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La crisi dell’impero e l’attacco ai popoli dell’Iran

27 febbraio 2007
Mohsen Hamzehian

Non è mai successo in maniera tanto evidente che due nazioni bellicose ed in odore di guerra, leggittimino l’odio dell’ intero mondo civile contro di loro:

1. Mahmmud Ahamdinejad è l’ultima carta della Repubblica Islamica, questo grazie anche dalla Guerra nell’area. Della Repubblica Islamica e del sistema mafioso, tangentista e militarista abbiamo già parlato precedentemente (vedi “USA e Iran verso scontro” ed “la povertà e militarismo in Iran”)

2. George W. J. Bush e la sua politica guerrafondaia risultano essere assolutamente isolati e ripudiati a partire dalla maggioranza dei suoi abitanti e non solo in Asia, dove vive oltre 61% della popolazione mondiale. Uno dei motivi principali dell’attacco contro l’Afghanistan e l’Iraq era proprio la spartizione del mondo (abbiamo sempre contestato Yalta- con la presenza di tutte le nazioni vincitrici ed ora l’impero decide da solo, costringendo altre nazioni di seguirlo), progetto che ha avuto inizio dal primo giorno del suo insediamento .
Da molti anni gli Usa si sentono minacciati dall’eventuale l’ingresso dell’Euro come moneta di riserva energetica. Fu Saddam Hossein, ex alleato degli USA, a pretendere tra i primi di essere pagato in Euro per il petrolio estratto e venduto. La scelta finanziaria e politica non gli ha portato fortuna: da quando guerra iniziata nel 20.3.2003, contro Saddam, si sta moltiplicando in 5 focolai ( sciiti contro sunniti, sciiti contro sciiti, sunniti contro sunniti, sunniti contro i Kurdi, la guerra ad Alghaeh). Senza contare che un ennesimo fronte potrebbe essere l’esercito Turco contro le postazioni di Pyshmarghe Kurdi confinati con il Kurdistan, controllato dall’esercito Turco. Solamente di passaggio osserviamo come l’Iraq sia divenuto un laboratorio privilegiato di esprimenti bellici (vedi sterminio di Fallujia, l’invenzione dei cilindri esplosivi e ecc.). Certo, la guerra aguzza la creatività d’impresa (militare).
Ora inizia il conto alla rovescia per l’Iran. La borsa petrolifera Iraniana, probabilmente (secondo dichiarazioni dei governanti iraniani), partirà in tempi non lunghissimi (si cerca il consenso dei Paesi che si affacciano nel Golfo Persico) e i preparativi del Regime di Teheran sono iniziati con la visita alla Russia, alle ex Repubbliche sovietiche che si affacciano sul Mar Caspio e, naturalmente, in America Latina con i governanti del Venezuela. Senza l’intervento dell’esercito americano( vedi le dichiarazioni di Dick Chenny), in Iran, gli USA, rischiano di perdere l’egemonia finanziaria mondiale, già messa a dura prova dall’andamento del dollaro rispetto alle altre monete internazionali. In questa avventura(eurodollari) iraniana, quasi tutti i potenti potrebbero essere d’accordo e/o trovare giovamento economico e politico, esclusa la Gran _Bretagna. Così verrebbe a mancare le tassazioni indiretta che gli USA impongono, da dopo la 2°guerra mondiale, al mondo intero e precisamente con accordo Bretton Woods in data 29 Settembre 1945. Nel 1972 gli USA imposero, alla famiglia reale dell’Arabia Saudita, in cambio di appoggio ai regnanti, di accettare il pagamento del Petrolio soltanto in dollari, condizione accettata da tutti i membri dell’OPEC. Gli USA trovavano una via d’uscita da una bancarotta, cioè la garanzia per dei dollari deprezzati non era più il metallo aurifero (che non garantiva), ma bensì l’oro nero, cioè il petrolio. Con l’aumento del prezzo sempre in ascesa, gli USA, cominciarono ad avere un periodo deflazionista. Non dimentichiamo la crisi petrolifera del 1974 e del 1979 (crisi politica iraniana e il rovesciamento del regime Pahlavi in Iran).

