Disarmo

Lista Disarmo

Archivio pubblico

Il ruolo della comunicazione nella guerra siriana: il caso delle armi chimiche e dei missili S-300

Questa guerra si presenta non solo come un caos strategico per come si è affrontata, ma anche nelle informazioni
10 giugno 2013

Un milione di rifugiati

"Con un milione di persone in fuga, altri milioni di sfollati, e migliaia di persone che continuano ad attraversare il confine ogni giorno, la Siria si avvia verso un disastro su larga scala”.
http://www.unhcr.it/news/dir/28/view/1473/in-siria-situazione-umanitaria-gravissima-allarme-della-alto-commissario-onu-per-i-rifugiati-al-consiglio-di-sicurezza-147300.html

“Le controparti siriane non sono pronte e l’opposizione ha ancora tanto lavoro da fare per prepararsi a questa conferenza”. Con queste parole Lakhdar Brahimi, l’inviato in Siria di Lega Araba e Nazioni Unite, ha registrato il fallimento dell’incontro preparatorio a Ginevra il 5 giugno in vista della conferenza internazionale di pace prevista per la fine del mese, di fatto rinviata a luglio.
Poco prima Francia e Inghilterra avevano chiesto la fine dell’embargo sulle armi alla Siria come chiaro segnale al governo di Assad ricordando che "tutte le opzioni restano sul tavolo”, tuttavia la decisione è stata che ogni paese europeo deciderà autonomamente e si è posta la data del 1 agosto come termine ultimo.
La fine dell’embargo significa la totale abolizione del divieto di fornire armi alla Siria.
Ma gli stati europei possono legittimamente fornire armi e attrezzature ai ribelli siriani dopo il 1 agosto 2013? Secondo la Francia e l’Inghilterra si possono armare i ribelli se Assad rifiuta ogni soluzione negoziata, e se continua a violare le regole più elementari del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Come si vedrà, anche grandi aziende dell’Europa occidentale hanno fornito, nel passato, la tecnologia per la produzione di armi chimiche. Queste armi ora rappresentano “la linea rossa invalicabile”.

Le armi potranno essere inviate solo alla Coalizione Nazionale Siriana (organo che rappresenta le varie realtà presenti nella società siriana, costituito da 60 membri, fra cui il Consiglio nazionale siriano e l’Esercito Siriano Libero), si dovrà garantire l’identità del destinatario e l’utente finale, ogni licenza dovrà essere valutata caso per caso in relazione al regolamento UE circa l’esportazione di armi e dovranno servire a proteggere i civili. Secondo il regolamento UE, gli Stati europei si dovrebbero rifiutare di esportare armi quando c'è un rischio evidente che queste potrebbero essere usate in presenza di violazioni del diritto umanitario, quando possono estendere o aggravare il conflitto, e quando è chiaro che queste spedizioni mettono in pericolo la stabilità con un rischio per la pace e la sicurezza regionale.
Dunque una stretta interpretazione della posizione comune porta alla conclusione che, data l'attuale situazione caotica in Siria, gli Stati membri dell'UE dovrebbero astenersi dal consegnare le armi.

