Denunciata la piaga dei contratti d’affitto irregolari

Rinviato lo sgombero di un anziano sotto sfratto: gli attivisti interpellano l’ONU

Gli attivisti della rete RentStrike hanno organizzato per la seconda volta un picchetto antisfratto, con ricorso all’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani, per salvare da una vita di senzatetto un anziano residente della Capitale, vittima di un contratto d'affitto irregolare.
14 luglio 2021
Patrick Boylan

Presidio anti-sfratto a Roma in via dei Sabelli no. 19, quartiere San Lorenzo, l'8 luglio 2021.

I fatti: Giovedì scorso (8.7.2021) gli attivisti del movimento RentStrike (vedi qui e qui) sono riusciti a salvare momentaneamente dallo sfratto un anziano residente del quartiere romano di San Lorenzo, il quale rischiava di diventare un senzatetto sotto il torrido sole estivo. Per difenderlo, hanno interpellato una Commissione dell’ONU poco conosciuta in Italia, la CESCR (vedi qui e qui), creata per tutelare il rispetto dei trattati sui diritti economici e sociali sottoscritti dagli stati membri. L’ufficiale giudiziaria, presentatasi alle nove e mezza davanti alla casa dell’anziano, ha rinviato lo sfratto al prossimo 20 settembre.

I retroscena: Seppure i ricorsi presso la CESCR siano frequentissimi in Catalogna (vedi qui), dove hanno salvato dallo sfratto decine di soggetti fragili, l’intervento di RentStrike-Roma presso la sede ginevrina della Commissione è stato solo il secondo tentativo in Italia di usare questo nuovo strumento di difesa del diritto all’abitare. “Ma vorremmo fare scuola,” ha commentato uno degli organizzatori del presidio giovedì scorso. “I tempi cambiano. Oggi bisogna rivendicare una casa per ogni persona che viene sfrattata, con tutti i mezzi.”

Infatti, anni fa per impedire gli sfratti a San Lorenzo, i residenti riempivano la strada davanti al portone di chi rischiava di perdere casa, per impedire fisicamente l’accesso della forza pubblica – a volte si veniva persino alle mani. Giovedì scorso invece, per difendere la casa dell’anziano sanlorenzino, è bastata appena una decina di attivisti, armati non con sampietrini ma con il diritto internazionale. Altro che cambiamento epocale!

In questi ultimi vent’anni, infatti, il quartiere San Lorenzo – come tanti altri quartieri metropolitani italiani una volta popolari – è cambiato tantissimo, demograficamente e sociologicamente, e di pari passo sono cambiate anche le sue modalità di lotta e l’ethos che esprime.

Da una parte, il quartiere ha cominciato a “gentrificarsi”: i borghesi dei quartieri alti  hanno iniziato a colonizzarlo, costruendo residence di lusso al posto delle vecchie case popolari e delle vecchie fabbriche e facendo in tal modo lievitare i prezzi nei negozi – a tal punto che i residenti storici hanno cominciato a migrare altrove.

Ma l’imborghesimento del quartiere ha anche cause endemiche. Una parte delle stesse famiglie storiche popolari si è prestata alla “studentificazione” e alla “turistificazione” di San Lorenzo, trasformando i propri appartamenti familiari in mini-studentati e bed&breakfast. Questo cambiamento strutturale – lo sfruttato che diventa a sua volta un piccolo padrone – provoca poi inevitabili cambiamenti sovrastrutturali nella mentalità della gente. Si solidarizza di meno; predomina l’individualismo. Giovedì scorso, di sanlorenzini presenti al presidio contro lo sfratto c’erano soltanto due o tre, gli altri venivano per solidarietà dai quartieri vicini rimasti più popolari, il Pigneto e soprattutto Tor Pignattara.

Ma guardiamo da più vicino il fenomeno della studentificazione e i danni che ha provocato al tessuto sociale, a San Lorenzo come altrove. (In quanto alla turistificazione, vedi qui e qui.) Questo excursus ci aiuterà a capire meglio, poi, come mai quell’anziano sanlorenzino era finito sotto sfratto e qual è l’illegalità che l’organismo dell’ONU è stato sollecitato a sanare.

