Proteggiamo la terra dai rifiuti e dalle guerre

Il problema rifiuti non è un problema solo campano, è una questione globale male affrontata. Napoli per la sua storia può essere oggi un indicatore prezioso per mostrare tutto quello che sta accadendo nel mondo, in questo sistema smaterializzato e disincarnato. Tutto è rappresentato da una economia che investe la vita stessa.
25 luglio 2008
Maria Rosaria Mariniello, Nadia Nappo

Donne in Nero Il problema rifiuti non è un problema solo campano, è una questione globale male affrontata.
Napoli per la sua storia può essere oggi un indicatore prezioso per mostrare tutto quello che sta accadendo nel mondo, in questo sistema smaterializzato e disincarnato. Tutto è rappresentato da una economia che investe la vita stessa. Proprio il materializzarsi dei rifiuti, dei nostri resti, oggi ripropone una altra visione degli accadimenti.

Si è organizzata una grande campagna mediatica per diffondere l’idea dell’incenerimento dei rifiuti, le ragioni della crisi campana sono state individuate nella carenza di “termovalorizzatori”, ma questa crisi è strumentale per convincere della necessità di inceneritori e così fare dei rifiuti un ulteriore grande affare economico. Ormai si sa che ci sono tante alternative a questi metodi invasivi e pericolosi, come il trattamento meccanico-biologico, appositi macchinari che separano la frazione umida dalla frazione secca a freddo.
Tutta questa non eliminazione di “munnezza”, ma produzione di immensi profitti per pochi ci viene a costare molto più di quanto abbiamo speso per acquistare gli stessi prodotti. Oltre i danni d’inquinamento per sversamento illecito, combustione e trasferte.
Gli oltre 14 anni di gestione in regime emergenziale in Campania non hanno risolto assolutamente nulla, anzi la situazione si è aggravata, per tale motivo il Coordinamento regionale rifiuti Campania ha voluto fare un appello per il ripristino della legalità in questa regione.
In questa città in molti non vogliano vivere, senza sapere ne capire, in quello che è divenuto il contenitore delle discariche d’Europa ed assistere all’immiserimento della terra; per questo si tenta di diventare dei veri conoscitori dell’intero ciclo rifiuti: la munnezza la gestisco da me, anche acquisendo competenza dagli autentici esperti nelle varie materie.

Governo e amministrazioni, affermano che le loro decisioni vengono prese “per il nostro bene”. Oggi sono tante le donne e gli uomini in Campania che si relazionano tra loro e con altri vogliono prendersi cura della salute loro e dell’ambiente. Che sanno pensare in prima persona su quale è il loro bene. Tante/i di noi qui a Napoli credono che rendersi responsabili dei propri consumi e dei propri comportamenti offra un rinnovo virtuoso dei beni della terra e una differente relazione tra ogni essere umano. Sappiamo bene che rendersi responsabili dei propri rifiuti vuol dire avere conoscenza di tanti argomenti tecnico-scientifici.
Diventa determinante un fare in prima persona tra donne e uomini che pensano ad una vita collettiva sostenendo un'altra modalità di approccio ai consumi e credendo nel coinvolgimento di ogni singola persona nel ciclo di produzione dei rifiuti (che, se reinvestiti, possono diventare un bene comune). Sempre più avanza un sistema politico che impone di separare chi e cosa ha valore da chi e cosa non ne ha, ma ciò che è accaduto qui sul nostro territorio, alla vita di tante/i di noi ci fa apparire il rifiuto, lo spreco rendendo trasparente l’assurdo nel quale stiamo vivendo.
Terre colte, belle, amate diventano discariche, immonde con tutti i nostri resti indifferenziati, forse anche resti umani, piene di lecito e illecito, probabile fonte di devianza ambientale, che ci rimandano anche a tutta la pubblicità di un mondo lindo, incontaminato. Fino a decretare il segreto di Stato, il territorio è militarizzato ed ognuna/o è fuori, diventa un resto non partecipe .

Tutti parlano di salute, di ambiente ed intanto si vorrebbe far diventare discarica una delle cave di Chiaiano. Proprio quella bellissima cava di tufo, pietra porosa color rosso/giallo che, fino allo scorso anno, era considerata uno tra i tanti “monumenti” cittadini che venivano frequentati attraverso bellissime passeggiate con visite guidate. Ora quella cava si vorrebbe riempire (seppellire) di rifiuti. Una cava nel parco dei Camaldoli tra tante altre cave, su una falda acquifera, vicino ad abitazione e ospedali. Proprio questa scelta scellerata mette in luce il reale progetto politico mortifero ed affaristico. Il tema del corpo, dell’amore per la propria terra sono riflessioni che hanno attraversato la tradizione del pensiero di tante donne. È da tempo che il pensiero femminile si interroga sulla bellezza, la sessualità, il desiderio, sull’essere escluse nel mondo, possiamo ben dire sull’immondo, i rifiuti, i resti.

Proprio a partire dalla nostra esperienza politica, una politica fatta di relazioni, che si rapporta ai corpi viventi, si può disegnare uno spazio che tenga presente il quotidiano, il domestico, così da non costruire luoghi di parti, di chi ha valore e di chi è senza valore. Per questo si può oggi tra donne, per il mondo, valorizzare l’amore che abbiamo per l’ambiente e per la salute, dove i rifiuti non sono scarto ma valore aggiunto. Il saper ospitare tra noi anche ciò che appariva immondo, l’esperienza del quotidiano e della vita domestica ci restituiscono questa possibilità. Un luogo pubblico aperto a nuove idee ad un'altra dimensione degli spazi. Per questo sembra rilevante che tante donne oggi vivano una idea collettiva di bene comune, come le donne 29 agosto di Acerra, che con tante e tanti discutono di bonifiche delle terre, di differenziata, di inceneritori e di quali siano le scelte meno dannose, ma anche più inventive per tutto il loro paese. Ricordiamo le donne di Gianturco che insieme hanno riscoperto il senso degli affetti per il loro quartiere, che ragionando in relazione con altre potevano comprendere il perché del loro legame al luogo, a come subivano il degrado e alla gioia che si poteva provare a credere di organizzare un habitat più umano. Fino alle donne di Chiaiano, che soffrono all’idea di vedere il loro quartiere poter stare tanto vicino ad una discarica, infatti rifacendosi al simbolico delle donne in nero, tutte vestite rigorosamente in nero, le donne in lutto, hanno ideato delle manifestazione per rendere visibile il tormento che sentono per le possibili conseguenze di questa ipotesi sconsiderata.
Le donne in nero di Napoli anche con altre, già è nata una prima rete di donne di associazioni o comitati: Il gesto responsabile, credono che sia importante darsi questa possibilità di relazionarsi per pensare ai rifiuti del mondo, alle tante militarizzazioni della terra.
Abbiamo preso parte ieri 24 luglio, con altre donne, all’incontro promosso dalla Consulta Femminile della Campania, presenti i rappresentanti istituzionali generale Giannini e prefetto Chiappucci, delegati da Bertolaso, ai quali abbiamo chiesto impegni precisi per attuare subito la politica di riduzione degli imballaggi, già previsto dal D.L. 90. Hanno preso l’impegno di riunire al più presto intorno ad un tavolo istituzioni, sia governative che regionali e rappresentanti della distribuzione.

Maria Rosaria Mariniello e Nadia Nappo
Donne in nero Napoli
Luglio 2008

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