Vi è la certezza che le armi arriverebbero e rimarrebbero in mano alla sola coalizione nazionale, unico interlocutore ufficiale riconosciuto dall’Europa? O porterebbero ad una proliferazione e circolazione incontrollata di armi nel paese? E’ stato riconosciuto che anche l'opposizione siriana si è resa colpevole di torture, massacri, stupri e altre gravi violazioni del diritto umanitario.
Il regolamento europeo ed internazionale vieta in generale il sostegno militare ai gruppi armati impegnati in una guerra civile, ma allora in che modo gli Stati europei si sentono realmente vincolati da tali norme europee e internazionali?
Infine, se è chiaro che il conflitto si è allargato sconfinando le frontiere regionali, è altrettanto chiaro che gli alleati di Assad come Russia, l'Iran e Hezbollah si sentirebbero legittimati a intensificare il loro trasferimento di armi per l'esercito e il servizio di sicurezza siriano.
Il 6 giugno nell’area controllata dalle Nazioni Unite sul Golan tra Siria e Israele, durante gli scontri tra ribelli e militari siriani, sono rimasti feriti due Caschi blu dell’Onu. Dopo tale episodio l’Austria ha deciso di ritirare i suoi 380 uomini di una missione che in totale ne conta 900.
Nella città di Al-Qusayr, al confine tra Siria e Libano, l’esercito siriano e il gruppo di combattenti della Hezbollah che l’hanno conquistata, affermano di aver trovato armi e munizioni con scritte in ebraico. Questo evento sarebbe una prova del fatto che Israele fornisce armi ai ribelli siriani. La notizia è stata diffusa dal canale televisivo “Al-Manar” di proprietà del movimento libanese della Hezbollah. Dal canto suo Israele afferma che si tratta di un evidente tentativo di falsificazione.

Questa guerra, iniziata nel 2011 come protesta popolare spontanea contro presidente Bashar Hafiz al-Asad, duramente repressa, si è trasformata in un campo di battaglia strutturato dalla presenza anche di bande armate che non conducono una guerra di liberazione, ma una guerriglia confessionale sostenuta dalle monarchie del Golfo, e da vari comitati riuniti nella Coalizione Nazionale Siriana. Parallelamente il conflitto viene combattuto anche sul campo mediatico producendo una sequenza di eventi impressionanti volti ad accelerare un intervento internazionale diretto. Un ruolo fondamentale viene svolto dalle armi convenzionali e non: fra queste le armi chimiche e i missili S-300 simboleggiano un limite invalicabile.
Abbiamo dunque il governo di uno Stato, la Siria, appoggiato dalla Russia, Hezbollah e Iran, e la Coalizione Nazionale appoggiata da Qatar, Arabia Saudita (più di un anno fa, l'Unione europea e gli Stati Uniti hanno essenzialmente delegato il compito di armare l'opposizione ai due stati inclinati, rispettivamente, verso il salafismo e la Fratellanza Musulmana), Turchia, USA ed Europa. Particolare è la situazione di Israele che si sente minacciata dai gruppi islamisti, soprattutto se Assad perde potenza, e che non vuole compromettere le relazioni di vitale importanza con la Russia, come si è visto nel caso del sistema missilistico S-300.
E’ più di un anno che Arabia Saudita e Qatar forniscono armi all’opposizione siriana attraverso la Giordania “Saudi Arabia arms Syrian rebels via Jordan – report” http://rt.com/news/rebels-jordan-syria-arab-833/, così come la CIA (Central Intelligence Agency). “C.I.A. Said to Aid in Steering Arms to Syrian Opposition” http://www.nytimes.com/2012/06/21/world/middleeast/cia-said-to-aid-in-steering-arms-to-syrian-rebels.html?pagewanted=all&_r=0
Funzionari americani e funzionari della CIA in pensione, stanno assistendo i ribelli attraverso la Turchia fornendo immagini satellitari e supporto di intelligence, armi e munizioni.
I sistemi di difesa aerea portatili come i manpads in mano ai ribelli dovrebbero provenire dalle scorte libiche. Questi aiuti sono continuati nel 2013 con un flusso costante attraverso voli cargo coinvolgendo anche la Croazia http://www.nytimes.com/2013/03/25/world/middleeast/arms-airlift-to-syrian-rebels-expands-with-cia-aid.html?pagewanted=all

