Ricordando Peppino
Nel '78 avevo appena 6 anni e potete immaginare cosa posso aver capito di quanto era successo, anche perchè la notizia importante quel 9 maggio era un'altra: Peppino Impastato era un terrorista e si era suicidato.
Cosa falsa.
Devo ringraziare associazioni come "Libera" e poi anche i vari progetti scolastici dedicati alla Legalità se ho conosciuto Peppino e subito dopo sua madre Felicia Bartolotta, che dal 2016 è onorata come Giusta al Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Milano simbolo del riscatto contro il predominio feudale-latifondista, politico-mafioso e di liberazione alla sottomissione maschile e, inoltre, prima donna in Italia a costituirsi parte civile, rompendo gli ultimi legami che potevano accostarla alla famiglia mafiosa del marito. Con l’altro figlio Giovanni, anzichè tenere chiuse le persiane per il lutto, le aprirà e addirittura aprirà le porte di casa a chiunque vorrà conoscere la storia di quel giovane innamorato della Giustizia e della Democrazia.
E parlava a tutti e tutte, Felicia, e sorpattutto ai/lle giovani: «Perché mi piace parlarci, perché la cosa di mio figlio si allarga, capiscono che cosa significa la mafia. Loro si immaginano: “Questa è siciliana e tiene la bocca chiusa”. Invece no. Io devo difendere mio figlio, politicamente, lo devo difendere. Mio figlio non era un terrorista. Lottava per cose giuste e precise». E poi «Tenete la testa alta e la schiena dritta» e, avendo frequentato soltanto le elementari, aggiungeva: «Studiate, perché studiando si apre la testa e si capisce quello che è giusto e quello che non è giusto».
Dal 1978 al 2002, trascorrerà gli anni della sua vita lottando per la verità: la condanna definitiva, infatti, arriverà dopo ventiquattro anni con trenta'anni di carcere e un ergastolo ai due mafiosi colpevoli di omicidio. Felicia morirà il 7 dicembre del 2004 in quella casa che continua a essere un punto di riferimento per quanti/e credono nel Bene comune.
A lei, dopo "I cento passi" di Tullio Giordana sulla vita di Peppino, nel 2016 verrà dedicato il film "Felicia Bortolotta" di Gianfranco Albano con la magistrale interpretazione di Lunetta Savino.
La mafia, lo diciamo spesso, non si combatte con fucili o pistole, ma con la cultura. Ma quale cultura aveva Felicia con appena le scuole elementari?
Cultura non è soltanto il titolo di studio ma è nei comportamenti di ogni giorno: è rispetto dell’altro e dell’altra, è cura e rispetto dell’ambiente che è tutto ciò che è intorno a noi, tutto ciò nel quale viviamo e senza il quale non viviamo, è capire quando si agisce per interessi personali o di pochi e quando si agisce e lotta per il Bene comune.
Cultura, dunque, come comportamento e coerenza, come relazione ed etica, come tutela dei Diritti della Pace e della Giustizia… insomma di tutto ciò che è buono e bello!
Brano musicale con scene dal film, "I Cento passi" https://www.youtube.com/watch?v=qQpmN4JAmIc
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