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MOSAICO DI PACE, Rivista promossa da PAX CHRISTI, fondata da Don Tonino Bello e diretta da Alex Zanotelli, presenta uno studio sull'attuale guerra in Siria

Non c'è pace senza Siria - L'altra faccia della rivoluzione

MOSAICO DI PACE: Non c'è pace senza Siria - L'altra faccia della rivoluzione. Associazioni a confronto su una guerra drammatica e sull'immagine che di essa filtra attraverso i mezzi di informazione
Laura Tussi6 settembre 2012

MOSAICO DI PACE, Rivista promossa da PAX CHRISTI, fondata da Don Tonino Bello e diretta da Alex Zanotelli, presenta uno studio sull'attuale guerra in Siria

Non c'è pace senza Siria - L'altra faccia della rivoluzione

Le associazioni PeaceLink e Mondo senza Guerre e senza Violenza hanno presentato la conferenza dal titolo "Non c'è pace senza Siria - L'altra faccia della rivoluzione", con il patrocinio del Consiglio di Zona 6 del Comune di Milano.

La conferenza, svoltasi  l’11 maggio 2012, presso il Seicentro di Milano (via Savona 99), è stata l'occasione per conoscere quello che i media non raccontano della rivoluzione in Siria, dando voce all'ala democratica e pacifica dell'opposizione siriana.
Per capire la complessità della situazione in Siria è necessario approfondire le ragioni delle parti in campo, puntando l'accento sulla condanna delle violenze mosse dai protagonisti di una crisi difficile da analizzare.

E' questa la ragione principale per cui gli organizzatori hanno voluto dare voce, raccogliendo la testimonianza dell’ esperienza diretta, a chi ha scelto di portare avanti la propria lotta in modo nonviolento.

Alla Conferenza hanno presenziato:

Gassan Azzam, dissidente Siriano membro del CSCD europeo;

Mehdi Ben Braiek, esponente della Comunità Tunisina e membro della associazione Cittadini del Mondo;

Lorenzo Galbiati, responsabile milanese della associazione PeaceLink;

Marco Giorgino, responsabile della associazione Mondo senza Guerre e senza Violenza.

L'interesse di questa conferenza è stato quello di approfondire le cause e le ragioni della crisi siriana, per scoraggiare la credenza che sia necessaria una guerra alla maniera libica, “per evitare massacri della popolazione civile”.

La guerra mediatica.

Un anno fa si diceva che in Siria manifestavano civili a mani nude e in modalità nonviolente e spontanee. Questi venivano brutalmente repressi dalla polizia del regime. I manifestanti collaboravano con comitati locali di giovani volontari che coordinavano le manifestazioni tramite Internet e in collaborazione con il CNSCD, il Coordinamento Nazionale Siriano per il Cambiamento Democratico, che rappresenta tutte le fazioni politiche della Siria e si è fatto portavoce dei manifestanti nonviolenti. Il CNSCD è un organismo politico che non condivide le scelte armate del CNS. In Italia è rappresentato da Ossama Al Tawil, un obiettore di coscienza siriano. Però il coordinamento, il CNSCD non è stato identificato dai nostri media come l'opposizione al regime siriano. Secondo i massmedia occidentali la vera opposizione è rappresentata dal CNS, il Consiglio Nazionale Siriano, formato da un fuoriuscito del coordinamento CNSCD, Bourhan Ghalioun, che ha fondato il Consiglio CNS all'estero, in Turchia. In seguito l'opposizione siriana è stata identificata con il termine “disertori”. Una parola che ha assunto nuovi connotati a partire dalla rivoluzione siriana. Infatti il disertore è colui che getta le armi e abbandona l'esercito e rinuncia alla guerra. Invece “disertori”sono stati identificati dai media come coloro che passano dall'Esercito Regolare Siriano a un altro esercito, in questo caso il Libero Esercito Siriano (LES). I disertori venivano citati con titoli di giornale del tipo “un disertore uccide due soldati dell'esercito”, dove il termine “disertore” assume un connotato di violenza che è improprio al concetto della diserzione. Per molti mesi i media hanno trasmesso notizie di disertori armati che uccidono altri soldati. Questo termine si è collegato ai vocabolari della violenza, assumendo connotati impropri. Quindi per i massmedia l'opposizione siriana all'Esercito Regolare è diventata il Libero Esercito Siriano, coordinato dal CNS, fautori entrambi della lotta armata. Il CNSCD è invece un coordinamento che crede in un cambiamento progressivo in Siria con leggi democratiche e non vuole una rivolta armata per destituire il regime, ma opta per soluzioni pacifiche e nonviolente, per un autentico cambiamento democratico. Il CNS, il Consiglio fautore della lotta armata, è favorevole anche a “corridoi umanitari” richiesti dalle pressioni politiche occidentali. Invece il CNSCD si è opposto a questi corridoi umanitari perché pensava fossero degli apripista per un autentico intervento militare dall'estero. Il CNS, dopo aver richiesto questi corridoi umanitari, ha cominciato a sostenere l'invio di armi dall'estero per il Libero Esercito Siriano. Quindi il CNS si è sempre più integrato con il LES. Queste due istituzioni sono state presentate dai media occidentali e internazionali, come l'unica vera opposizione siriana al regime.

