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La decrescita (in)felice

Quello che arriveremo probabilmente a vivere nel futuro, sarà una decrescita "infelice", per molti. Ma c'è già chi la pensa in modo opposto. E magari, ha trovato l'unico modo possibile per prepararsi ai nuovi equilibri che verranno.
12 ottobre 2008

Paesaggio di mare Incontrassi un talebano - ammesso di sopravvivere all'incontro - vorrei potergli dire: "Iddio grande e misericordioso, è pure saggio, e più saggio di voi. A che serve affaticarsi a minare l'Occidente con bombe e fedeli kamikaze quando è l'Occidente stesso ad avere in sé i semi della sua distruzione?"

. Distruzione spero di no, ma recessione, decrescita economica e nuovi equilibri nella società probabilmente si incontreranno, nei prossimi anni del nostro cammino di popoli "nati fortunati" in questo pianeta. Uno sgretolamento delle forze che fino ad ora (ma non da sempre) hanno fatto da padrone nella gestione per molti versi folle delle risorse, dei popoli e degli avvenimenti. Un ridimensionamento delle aspettative, ed è forse la Terra stessa che si sta scrollando di dosso quanto da tempo le appesantisce la vita di essere vivente globale. Una decrescita quindi, diventeremo tutti più poveri? E' allora giusto allarmarsi?

Ma chissà che con questa possibile povertà materiale, non si ritrovino invece nuove misure, nuovi equilibri fatti finalmente non solo di soldi ma anche di valori umani dimenticati o messi in secondo piano, di insperate solidarietà.

Utopie? Forse. Dipenderà dalle reazioni a tutto ciò. Dalla resistenza - che è grande - delle forze economiche già adesso affannate al recupero, alla ricrescita, alla sopravvivenza del sistema. Dalla consapevolezza dei singoli e delle nazioni, dall'accettazione di regole diverse e soprattutto, dal sapere riproporre  (o proporre finalmente ex novo) intrecci e legami diversi tra sé stessi, gli altri e la natura (e qui, sicuramente, tanti scrolleranno la testa pensando appunto, è un'utopia!).

Ma già studiosi della società - e parti sempre più numerose della società civile - vi stanno pensando. Il titolo messo qui sopra viene proprio da un libro da tempo pubblicato (vedi ad esempio qua) come pure da un crescente movimento di idee e di persone, incentrato proprio sul concetto che l'economia globale sta distruggendo il mondo, il mondo stesso sta agonizzando, ed è necessario dare un freno, ritornare un po' indietro, imparare a vivere senza per forza consumare.

Un'utopia realizzabile, quindi. Certo, una decrescita "infelice", per molti. Ma c'è già chi la pensa in modo opposto. E magari, ha trovato l'unico modo possibile per prepararsi ai nuovi equilibri che verranno.

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