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Scuola e diritto alla pace

La scuola ha il compito di costruire un’alternativa, un baluardo e un’azione di contropotere, decostruendo e ricostruendo le idee, indicando ai giovani la possibilità di scegliere tra un pensiero conformista e allineato al potere e uno stile di vita libero e divergente
Laura Tussi24 agosto 2020

Diritto alla pace

L’educazione alla pace deve orientare ad una visione di cambiamento e trasformazione della realtà, superando le vecchie barriere ideologiche, gli errori e i falsi miti della storia e della contemporaneità. 

Subentra la necessità di un’innovazione, di una trasformazione che consideri comunque i valori e i principi della carta costituzionale, per aprire a contesti di dialogo finalizzati alla realizzazione di ambiti didattici che educhino alla pace tramite un aggiornamento formativo e informativo continuo, sviluppando anticorpi cognitivi, idee culturali e parole generatrici di cambiamento e trasformazione della realtà costituita di dettami imposti dal sistema, dai media, dai mainstream ortodossi e convenzionali. 

Non risulta facile concretizzare e realizzare l’obiettivo della trasformazione e dell’educazione alla pace, perché è forte il condizionamento dei mass media che ingenera un clima di paura e incertezza, insicurezza e sfiducia nel cambiamento e è causa di spirito di rassegnazione. Essere cittadini liberi, capaci di futuro, nella nostra società, controllata dai mezzi di comunicazione di massa, significa concepire la scuola, educazione comune, come una importante alternativa, come luogo di contropotere e baluardo di verità e libertà, dove gli educatori devono tornare a essere soggetti sociali culturalmente sovversivi, che sostengano la verità e promuovano concetti, idee innovative, per concepire i contesti di pace globali e proporre la risoluzione dei conflitti armati a livello mondiale. 

In questa situazione di disgregazione sociale e di sfarinamento delle istituzioni, i singoli individui sono catturati dalle manipolazioni del sistema e dei mass media. Ogni considerazione in merito alla necessità di trasformare la realtà deve tener conto del potere del contesto mediatico, in quanto i media non sono mezzi di informazione veritieri che collegano il mondo, ma costituiscono forme stantie di potere che disorientano i cittadini. Per questo nei paesi occidentali si transita verso forme di democrazie non più rappresentative, con la crisi della politica, delle istituzioni, dei partiti politici e dei sindacati, il cui operato è prevaricato dal populismo mediatico e dal regime mediocratico.

In questo contesto di imbarbarimento del sistema e crisi delle istituzioni, l’educazione diventa un’impresa difficile e quasi impossibile. Per questo la scuola ha il compito di costruire un’alternativa, un baluardo e un’azione di contropotere, decostruendo e ricostruendo le idee, indicando ai giovani la possibilità di scegliere tra un pensiero conformista e allineato al potere e uno stile di vita libero e divergente, in cui le opinioni si formino attraverso canali informativi e educativi alternativi e orientati alla verità tramite processi leciti di messa in discussione e falsificazione delle notizie dettate dai media e di decostruzione dei miti del potere. Dunque per formare le nuove generazioni alla pace e alla cittadinanza attiva, globale, digitale e planetaria è necessario l’entusiasmo, l’impegno e l’azione attiva di educazione e di educatori che siano animati non da una ideologia di trincea arroccata sui presupposti menzogneri e fasulli del potere, ma ispirati da una cultura e da un’educazione orientate da un sentire collettivo che ripudi i conflitti armati e apra alle diversità, all’accoglienza, alla pace con creatività nell’attuale società complessa.

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