San Lorenzo è un quartiere universitario come tanti dove – per una precisa seppure inconfessata scelta governativa di non garantire appieno il diritto allo studio ai figli dei ceti sociali meno abbienti – mancano gli studentati a prezzi bassi per alloggiare i cosiddetti “studenti fuori sede”, ovvero i giovani che vengono da altre città a studiare nella capitale. La maggior parte di loro non possiede i mezzi economici per pagarsi un appartamento o una camera in uno studentato privato di lusso, come lo Student Hotel in via di costruzione a San Lorenzo. Così, per soddisfare questa forte domanda di alloggi temporanei, molte famiglie sanlorenzine hanno trasformato i propri appartamenti in mini-studentati, accogliendo due o tre giovani per camera e facendo loro pagare affitti salati, per quanto inferiori a quelli degli studentati privati di lusso. La legge, infatti, consente ad un proprietario di offrire ad uno studente fuori sede un contratto di locazione temporaneo, revocabile annualmente, a canoni superiori a quelli riservati per le famiglie, i quali vengono invece concordati con il sindacato degli inquilini.

Non solo, ma molti proprietari di appartamenti stipulano “contratti transitorii per studenti” con chi studente non è, e desidera vivere stabilmente nella casa che prende in affitto. Con questi contratti transitori a canone libero, del tutto illegali, il proprietario di un appartamento ha la possibilità non solo di chiedere un affitto esoso, ma anche di alzarlo annualmente ad ogni scadenza e di terminare il contratto quando vuole. Il locatario, in pratica, rimane senza diritti. Il business delle locazioni abusive è così diffuso a San Lorenzo che una parte del quartiere, una volta orgogliosa delle proprie tradizioni antifasciste e anticapitaliste, ora esibisce la stessa mentalità qualunquista da piccolo padrone che magari in passato, da giovane, contestava.  Siamo ciò che mangiamo ma soprattutto ciò che facciamo per campare: la funzione crea l’organo.  Naturalmente con eccezioni: c'è chi riesce a fare l'affittacamere a studenti o tramite Airbnb addirittura solidarizzando con i propri ospiti – in particolare chi abbia acquisito più appartamenti come beni rifugio, non per fini speculativi.

Il caso: L’anziano salvato dallo sfratto giovedì scorso rientra proprio nella categoria, appena descritta, di locatario sfruttato da un proprietario che, attraverso lo strumento illegale del “contratto transitorio”, lo priva dei suoi diritti e ne approfitta esigendo un affitto esoso soggetto ad aumenti annuali.

Tre anni fa, Carlos, un istruttore di fotografia 67enne, single, aveva bisogno di una casa più grande: sua madre aveva contratto il morbo di Alzheimer e Carlos voleva farla vivere con lui per poterla curare. Ha accettato il “contratto transitorio” offerto da un proprietario in via dei Sabelli, nel cuore di San Lorenzo. Sapeva che, scegliendo di occuparsi della madre, egli avrebbe potuto lavorare (e guadagnare) molto meno di prima, ma contava, per pagare l’affitto esoso, sul sussidio fornito dallo Stato per l’assistenza a familiari incapaci.

Poi, l’anno scorso, si è scatenato il virus Covid-19.

La mamma è morta subito prima della pandemia e così, da allora, Carlos non prende più il sussidio. Inoltre, a causa della pandemia, le scuole di fotografia dove insegnava sono rimaste chiuse e quindi Carlos si è trovato senza entrate. Egli non rientrava nelle categorie assistite dai “ristori pandemici” governativi. E non poteva pretendere nemmeno i “sostegni pandemici” per l’affitto: non erano previsti per chi ha un contratto di affitto transitorio. Idem per il blocco degli sfratti – Carlos non può godere di questa protezione perché essa non si estende alle locazioni transitorie e quindi agli sfratti per finita locazione.

