calcio non è solo uno sport, bensì un efficace strumento d'integrazione".

*Slancio fresco*

Ai rappresentanti alla conferenza è andato il fervido appello lanciato congiuntamente da UEFA, politici di spicco della Spagna, gruppi d'azione, organizzazioni non governative e ex calciatori professionisti: l'appello a dare uno slancio fresco alla campagna contro il razzismo in Europa, sfruttando il calcio quale forza catalizzatrice per cambiare ed educare le menti.
Il direttore generale UEFA Lars-Christer Olsson ha dichiarato "Dobbiamo penetrare nelle menti dei razzisti, e soprattutto di quelli intelligenti, per educare la gente e cambiarne l'atteggiamento. Lo sport può favorire il cambiamento - non limitiamoci quindi a dare un calcio al razzismo solo nel mondo del calcio, ma nella società nel suo insieme".
Il direttore della comunicazione e portavoce UEFA William Gaillard ha esortato il mondo del calcio ad usare la sua popolarità e diventare un polo d'attrazione contro il razzismo. "Il razzismo è un problema fondamentale della società, e il calcio può porsi quale esempio positivo da seguire per i giovani e per il futuro. Sono un tifoso di calcio, e in quanto tale provo vergogna, quando vedo il razzismo vincere nelle partite di calcio"

*Diffondere il messaggio*

Piara Powar, del partner di FARE Kick It Out, ha chiesto alle associazioni nazionali di diffondere attivamente il messaggio antirazzista nei loro rispettivi paesi d'origine, soprattutto in quelli dove si sono verificati dei problemi collegati al razzismo. "Il razzismo miete vittime - i tifosi, i giocatori professionisti, le comunità etniche ne soffrono le conseguenze - e deve quindi essere affrontato. Spero che i partecipanti a questa conferenza torneranno a casa con nuove idee su come collaborare per avviare un cambiamento".

*Tolleranza zero*

Paul Elliott, ex calciatore del Chelsea, Celtic, Bari e Pisa e ora consulente della Commissione Britannica sull'uguaglianza razziale, ha dichiarato: "Sono stato in posizioni [durante le partite] in cui ho visto gettare banane ai calciatori e sentito cori offensivi. Abbiamo fatto enormi progressi nella lotta al razzismo, ma c'è ancora moltissimo lavoro da fare. Deve esserci una politica di tolleranza zero, e in tutte le persone coinvolte deve nascere un senso di responsabilità collettiva.
Il calcio può essere un formidabile strumento di raccolta delle persone, e questa conferenza è un modo di gettare basi solide da cui andare avanti".

*Intenso lavoro*

Gli ospiti spagnoli hanno subito sottolineato che si sta facendo un intenso lavoro in un paese che sta attraversando un periodo di costanti mutamenti sociali. Il segretario di stato spagnolo per lo sport Jaime Lizavesky ha dichiarato "Oggi la Spagna è un paese che ospita molte culture diverse, e lo sport svolge una funzione fondamentale nell'instaurazione di una società interculturale"

Progetto Ultrà - UISP

Note: web site www.progettoultra.it

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