Persino il Sipri, che monitora i trasferimenti illegali di armi, ha dichiarato tramite Hugh Griffiths che "Una stima conservativa del payload di questi voli sarebbe di 3.500 tonnellate di equipaggiamento militare", l 'intensità e la frequenza di questi voli, ha aggiunto, sono "suggestivi di un'operazione ben pianificata e coordinata di logistica militare clandestina".
Sempre il Sipri (Stockholm International Peace Research Institute) ha pubblicato il “SIPRI YEARBOOK 2013 - Arms transfers to Syria in cui si legge delle esportazioni di armi dalla Russia alla Siria (per il 71%) e della fornitura di armi ai gruppi ribelli siriani.
http://www.sipri.org/yearbook/2013/files/sipri-yearbook-2013-chapter-5-section-3

Dopo molti anni di difficoltà economiche in cui la Siria non era riuscita a mantenere
le sue forze armate al passo della moderna tecnologia militare, vi è stato un aumento degli sforzi per migliorare le forze armate in particolare dal 2006 al 2010, con consegne dalla Russia di sistemi di difesa aerea e missili anti-nave. Altri fornitori delle principali armi convenzionali sono stati Iran (21 per cento), Bielorussia (20 per cento), Corea del Nord (9 per cento) e Cina (2 per cento).
Sin dall'inizio del conflitto nel 2011, vi è stata una netta divisione tra gli stati che si oppongono all'imposizione delle sanzioni delle Nazioni Unite alla Siria e che continuano a fornire armi al governo siriano, e gli Stati che hanno imposto l'embargo sulle armi.

S-300

Le armi chimiche e i missili S-300

Si ritiene che la Siria possegga agenti nervini, il gas Sarin e il VX, gas mostarda o genericamente senape di zolfo, e i missili Scud capaci di caricarli. Inoltre le autorità siriane possiederebbero anche agenti antisommossa che potrebbero essere letali se abusati.
SYRIA’S CHEMICAL AND BIOLOGICAL WEAPONS: ASSESSING CAPABILITIES
AND MOTIVATIONS http://cns.miis.edu/npr/pdfs/diab51.pdf
La Siria ha costruito il suo programma CW con il sostegno straniero importando materiali, tecnologie e competenze, stessa cosa vale per i missili balistici a corto raggio (tramite Unione Sovietica Russia, Cina e Corea del Nord). Per quanto riguarda la vendita di precursori chimici, nel 1996 la rivista tedesca Stern aveva affermato che funzionari dell’intelligence USA, avevano informato i loro omologhi in Germania che imprese tedesche erano coinvolte nella costruzione di una fabbrica di gas velenosi nei pressi della città settentrionale siriana di Aleppo.
Sempre nel 1996, il ministro della Difesa israeliano, Genrale Yitzhak Mordechai, aveva affermato che scienziati russi aiutavano la Siria a produrre il gas nervino VX. Mordechai non aveva specificato se i russi volevano cooperare con la Siria con un accordo ufficiale o con un contratto privato. In una testimonianza sul programma chimico-biologico siriano, l'ex funzionario della CIA William Webster, aveva detto che più in generale, "le imprese dell'Europa Occidentale hanno contribuito a fornire il precursore richiesto e attrezzature. Senza la fornitura di questi prodotti chimici fondamentali, Damasco non sarebbe stato in grado di produrre armi chimiche”.
Si pensa che i principali fornitori della Siria della tecnologia per la produzione di armi chimiche e biologiche siano state aziende dell’ Olanda, Svizzera, Francia, Austria e Germania, molte delle stesse aziende che rifornivano l'Iraq.

Il 23 luglio 2012 Jihad Makdissi, portavoce del ministero siriano degli Affari Esteri siriano, aveva affermato che il suo paese possedeva “armi di distruzione di massa” e, in particolare, le armi chimiche. Ha poi aggiunto: “Tutti questi tipi di armi sono depositati in sicurezza sotto diretta supervisione delle forze armate siriane, e non saranno utilizzate finché la Siria non sarà esposta ad aggressioni esterne”. In seguito funzionari siriani hanno fatto marcia indietro sul fatto di possedere armi chimiche e di essere pronti ad usare tali armi. Comunque era la prima volta che le autorità di Damasco ammettevano di possedere armi chimiche, un fatto immaginato da molti ma mai supportato da prove concrete. Il paese è uno dei sei Stati che non hanno firmato la convenzione sulle armi chimiche che ne vieta la produzione. In seguito a questa dichiarazione il Pentagono avvertiva la Siria di non pensare in assoluto di utilizzare le armi chimiche. "Questa è una linea rossa per gli Stati Uniti" http://rt.com/news/syria-chemical-weapons-agression-873/