Perciò oltre un anno fa, non avendo più entrate e nessuna tutela dallo Stato, Carlos si è trovato nell’impossibilità di pagare l’affitto (€750 al mese). La reazione del suo proprietario è stata immediata: ha tolto la corrente e il gas in quanto i contratti erano intestati a nome suo. Carlos non poteva stipulare per conto proprio la fornitura di elettricità e di gas perché il suo contratto transitorio d'affitto era scaduto. Perciò, da un anno, Carlos vive senza luce, senza acqua calda, senza riscaldamento d'inverno e senza Internet, perciò senza la possibilità di dare lezioni di fotografia online.

Il giudice che ha deciso il suo sfratto il 30 novembre 2020 non ha tenuto in considerazione l’irregolarità del contratto d’affitto di Carlos né le conseguenze nefaste derivanti da quella irregolarità, illustrate qui sopra. Ne poteva tenere in considerazioni queste cose: l’avvocato di Carlos – assegnatogli d’ufficio dal Tribunale, essendo indigente – non le ha menzionate nella sua breve promemoria difensiva scritta. Anzi, non si è nemmeno presentato all’udienza e, dopo il processo, non ha fatto appello. La sentenza, pertanto, è passata automaticamente in giudicato. Carlos stava per finire letteralmente sul marciapiede.

Il ricorso all’ONU: La CESCR è stata istituita dall’ONU proprio per porre fine, nei suoi Stati Membri, a casi come quello di Carlos: casi in cui i diritti umani fondamentali, sanciti dai trattati internazionali firmati dagli stati ONU, vengono negati in assenza di norme adeguate per tutelarli, o perché le norme esistenti sono di troppo difficile applicazione o vengono troppo facilmente disattese o aggirate.

Tra parentesi, va precisato che l’ambito d’azione della CESCR comprende non solo la tutela del diritto all’abitare, bensì la tutela di tutti i diritti. Per esempio, nel 2015, la CESCR ha ordinato all’Italia di combattere gli stereotipi di genere e le disparità di genere (vedi qui) perché ledono il diritto all’uguaglianza tra cittadini. A difesa del diritto alla salute, ha denunciato l’Italia per aver tagliato eccessivamente il budget sanitario nel contesto delle misure di austerità (vedi qui) e per aver consentito all’impianto siderurgico tarantino ILVA di continuare ad emettere fumi cancerogeni (vedi qui).

Nel caso dell’anziano sanlorenzino che un presidio antisfratto giovedì scorso ha salvato momentaneamente dalla vita in strada, non è ancora chiaro se la CESCR si occuperà del suo caso. Peraltro è soltanto la seconda volta in Italia che gli attivisti di RentStrike tentino questa strada. Ma già il loro primo ricorso presso la CESCR ha avuto un successo iniziale: lo scorso 27 maggio, l’ONU è intervenuta a favore di una residente del quartiere romano di Tor Pignatara, sotto sfratto per via di un contratto illegale, ordinando alle autorità italiane di “sospendere lo sfratto dall’appartamento dove sta vivendo attualmente, oppure di provvedere ad un alloggio alternativo adeguato ai suoi bisogni” mentre il suo caso viene esaminato.

Oltre a ricorrere presso la CESCR, poi, Carlos si sta finalmente attivando per sbloccare la sua pratica pensionistica. Il muro di gomma della burocrazia l’aveva gettato in uno stato depressivo di rassegnazione. Ora ha ritrovato la speranza di ottenere la pensione che in teoria gli spetta per poter liberare finalmente l’appartamento da lui occupato tuttora per necessità e andare a vivere in uno più piccolo ma economicamente più abbordabile – e con elettricità e gas!

“Comunque vadano le cose – insiste l'attivista di RentStrike – il fatto di aver intrapreso queste iniziative gli è servito, eccome! Carlos ha ripreso fiducia in se stesso e nella lotta e ciò è già una vittoria non da poco. La lotta paga.”

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