Segni da leggere e segni da porre
Si è svolto domenica 6 aprile, presso il Cedoc SFR di Ferrara, il X convegno di teologia della pace organizzato da Pax Christi Ferrara, la Chiesa Battista, l'Azione Cattolica e Rinascita Cristiana, in collaborazione con l'associazione Ferrara terzo mondo, Banca Etica e il Centro servizi per il volontariato. Questa decima edizione di un incontro che ormai è diventato un appuntamento importante a livello locale e nazionale, si è incentrata sulla rilettura della "Pacem in terris" di Giovanni XXIII ed in particolare sul tema dei "segni dei tempi", tema portato per la prima volta alla ribalta da questa enciclica. Nella preghiera e nelle testimonianze si è dato inoltre spazio alla ricorrenza dei 10 anni della morte di don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, presidente di Pax Christi, autore di molti scritti e discorsi che costituiscono tutt'ora un continuo alimento per il popolo della pace. Di don Tonino, però, non si è celebrata la memoria, bensì si è raccolta l'eredità: l'invito accorato a pregare ed impegnarsi per la pace.Caratteristiche peculiari del vescovo pugliese erano la sua spiritualità profonda e la sua vena poetica. Per ricalcarne le orme si è scelto di collocare il convegno nella cornice di due momenti liturgici: uno ecumenico il sabato pomeriggio, l'altro eucaristico a conclusione dei lavori. La sera del sabato è stato inoltre offerto alla cittadinanza un piacevole spettacolo in cui musiche e passi, sapientemente alternati, hanno saputo suscitare gioia ed insieme riflessione.
Nel corso della giornata di domenica si sono succedute relazioni di taglio differente. Dopo un breve saluto di don Andra Zerbini, direttore dell'Istituto di scienze religiose, e di Tiziano Tagliani, vice-sindaco, Elisabeth Green, Pastore Battista, ha aperto i lavori svolgendo un'approfondita e vivace meditazione sui capitoli 12-16 di Matteo, evidenziando la difficoltà dei farisei, ma anche dei discepoli, a riconoscere i segni dei tempi. Sarà Gesù, invece, a riconoscere nella donna Cananea un segno capace di mettere in discussione i suoi stessi programmi. La fede e il coraggio di questa donna ora sono un segno per noi. Giuseppe Alberigo, presidente dell'Istituto storico-teologico di Bologna, da parte sua ha tracciato un ritratto di Roncalli come uomo e come papa. Questo per rivelare il percorso umano e il contesto storico che hanno portato alla stesura della Pacem in terris. Il pomeriggio si è aperto con un dialogo tra Piero Stefani, direttore scientifico del convegno, e Mario Miedge, docente di filosofia delle religioni presso l'università di Ferrara. I due si sono soffermati sulle contraddizioni, o sulle domande, che caratterizzano il nostro tempo: silenzio di Dio o abbandono degli uomini, ricerca della verità o trionfo della menzogna, primato dei poteri forti o della coscienza?
In fine Tommaso Valentinetti, da pochi mesi presidente nazionale di Pax Christi, ha lanciato alcune, forse poche, ma ben chiare indicazioni sui segni di pace che come credenti e come uomini di buona volontà potremmo porre per contribuire a costruire la pace. A livello internazionale è urgente ricominciare ad esigere il disarmo globale e la remissione del debito dei paesi in via di sviluppo. A livello nazionale dobbiamo lavorare per un recupero di dignità della politica, perché essa torni ad essere il luogo di confronto delle idee e di gestione della cosa pubblica, non più il palcoscenico dei personalismi e degli interessi privati. A livello ecclesiale bisogna investire sull'ecumenismo, soprattutto dal punto di vista delle prassi delle comunità locali, e sulla sinodalità, sia dei ministri tra loro, sia tra ministri e laici. Nelle nostre città il segno da porre è l'accoglienza dello straniero, del diverso. Nelle nostre famiglie il cardine è l'educazione e la co-educazione alla pace, tanto come cultura trasmessa, quanto come testimonianza di vita, nel nostro essere sposi e genitori. In fine, a livello personale il punto di rottura, rispetto ai nostri orgogli individualistici, ma anche il punto di partenza, per ogni nuova costruzione anche comunitaria e internazionale, è quello del perdono. Proprio come ha indicato papa Giovanni, perdono e giustizia, verità e libertà sono i pilastri su cui si regge la Pace.
Il filo comune che ha legato tutte queste espressioni è stato la scoperta del carattere provocatorio ed insieme evidente di ciò che si manifesta come segno dei tempi. Nel Vangelo come nella Pacem in terris, troviamo che Segno è ogni persona, ogni realtà, ogni domanda che rompe le normali abitudini, le comuni precomprensioni, il quieto-vivere o i programmi predefiniti. Eppure, a ben guardare, si tratta di richieste o di affermazioni dall'ovvietà perfino sconcertante. Così la domanda di essere beneficati dalla misericordia di Cristo, pur essendo un fuori-programma, è in perfetta linea con la Sua missione di portare la salvezza a tutte le genti. L'affermazione che nessuna guerra potrà mai veramente risolvere i conflitti tra popoli non è un assunto di fede o della morale cattolica, ma è una oggettiva valutazione secondo ragione. La tesi che il "silenzio di Dio" non dipenda tanto dal Suo quanto dal nostro abbandono non è una speculazione teologica, ma è il risultato di un'analisi disincantata di comportamenti culturali e politici che accadono nel nostro tempo. I segni che tutti noi siamo chiamati a porre, per quanto dirompenti ed anche faticosi allo stato attuale, sono solo alcuni dei mattoni necessari per costruire un mondo diverso, più giusto e in pace.
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