Da allora è iniziata una vera e propria guerra mediatica. Il generale Adnan Silou, un disertore di alto rango, ha confermato che le forze ribelli stavano formando una unità speciale per proteggere i siti di armi chimiche.
http://www.sipri.org/media/expert-comments/syrias-chemical-weapons-and-protection-against-their-use-a-brief-overview
Il sito di una organizzazione no profit ha pubblicato una intervista all’ex generale in cui si afferma che queste armi sono state già usate a Rastan, lì il regime avrebbe spruzzato pesticidi. Una dichiarazione in odore di propaganda.
http://www.syrianassistance.com/1/post/2012/12/will-assad-go-chemicaltalking-to-syrian-major-general-adnan-silou.html

La rivolta siriana ha sollevato nuove preoccupazioni nel mondo occidentale per via della già difficile situazione accentuata dalle ultime guerre NATO, preoccupazioni che vanno al di là della regione del Medio Oriente a causa del fatto che il crollo del regime di Bashar al-Assad potrebbe far cadere le armi non convenzionali nelle mani di gruppi terroristici, oppure inserirle in reti di traffici di armi illeciti. http://www.ieee.es/en/Galerias/fichero/docs_opinion/2012/DIEEEO33-2012_AnalisisAmenazaQuimicaBiologicaSiria_RenePita_ENGLISH.pdf

Il magistrato svizzero Carla del Ponte, membro della Commissione Onu che indaga sulle violazione dei diritti umani in Siria, ha dichiarato a maggio che “stando alle testimonianze che abbiamo raccolto sono state utilizzate armi chimiche, in particolare gas nervino. Dalla nostra indagine emergerebbe che sono state usate dagli oppositori, dai ribelli»”.
Il 7 giugno ha rilasciato una intervista in cui auspicava che “quando inizieranno i negoziati a Ginevra si possa discutere anche dell’ingresso della Commissione in Siria”, confermando le dichiarazioni sull’uso di armi chimiche di cui non esistono prove certe, ma solo elementi di indagine “abbiamo alcuni elementi, altrimenti non avrei detto nulla al riguardo”.
A tal proposito l’ONU aveva replicato che non ci sono prove di armi chimiche “la Commissione desidera chiarire di non aver trovato prove conclusive sull'uso di armi chimiche nel conflitto siriano nè dall'una nè dall'altra parte”, tuttavia “un costo in vite umane sempre più alto si accompagna a una crescente circolazione delle armi in Siria”. http://www.swissinfo.ch/ita/rubriche/notizie_d_agenzia/mondo_brevi/Siria:_Onu_replica_a_Del_Ponte,_non_ci_sono_prove_di_armi_chimiche.html?cid=35745702

Eppure Regno Unito e Francia annunciano di avere "prove concrete" sull’uso di armi chimiche in almeno un caso da parte del governo siriano, riferendosi al “reportage di Le Monde sulle armi chimiche” http://www.internazionale.it/news/siria/2013/06/04/il-governo-francese-denuncia-luso-di-gas-sarin/

