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I pestaggi di Genova nel 2001

Quando al G8 la ps ordinò: «Massacrare»

I legali dei no global producono le trascrizioni radio della polizia a Genova. «Fare una cosa veloce e massacrare». I poliziotti testimoni ammettono le violenze di polizia.
23 dicembre 2004
Alessandro Mantovani
Fonte: Il Manifesto 22/12/2004 - 22 dicembre 2004

Cambiano i testimoni ma il risultato è lo stesso. Poliziotti e carabinieri vanno a deporre, le immagini di Genova scorrono sulle tv montate in aula e il processo ai manifestanti del G8 si rovescia nel processo alle forze dell'ordine. All'udienza del 23 novembre, il capitano Antonio Bruno aveva ammesso, davanti ai filmati, che i suoi carabinieri partirono alla carica anche con armi non convenzionali, bastoni e tubi di ferro: era in via Tolemaide, la carica che fermò il corteo dei Disobbedienti lungo il percorso «autorizzato» e diede il via agli incidenti più gravi del 20 luglio 2001, culminati due ore dopo nell'omicidio di Carlo Giuliani. L'attacco era stato ordinato dallo stesso ufficiale e non dal funzionario di polizia, aveva detto ancora Bruno. La radio della polizia in quel momento registrava: «Noo, hanno caricato le tute bianche, porco Giuda, loro dovevano andare a piazza Giusti!» (voce mai identificata). E ieri gli avvocati dei no global hanno fatto ascoltare al tribunale la registrazione degli ordini che partivano, qualche ora dopo, dalla stessa sala operativa della questura: «Devi fare una cosa veloce... E devi massacrare». Sul banco dei testimoni c'era Raffaele Mascia, funzionario di ps che comandava cento carabinieri. Mascia ha risposto alle domande della pm Anna Canepa su via Tolemaide. La carica, ha spiegato, «era quasi esaurita. Io con i miei uomini avevo una funzione di riserva. Poi siamo stati inviati in piazza Martinez perché c'erano degli incidenti». Nemmeno una parola, come tanti altri testimoni, sulle presunte responsabilità dei venticinque imputati, accusati di devastazione e saccheggio (pena massima quindici anni). A quel punto l'avvocato Laura Tartarini ha proposto di ascoltare la registrazione dell'ordine di andare a piazza Martinez, trasmesso via radio. Dalla centrale gli dicono: «Devi scendere per corso Gastaldi, Archimede, via Giusti e vai in piazza Martinez, hai capito?». Mascia: Si ho capito. Con tutti quelli che ho qui con me?'» Dalla centrale: «Confermo con tutti. Però devi fare una cosa veloce... e devi massacrare» Mascia: «Confermo».

Massacrare? Tra la sorpresa e l'imbarazzo di giudici e pm il dottor Mascia ha ammesso subito di aver ricevuto quell'ordine. E ha tentato di spiegare: «Ognuno di noi sa cosa deve fare in quelle situazioni... Io ritengo di avere la professionalità giusta per sapere cosa devo fare. E' chiaro che non ho inteso in senso letterale, ma l'ho intesa di andare, vedere che tipo di situazione c'era e fronteggiarla adeguatamente». «E' una terminologia insolita - ha osservato l'avvocato - Ha ricevuto altri ordini di questo tenore?». La pm Canepa si è opposta: «Lo chieda a chi lo ha detto». Ma il presidente Marco Devoto ha fatto proseguire: «Ha detto `l'ho intesa', può rispondere». «Lei si ricorda con chi parlava della centrale operativa?», ha chiesto Tartarini. «La voce che ho ascoltato adesso è quella del dottor Zazzaro - ha risposto Mascia - All'epoca non lo so con chi ho parlato». Pasquale Zazzaro, vicequestore, era il responsabile della sala operativa: a breve sarà (ri)ascoltato dai giudici. Altra domanda a Mascia: «Lei ha fatto quello che le hanno detto?». «Sì». A quel punto, tra le obiezioni del pm Andrea Canciani, i difensori hanno mostrato al teste le immagini dei pestaggi sotto i portici di corso Gastaldi, dove la sala operativa aveva indirizzato Mascia. Il funzionario, però, ha detto di essere arrivato tardi, quindi il suo reparto non avrebbe massacrato nessuno. Era già successo tutto. Delle scene mostrate in aula, insomma, il teste non ricorda nulla. Rimane da chiarire quell'ordine di «massacrare» impartito alle 18,49, quando polizia e carabinieri stavano spianando il quartiere.

Un altro funzionario, il vicequestore Filippo Guglielmino, ha parlato dei manifestanti pacifici feriti e insaguinati del giorno seguente, sabato 21 luglio, dopo le cariche che dispersero il corteo sul lungomare. «Mi sono anche attivato per evitare atti di violenza, in particolare da parte della guardia di finanza», ha detto Guglielmino. Le difese hanno mostrato la scena di un pestaggio a Punta Vagno: «Non era il caso di colpire una persona ferma a terra», ha osservato il testimone. Una stoccatina al questore dell'epoca, Francesco Colucci: «Mi pare che mi abbiano detto che era su un elicottero», quindi era lui a dirigere le operazioni. L'avvocato Dario Rossi gli ha chiesto di una scena diffusa da Indymedia e dalle tv, il pestaggio di una donna in un'aiuola che grida: «Prensa, prensa, por favor...». «Di episodi come questi - ha allargato le braccia Guglielmino - che ve devo di'? Si sono verificati».

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