Alex Zanotelli

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Che errore reprimere la gente indifesa

Sono due i problemi legati ai rifiuti in Campania: la camorra e le istituzioni. Entrambi puntano al business
13 maggio 2007
Alex Zanotelli
Fonte: Il Manifesto

Non basta che il ministro Ferrero sbatta la porta o che il collega all'ambiente Pecoraro Scanio prenda una posizione forte, perché quello che è successo ieri è un vero e proprio tradimento: c'era stato un patto venerdì tra il senatore Sodano, presidente della commissione rifiuti, il prefetto di Salerno e il commissario Bertolaso per rimandare la discussione a sabato mattina a mezzogiorno, la popolazione di Serre era tornata a casa lasciando al presidio una trentina di persone che sono state vigliaccamente caricate alle 8 di mattina. Si tratta di una popolazione che per 5 mesi ha manifestato in modo nonviolento. Avrebbero potuto occupare l'autostrada o la ferrovia e invece hanno scelto di rimanere pacificamente sulla loro terra a difenderla, ed è questo livello di civiltà e consapevolezza che ci dà speranza.
Quello che è successo a Serre è gravissimo oltre che assurdo: attaccammo Berlusconi per il decreto Matteoli e venerdì il governo Prodi ha fatto lo stesso, affidando al Commissariato all'emergenza rifiuti poteri tali da bypassare la legge e la magistratura, che vietano di installare una discarica in un'area protetta, a maggior ragione dopo l'ordinanza del Tribunale di Salerno che ne ha bloccato la costruzione. Siamo di fronte allo Stato che schiaccia lo Stato. Ma quello che sta avvenendo è soprattutto il trionfo delle lobby economiche, con il presidente degli industriali campani Lettieri, dopo il decreto legge, che incita alla costruzione dell'inceneritore ad Acerra.
Non si risolve il problema rifiuti con la repressione della popolazione, ma affrontandolo sotto un duplice aspetto. Il primo è la camorra, che da oltre due decenni ha capito che munnezza è uguale a ricchezza, riciclando nel territorio campano i rifiuti tossici delle lavorazioni del nord Italia. Prima il triangolo delle morte era concentrato nei territori di Nola, Acerra e Marigliano, ora si sono spostati nella cosiddetta «Terra dei fuochi», cioè Giugliano, Cardito, Caivano e Marigliano, dove bruciano incessantemente rifiuti di ogni genere, rendendo l'area casertana una terra malsana per la salute, tra diossina, metalli pesanti e microparticolati che infestano latte e verdura, rovinando persino un'industria fiorente come quella casearia.
L'altra faccia del problema si chiama invece istituzioni, che hanno scelto di fare dello smaltimento dei rifiuti un business selvaggio in mano alle lobby economiche private. Solo così si spiegano 14 anni di emergenza continua senza mai arrivare a una soluzione seria, con circa 2 mila miliardi di vecchie lire spesi per produrre 6 milioni di tonnellate di ecoballe, che sono più che altro una balla perché di «eco» non hanno nulla. Bruciate o seppellite finiscono per rovinare territorio e salute.
L'unica via di uscita è la raccolta differenziata casa per casa, il riutilizzo dei rifiuti e l'adozione di tutti gli strumenti possibili per una campagna di informazione che educhi al consumo responsabile. Nella liberista america, a San Francisco, viene recuperato il 73% dell'immondizia. Se l'obiezione è che qui non c'è la cultura allora rispondo che in 14 anni e con tutti i soldi che hanno sperperato avremmo già avuto dei cittadini responsabili, se qualcuno si fosse preoccupato di questo. Quello che serve è un paese che investa in un modello radicalmente diverso, che disincentivi l'utilizzo della plastica, degli imballaggi inquinanti, dell'usa e getta, invece utilizziamo i soldi del Cip 6 inseriti nelle bollette che paghiamo all'Enel per finanziare inceneritori anziché fonti rinnovabili, con un impianto enorme come quello di Acerra che ci costa 254 milioni di euro.

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