In una intervista a SPIEGEL, Zbigniew Brzezinski, politologo membro effettivo della Commissione Trilaterale, ha dichiarato che la situazione siriana è assai complessa poiché non è implicata solo la Russia, ma anche Iran e Cina. http://www.spiegel.de/international/world/former-us-national-security-advisor-brzezinski-on-syrian-chemical-weapons-a-897228.html
Questa guerra si presenta non solo come un caos strategico per come si è affrontata, ma anche nelle informazioni, tant’è Obama ha spiegato che “Sembra che in Siria siano state usate armi chimiche, ma io non prendo decisioni in base ad una percezione e certamente non posso organizzare una coalizione internazionale sulla base di una percezione”. Abbiamo visto che, in passato, tra l'altro, e non ha funzionato bene.
http://www.radio24.ilsole24ore.com/notizie/2013-05-08/armi-chimiche-obama-prende-141428.php

I missili anti-aerei russi S-300

La Siria avrebbe siglato un contratto con la Russia nel 2011 per l’acquisto di un numero imprecisato di missili S-300 per un valore di 105 milioni di dollari, la cui consegna era prevista tra il 2012-2013. Contando che una batteria di missili ha un costo di circa 115 milioni, dovrebbe averne comprata una (un missile costa circa 1 milione di dollari) , tuttavia stando a fonti di intelligence occidentali, la Siria avrebbe ordinato quattro batterie e 144 missili raggiungendo la spesa di 900 milioni di dollari. Gli S-300 sono sistemi che sono stati modernizzati ripetutamente, a seconda della versione possono lanciare sei missili in una volta e impegnarsi simultaneamente su 12 obiettivi, sia ad alta che a bassa quota. Possono colpire aerei da combattimento, navi da crociera e missili balistici. Con questo sistema ogni tentativo da parte delle potenze straniere di imporre una no-fly zone sulla Siria, fallirebbe. Secondo un canale TV israeliano, i soldati siriani avrebbero completato recentemente un corso di formazione di due mesi sul sistema in Russia.
Nel gennaio 2013 sono stati installati i missili terra-aria Patriot PAC-3 della NATO in Turchia al confine siriano, stando a Rasmussen l'impiego dei missili in Turchia non sarebbe in alcun modo “a sostegno di una no-fly zone o per operazioni di attacco”. Qualche giorno fa “il segretario alla Difesa Usa Chuck Hagel ha approvato l'invio di una batteria di missili antimissile Patriot e di caccia F-16 in Giordania nell'ambito di un'esercitazione militare prevista da tempo, ma anche con l'intesa che possano rimanere nel regno hashemita per rafforzarne le difese, dal momento che la crisi in Siria sembra allargarsi oltre frontiera” http://www.cdt.ch/mondo/cronaca/84879/missili-e-caccia-usa-in-giordania.html
La fornitura di missili alla Siria costituisce la risposta della Russia alla revoca dell’embargo europeo e agli attacchi israeliani in Siria (Israele sostiene che le sue azioni sono dirette contro Hezbollah). Il presidente Assad ha immediatamente informato che "La Siria ha ricevuto il primo lotto di missili anti-aerei russi S-300” http://www.guardian.co.uk/world/2013/may/30/assad-russian-s300-missiles-syria
Per Israele i missili S-300 rappresentano una “linea rossa” perché' metterebbero in discussione la sua superiorità' nei cieli. Se i missili russi arriveranno in Siria, ''Israele saprà cosa fare'', ha detto il ministro della Difesa israeliano Moshe' Yaalon. Il Guardian ha annunciato che una delegazione di funzionari dell'intelligence israeliana è andata urgentemente a Mosca per provare a convincere i russi di non fornire gli S-300, i diplomatici israeliani continueranno a lavorare sia pubblicamente che privatamente per impedire il loro trasferimento. Parrebbe vi sia stato un accordo fra Israele e Russia per evitare la consegna dei missili alla Siria, ma viene negato in un articolo di Russia Today "Questa storia è staccata dalla realtà. Una favola. Non c'è stato nessun accordo o intesa raggiunta tra Putin e Netanyahu”. http://rt.com/news/israel-russia-syria-s-300-813/
In un articolo di Reuters si legge che Israele eccelle nella guerra elettronica e che i russi hanno dichiarato che Israele avrebbe "probabilmente un milione di modi per combattere gli S-300 per via elettronica". Ma hanno messo in dubbio la loro fattibilità in quanto non sono stati testati in guerra. http://www.reuters.com/article/2013/05/30/us-syria-crisis-israel-s300-analysis-idUSBRE94T0IZ20130530
Robert Hewson, analista di Jane, afferma che anche se la Siria stesse ricevendo il sistema S-300, ci vorrebbero mesi per implementare e gestire il sistema e non costituirebbe una grande sfida per il potere aereo hi-tech di Israele. "Vi è un corpus di conoscenze, in particolare tra gli amici di Israele, su come trattare con questo sistema" ha detto. Una volta attivato, il radar dell’S-300 potrebbe emettere un segnale distintivo che Israele potrebbe facilmente individuare.
Anche l’arma "S-300" compare perfettamente nel quadro di una guerra 4GW (quarta generazione), cioè uno dei tanti modi in cui le guerre di questi ultimi 20 anni sono state definite. Secondo la teoria delle 4GW, la guerra moderna sarebbe passata da una forma basata sul manpower, poi sul firepower, la maneuvre warfare e infine la quarta. 4GW è una concezione bellica in cui la delimitazione tra guerra e politica, civile e militare, pace e conflitto, campo di battaglia e salvezza è molto labile per cui l’inganno nell’analisi delle informazioni e nella strategia può vedersi come un pericolo e un’opportunità. L’inganno militare è “l’insieme di azioni messe in atto per ingannare deliberatamente i decisori avversari riguardo alle proprie capacità, intenzioni e operazioni, in modo da indurre l’avversario ad intraprendere determinate azioni (o non-azioni) che daranno un contributo alla riuscita della propria missione” http://www.c4i.org/jp3_13_4.pdf

