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Italia nel mirino UE per l'aria

BRUXELLES - Lotta senza quartiere per migliorare la qualità dell'aria in Europa. Dimas ha deciso di intervenire anche su 10 stati membri - tra cui l'Italia.
30 gennaio 2009
Fonte: Ansa - 29 gennaio 2009

BRUXELLES - Lotta senza quartiere per migliorare la qualità dell'aria in Europa. Bruxelles non ha esitato a lanciare una raffica di procedure di infrazione in campo ambientale a 16 partner europei: solo all'Italia, ha inviato una lettera di diffida per non aver ancora rispettato i limiti in vigore dal 2005 sulla presenza di particelle sottili nell'aria responsabili dello smog; ed un secondo ammonimento, dopo il quale c'é solo il deferimento alla Corte Ue, sulle autorizzazioni per controllare le emissioni degli impianti industriali.

La guerra all'inquinamento è ormai, per le ripercussioni sulla salute e per il suo impatto socio-economico, un obiettivo trasversale nelle politiche europee. Le particelle inquinanti trasportate dall'aria - le cosiddette PM10 - sono emesse dagli impianti industriali, dal traffico, dal riscaldamento domestico, e possono provocare asma, problemi cardiovascolari, cancro al polmone e morte prematura.

Attualmente il superamento dei valori limite in vigore nell'Ue dal primo gennaio 2005, riguardano 83 milioni di persone e 132 zone istituite al fine di controllare la qualità dell'aria. Su questo fronte, nel mirino di Bruxelles sono finite oltre all'Italia, Germania, Regno Unito, Svezia, Polonia, Portogallo, Spagna, Slovenia, Estonia e Cipro. Per la Commissione europea quindi nessun ritardo è più accettabile in quanto - ha ricordato il commissario europeo all'ambiente Stavros Dimas - una nuova direttiva per un più forte impegno a migliorare la qualità dell'aria è già stata approvata dagli Stati membri nell'aprile scorso. L'accordo - che pone obiettivi fino al 2020 - fissa livelli di concentrazione vincolanti per le micro-particelle (PM2,5) considerate tra gli inquinanti più pericolosi per la salute insieme alle particelle più grosse (PM10), già regolamentate.

Dimas ha deciso di intervenire anche su 10 stati membri - tra cui l'Italia - che "non hanno rilasciato o rinnovato le autorizzazioni agli impianti industriali": complessivamente 4.000 siti nell'Ue. Per questo, una prima lettera di diffida è stata inviata a Danimarca e Irlanda (non a Malta come inizialmente indicato dalla Commissione europea), mentre Italia, Belgio, Bulgaria, Grecia, Olanda, Portogallo, Slovenia e Spagna hanno ricevuto un secondo e ultimo richiamo ufficiale. Se non si adeguano in tempi relativamente brevi, rischiano di finire sul banco degli imputati alla Corte di giustizia europea.

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