Tentativi degli imperi per la divisione dell’Iran

La crisi iraniana è iniziata con la rivoluzione costituzionale del 1906. In quel periodo della vita politica iraniana, gli intellettuali, nonostante la loro opposizione, osservando il pericolo della caduta della dinastia Ghajar e la divisione del Paese, optarono per la continuazione del regno putrefatto, affinché la nazione iraniana rimanesse unita, evitando il dominio dell’ Impero Britannico.
Per questi motivi decisero che il Re poteva governare ma rispettando le regole scritte in una costituzione proposta, tale da dare il nome a quel processo storico di “ rivoluzione costituzionale”. Accadde la medesima cosa nel 1953, con la nazionalizzazione del petrolio, ad opera di Dr. Mossadegh ed del suo gabinetto. Venne messo in crisi il sistema regnante Pahlavi, con la fuga dello Scià a Roma e una breve sosta per la preparazione del colpo di stato da parte della CIA, ad opera della sorella gemella Ashraf Pahlavi.
Nel 1978, gli USA, fecero ogni sforzo affinché lo Scià ( Gendarme dell’Area, insieme ad Israele), rimanesse al potere, ma le masse sfruttate e neoproletari, si organizzarono in un movimento di milioni di persone prima nelle periferie di Teheran e poi in altre città, senza precedenti nella storia del medio e vicino oriente nel secolo scorso.
Il progetto di un mondo diverso secondo la dottrina USA, vuole dire prima di tutto un mondo diviso, ed ancor “meglio” un mondo con i popoli divisi, che vivono in tensione uno contro l’altro, l’esperienza degli ultimi anni ( dai Balcani all’ Afghanistan e Iraq), testimonia questa verità. Il potere economico e militare degli USA, nell’area, non può reggere se non distrugge, inoltre la posizione dell’impero nei confronti dell’UE, dimostra quale sia la sua posizione ( nonostante che Europa sia alleato degli USA). E’ vero che il dittatore Saddam Hussein previlegiava la sua città natale Tikride ed i Sunniti, ma altrettanto è vero che la sua destituzione avrebbe potuto creare un momento di riconciliazione nazionale. Gli occupanti non avevano questa ambizione, loro pensavano alle società fittizie con decine di migliaia di mercenari, per saccheggiare il Paese, dalle risorse petrolifere fino al contenuto dei musei che custodivano i reperti delle nostre origini.

Uno scontro inevitabile d’inciviltà dei governi

La causa principale della guerra civile in Afghanistan ed in Iraq, è l’amministrazione Bush. Se c’è ancora qualcuno che crede nella presenza dell’esercito occupante come portatore della democrazia e la riconciliazione nazionale, è solo Bush e i suoi alleati (che sono in caduta libera).
L’opposizione degli USA all’unità dei popoli è un dato di fatto, poiché essi si trovano al capolinea in questo senso il regime della Repubblica Islamica, anche esso in crisi totale, è oggettivamente un suo alleato (tutti e due mirano ad incendiare i contrasti dei popoli nell’area).

Oramai tutto il mondo è al corrente delle bugie di Bush e Blair, perché no anche del governo di Berlusconi, sulle armi di distruzione di massa, mentre il Regime della Repubblica Islamica manifesta apertamente di avere i missili shahab che possono arrivare a colpire paesi tipo Israele. Le manovre del Golfo Persico mettono in evidenza, inoltre gli arricchimenti dell’Uranio, la negazione dei diritti umani, la pena di morte e quant’altro. Rendono il compito degli USA più facile per un’aggressione contro l’Iran, con esiti disastrosi senza precedenti nella storia.

I popoli dell’Iran sono anni che hanno voltato le spalle al regime, essi devono sapere che la vera crisi in Iran è il governo ed il sistema mafioso al potere, la crisi internazionale del regime cerca di nascondere i problemi reali del paese, la vera indipendenza e la libertà dal regime, l’uscita da questo tunnel, è realizzabile solo dagli iraniani poiché la democrazia non è possibile con questo regime.

Italia lì, 27.2.2007

hamzehian@libero.it

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