Latina

Una inquietante somiglianza con i modi di agire della dittatura militare

Argentina: Milei dichiara guerra ai media

Fotografi colpiti volontariamente dal lancio di lacrimogeni della polizia durante i cortei di protesta, aggressioni ai giornalisti e minacce sui canali social
29 giugno 2025
David Lifodi

Argentina: Milei dichiara guerra ai media

Nell’Argentina a guida Milei, tra i tanti diritti ad essere sotto attacco vi è quello relativo alla libertà di stampa e di espressione. Lo scorso 7 maggio, in occasione di una delle tante manifestazioni di protesta promosse dai pensionati contro i tagli imposti dal presidente esponente del partito La Libertad Avanza, la pioggia di lacrimogeni sparati dalla polizia ha colpito, oltre alle persone che stavano sfilando per le strade di Buenos Aires, anche un fotografo della testata indipendente Resumen Latinoamericano, Augustín Diéguez. I responsabili, ovviamente, sono rimasti tutto al loro posto grazie alla protezione di cui godono da parte della ministra della Sicurezza Patricia Bullrich, da poco passata nelle fila del partito di estrema destra di Milei.

Non si tratta del primo caso da quando Javier Milei si è insediato alla Casa Rosada. Il 12 marzo scorso la stessa sorte era toccata ad un altro fotografo, Pablo Grillo, in circostanze analoghe. Grillo è stato per 20 giorni in terapia intensiva ed è stato sottoposto a due operazioni. Anche in questa circostanza il poliziotto noto per essere uno “dal grilletto facile”, è rimasto al suo posto.

Tutto ciò non sorprende perché si inserisce nella campagna di odio scatenata dal governo Milei contro qualsiasi gruppo, movimento, o singoli non allineati all’uomo della motosega. Del resto, riporta ancora Resumen Latinoamericano, l’attuale governo non fa altro che seguire la stessa strategia già utilizzata dall’estrema destra nei primi anni Settanta del secolo scorso, culminata poi nel colpo di stato del 24 marzo 1976 in cui, ancora oggi, molti seguaci di Milei si identificano. Il paragone tra la campagna di disinformazione condotta allora per conto della famigerata Tripla A da parte della sua rivista di riferimento, El Caudillo, non è poi così diversa dalle modalità di agire dei tuiteros di oggi che, sul canale social X, rimbalzano continuamente le parole di Milei diffondendo contemporaneamente una serie di fake news simile a quanto già fatto, soltanto pochi anni fa in Brasile, dal bolsonarismo.

Definite come Las Fuerzas del Cielo da Pablo Carreira, capo della Comunicazione digitale dell’esecutivo e da Daniel Parisini, un medico trasformatosi, su X, in uno dei più influenti tuiteros pro-Milei, le campagne di (dis)informazione provenienti dalla Casa Rosada sono rilanciate da un ampio numero di trolls che, piano piano, si sono diffuse su tutti i social network e, al pari della rivista El Caudillo, indicano ogni giorno quali sono i nemici pubblici dai quali il presidente non solo deve difendersi, ma possibilmente annientare, principalmente dal punto di vista politico, ma non solo. Intimidazioni, violenze fisiche e verbali e minacce fanno parte del gioco.

Sugli account social degli uomini che si occupano di rilanciare il verbo presidenziale non è raro leggere esortazioni come questa a Milei: «Javo, ¿podés meter en cana a algún periodista?» Non si tratta soltanto di parole buttate in pasto dei sostenitori di Milei per intimidire i giornalisti e compiacere la parte più becera del suo elettorato. Ai post seguono i fatti come dimostra il caso di Roberto Navarro, direttore dell’agenzia di notizie El Destape, vittima, in rapidissima sequenza, prima di un violento attacco verbale a suon di insulti e poi di un colpo brutale che ha raggiunto la sua nuca nel bel mezzo di un dibattito pubblico nel centro di Buenos Aires. Il fatto è accaduto lo scorso 21 aprile.

El Caudillo agiva con modalità simili. Tra i mesi di luglio e settembre 1974 furono pubblicati due lunghi articoli diffamatori sul deputato peronista Rodolfo Ortega Peña e sull’intellettuale marxista Silvio Frondizi. Entrambi furono uccisi dalla Tripla A, ma la rivista uscì con le foto dei due assassinati quando i loro corpi erano stati appena ritrovati. In pratica, vedere il proprio nome su quel giornale significava ricevere un avviso di condanna a morte certa.

Al giorno d’oggi, quello che Resumen Latinoamericano definisce come punitivismo digital da parte delle Las Fuerzas del Cielo corrisponde, né più né meno, alle campagne diffamatorie di El Caudillo, giornale che andava in stampa sotto la responsabilità di José López Rega e con il sostegno, tra gli altri, del commissario Alberto Villar e del capitano Héctor Pedro Vergéz, i quali godevano di molteplici informatori tra i sindacati gialli.

In questo contesto non sorprende nemmeno la guerra scatenata dal governo Milei contro la cooperativa El Grito del Sur, un mezzo di informazione completamente autogestito che ha sede nell’Espacio para la Memoria “Virrey Cevallos”. Adesso la redazione, che si trova nei locali di quello che era un centro di detenzione clandestino all’epoca della dittatura militare, è divenuto un luogo dove da anni funziona un riuscitissimo esperimento di stampa comunitaria.

È stata la cooperativa stessa a riadattarlo come redazione giornalistica, ma l’attuale governo sembra intenzionato ad annullare tutti gli accordi sottoscritti precedentemente sul riutilizzo dei cosiddetti Sitios de Memoria. Per El Grito del Sur la volontà di sgombero non rappresenta una questione meramente burocratica o amministrativa, quanto, piuttosto, un attacco diretto alla memoria, alla libertà di espressione e alla costruzione collettiva della democrazia.

Quella che è la vera ossessione di Javier Milei.

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