Articoli correlati

  • "Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra"
    CyberCultura
    La dichiarazione del Presidente del Consiglio Europeo

    "Se vogliamo la pace prepariamoci alla guerra"

    Queste parole di Charles Michel sono pericolose e fuorvianti. Esempio lampante è la storia dell'antica Roma, spesso citata a sostegno del "si vis pacem, para bellum". I Romani usarono quel detto non per costruire la pace ma per imporre una storia costellata di guerre di conquista
    19 marzo 2024 - Redazione PeaceLink
  • "La Cina è un affronto all'idea egemonica degli Stati Uniti"
    Economia
    Intervista a Jeffrey Sachs sulla guerra in Ucraina, la Nato, l'Europa, gli USA e la Cina

    "La Cina è un affronto all'idea egemonica degli Stati Uniti"

    "Gli Stati Uniti hanno chiamato il primo ministro Meloni e hanno detto di uscire dalla Via della Seta. Pensate che abbia avuto da sola quell’idea? L'idea statunitense è che nessuno debba rivaleggiare con la potenza degli USA. Dovremmo invece puntare a costruire un mondo multipolare e cooperativo".
    6 febbraio 2024 - Jeffrey Sachs
  • La geopolitica dell'acciaio e la dipendenza dalla Cina
    Economia
    L'ILVA e la strategia europea di de-risking

    La geopolitica dell'acciaio e la dipendenza dalla Cina

    Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha sottolineato l'importanza della strategia di de-risking nel contesto delle relazioni UE-Cina, evidenziando la necessità di ridurre la dipendenza europea dalla Cina per l'approvvigionamento delle materie prime.
    30 gennaio 2024 - Alessandro Marescotti
  • Schede
    Il 26 maggio 2004 il New York Times riconobbe i propri errori pubblicando un articolo

    Le presunte armi di distruzione di massa di Saddam in Iraq

    Giornali come il New York Times, fino al 2003 ostili alla guerra, finirono per accettare come veritiere le affermazioni di Powell e per considerare ineluttabile l'intervento armato. A guerra terminata non fu trovata alcuna traccia di quelle fantomatiche armi.
    16 novembre 2023
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)