Riflessioni dal seminario sul formatore in Pax Christi
Il Seminario ha avuto la presenza del Presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Giudici, del coordinatore nazionale, don Nandino Capovilla, e di n. 29 partecipanti provenienti dai diversi punti – pace; ha coordinato i lavori Chiara Moresco che, in apertura, ha illustrato il percorso finora effettuato dalla macro-area in attuazione della mozione e ha presentato l’articolazione dei lavori seminariali.
Nel suo intervento introduttivo mons. Giudici ha delineato la figura del formatore di Pax Christi in quanto testimone, sottolineando che la formazione di Pax Christi è un compito da collocare nel cammino pastorale ecclesiale: un’esperienza di vita che, avendo come orizzonte la fede, è capace di liberare le energie della persona e ci permette di scrivere la nostra riga nella cultura del nostro tempo.
È un compito che esige la consapevolezza della essenzialità della testimonianza. L’educatore alla pace è un testimone che fa suo il criterio di Gesù nella sinagoga di Nazareth (Lc 4): al di là di ogni distinzione e separazione “oggi questa Parola si compie”. Ma quali le condizioni? Si tratta di essere vigilanti su se stessi, di saper porre attenzione ai grandi temi in cui la pace si declina (democrazia, bene comune, vita sociale e politica nell’orizzonte globale), di essere capaci di porre gesti di pace e di scoprire i segni della pace che Dio semina nella storia.
È un cammino che parte dal ricollocare nel tema della pace le tante azioni di pace che si compiono, ma che richiede allo stesso tempo la messa a punto di strumenti per formare alla pace e per sostenere la preghiera alla pace.
È un cammino che ritiene irrinunciabile la scelta di “osare la pace per fede” in comune con le altre chiese cristiane in un impegnativo itinerario ecumenico. In sintesi si tratta di rendersi conto che PACE è la sigla che descrive tutta la storia della salvezza.
Dai momenti dell’ascolto e del confronto assembleare si è passati all’esperienza laboratoriale e alle testimonianze: il laboratorio “Vangelo e non violenza” (punto pace di BO), la testimonianza dei formatori storici di Pax Christi (punto pace di Ivrea) e la narrazione dell’esperienza attuale di alcuni punti pace (Carla di CR e Anna Maria di Andria).
Successivamente l’intervento di don Nandino su “Gli strumenti della formazione e della testimonianza”. Pur nella consapevolezza di non essere chiamati a risolvere i problemi, bensì a star dentro alle contraddizioni sostando sulla domanda più che sulla risposta, don Nandino ha evidenziato la necessità che il formatore di PX sia all’altezza del suo compito di comunicatore efficace, capace di creare un clima positivo, di gestire gli interventi, di esercitare una leadership autorevole e motivante, di saper negoziare e di essere disposto a mettere in discussione le proprie idee.
La celebrazione eucaristica a conclusione della giornata, come le lodi del mattino, sono state vissute come momenti forti di partecipazione che ha visto tutti protagonisti, anche i nostri piccoli amici Maria Pia e Giovanni. La gioia dello stare insieme è stata espressa in tanti modi e non sono mancati gli strumenti musicali: dalle chitarre, ai tamburi e ai sonagli.
Il 4 luglio si è svolta un’intera mattinata di lavoro con due interventi, quello di Siriana Farri su “La sfida educativa”, tema degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana per il prossimo decennio, e quello di Gianni Novello su “Lo stile di PX e la testimonianza nel territorio”, poi i lavori di gruppo, coordinati da Chiara e da Annarita, e l’assemblea finale
A conclusione siamo stati invitati ad esprimere il nostro vissuto durante i lavori seminariali attraverso una collocazione territoriale segnata da “cartelli climatici” indicanti il sereno, la tempesta, il tempo variabile e il piovoso.
Sul luogo della “tempesta” si è collocata solo Chiara ed è ben comprensibile: è stata lei a portare al massimo grado il peso delle nostre aspettative e delle prospettive di un lavoro che ha bisogno di crescere nella consapevolezza di tutto il Movimento.
Per tutti noi ogni momento, compresa la condivisione dei pasti intorno alla tavola della fraternità della nostra Casa per la Pace, è stato una forte esperienza di coesione e di festa, che ci ha fatto sentire primi destinatari del dono della pace.
Anna Maria Di Leo
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