Fino a poco tempo fa, questa situazione armata e violenta in evoluzione veniva comunque nascosta. L'opposizione siriana coincideva, sempre per i massmedia, con i manifestanti nonviolenti e a mani nude.

Fino a quando non si poté più fare a meno di ammettere che ci fosse comunque un'opposizione armata: soprattutto con la strage perpetrata ad Homs da parte dell'Esercito Regolare Siriano che combatteva insieme con gli oppositori del CNS. Quando venne alla ribalta la situazione drammatica di Homs, si cominciò a parlare di oppositori armati, di cui fanno parte i cosiddetti “disertori” del LES. Soltanto via Internet si cominciava ad avere notizia di genti in fuga da Homs, per esempio sciiti, non tanto per paura dell'Esercito Regolare, che fa capo di una dinastia Alauita, del gruppo sciita, ma per fuggire ai guerriglieri del Libero Esercito Siriano, il LES, che è costituito da sunniti. Solo su Internet si comincia a capire che a Homs non era in atto soltanto una strage da parte del governo verso i cittadini, ma addirittura i civili si trovavano tra due fuochi: tra la guerriglia dell'Esercito Regolare Siriano e del Libero Esercito Siriano (LES). Dopo Homs, i cosiddetti disertori, gli oppositori armati siriani, sono stati, sempre e ancora impropriamente, denominati “attivisti”, che invece è un termine indicante persone che in modo disarmato lottano per i diritti civili. Al contrario la parola “attivisti” è stata applicata a dei guerriglieri e questi sono diventati anche i cronisti della guerra civile ad Homs. In Italia, la televisione di Stato trasmetteva servizi, facendo testimoniare come giornalisti, dei guerriglieri appartenenti ad una delle due fazioni in campo di questa guerra civile, cioè l'opposizione armata siriana.

Le televisioni come Al Arabiya e Al Jazeera danno ampio risalto alle notizie provenienti dagli insorti armati. Al Arabiya ha sede negli Emirati Arabi Uniti che adottano una politica di collaborazione con la Nato. Il Gesuita padre Paolo dall’Oglio, che ha fondato una comunità interreligiosa in Siria, nonostante l'opposizione del regime, ha dichiarato:”In Siria Al Jazeera ha scelto l'opzione militare". L'ex direttore di Al Jazeera, Wadah Khanfar, si è dimesso per aver censurato dei servizi sulle stragi dei soldati Usa, obbedendo al Pentagono. Questa televisione ha sede in Qatar e ha diffuso menzogne e bufale, come le “fosse comuni” dopo il finto bombardamento aereo a Tripoli. Anche Avaaz è una rete telematica che propone petizioni. In passato ha promosso appelli contro le multinazionali e per l'ecologia. Ma dietro Avaaz si nasconde l'organizzazione “Move On”legata a Obama e a Clinton. Usando informazioni rivelatesi false e menzognere ha spinto l'opinione pubblica progressista verso la guerra in Libia e ora tenta di fomentare la guerra anche in Siria.

In sintesi, le forze che si oppongono al regime siriano si avvalgono del supporto dell'Arabia Saudita, che non si distingue certamente per la tutela dei diritti umani. L'Arabia Saudita è sunnita. È considerato un paese musulmano “moderato” perché compra armi dagli Usa. Punta a destabilizzare la Siria, dove la maggioranza sunnita è esclusa dal potere. In questa nazione vige una monarchia assolutistica che non può assolutamente portare libertà in Siria. Anche Al Qaida ha espresso il suo sostegno alla ribellione armata siriana e non approva il carattere multireligioso e interetnico dell'attuale società siriana. I Fratelli Musulmani sono alla base della rivolta armata in Siria. Hanno un patto di collaborazione con il Pentagono per destabilizzare il regime siriano e far passare l'oleodotto che collega l’Iraq con il Mediterraneo. Il Qatar compra armi dagli Usa e punta all'intervento militare in Siria, sostenuto anche dalla Turchia, che fa parte della Nato, confina con la Siria e addestra sul proprio territorio gli insorti siriani. Quindi tutte le Petromonarchie vogliono destituire con la violenza il regime siriano, perché fra Siria e Iran, entrambe sciite, vige un'alleanza di ferro e, rompendo l'asse Siria-Iran, si può ridisegnare il potere in quell'area ricca di petrolio.

In via conclusiva, riferendosi ad un ragionamento generale, si ribadisce da parte della scrivente, in accordo con l'orientamento degli organizzatori della conferenza, l’opposizione ai regimi tirannici che calpestano democrazia e diritti umani; ma si riafferma altresì la convinzione che una opposizione armata è, di regola, facilmente esposta al rischio di strumentalizzazioni esterne e quindi di degenerazioni antidemocratiche. E’ perciò preferibile, laddove se ne presenta la possibilità, una opposizione nonviolenta, che forse sembra nell’immediato meno efficace, ma dà comunque garanzie di limpidità di contenuti e sbocchi. Dobbiamo attentamente meditare le parole del Partigiano e Padre Costituente Stéphane Hessel: la nonviolenza è il cammino che tutti dobbiamo imparare  a percorrere.


Note: http://www.peacelink.it/mosaico/i/3539.html

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