Latina

Nicaragua

Duro discorso di Ortega durante l'Assemblea ONU

Difende Cuba ed Iran, attacca la politica di Bush ed il capitalismo globale e prospetta l'unità dei popoli
27 settembre 2007
Giorgio Trucchi

Daniel Ortega e George Bush durante i loro interventi

Nonostante in Nicaragua gli avessero consigliato di mantenere toni bassi e di non acuire i contrasti con gli Stati Uniti, il presidente Daniel Ortega ha scelto di continuare sulla falsariga dei suoi "colleghi" cubani e venezuelani.
Ulteriormente sollecitato dall'intervento nella mattinata del presidente nordamericano George Bush, durante il quale ha detto che "il regime del crudele dittatore Fidel Castro sta arrivando alla fine e la ONU deve favorire una transizione democratica a Cuba, dove il popolo cubano è pronto per la libertà", e dalla reazione cubana ("Bush è un criminale e non ha l'autorità morale, nè credibilità per giudicare un altro paese"), Ortega si è presentato sul palco di questa 62° Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la precisa intenzione di chiarire al mondo intero da che parte sta oggi il Nicaragua, abbandonando per una volta quel pragmatismo politico che lo ha portato a volte ad una "schizofrenia" tra dialettica e prassi quotidiana.

Di seguito il testo tradotto dell'intervento di Daniel Ortega (originale in spagnolo su www.itanica.org )

"Buona sera egregi rappresentanti delle popolazioni che integrano questa Organizzazione delle Nazioni Unite.
Voglio iniziare ricordando i milioni di esseri umani vittime delle politiche del colonialismo e del neocolonialismo, le vittime dell'Olocausto, le vittime di Hiroshima e Nagasaki, della schiavitù dell'Apartheid, delle guerre di occupazione del Vietnam, Afghanistan, Repubblica Domenicana, Grenada, Panama e Nicaragua.
Le vittime di quest’eroico e nobile popolo cubano, che ha sofferto ogni tipo di aggressione e un embargo brutale e inumano. I cinque eroi, prigionieri dell'impero, per aver lottato contro il terrorismo.
Voglio ricordare le vittime dell'attentato al World Trade Center, i milioni di uomini e donne che sono stati e continuano ad essere vittime del genocidio prodotto dal capitalismo globale.
Le vittime della discriminazione e dell'Apartheid provocato da chi nega loro l'ingresso nei paesi sviluppati. Voglio ricordare le popolazioni che in America Latina cercano di entrare negli Stati Uniti e quelle che in Africa e Asia cercano di entrare nelle nazioni europee.
Voglio anche ricordare e portare la nostra solidarietà alle vittime dei disastri naturali, che allo stesso tempo sono anche vittime delle politiche del capitalismo globale imperialista, il quale con la sua idea di sviluppo continua a provocare distruzione, morte e povertà, convertendosi nel maggior aggressore della Madre Terra, distrutta oggi da questa avarizia del capitalismo imperiale.
Voglio ricordare le vittime dei recenti fenomeni naturali, stimolati da questa depredazione del capitalismo globale imperialista, le vittime dell'Uragano Katrina, le vittime del terremoto in Perù, le vittime delle inondazioni in Africa. Le vittime dei popoli originari, del popolo miskito, mayagna, vittime dell'Uragano Felix in terra centroamericana, latinoamericana e dei Caraibi, nella terra di Sandino e Rubén Darío. I nostri fratelli dei popoli miskito e mayagna, che hanno ottenuto l'Autonomia nel 1987 e che oggi partecipano a un processo in cui saranno riconosciuti i loro pieni diritti stabiliti dalla Legge d’Autonomia, mi hanno chiesto di consegnarvi oggi un documento firmato dai leader delle popolazioni miskitos, mayagnas, dei popoli afrodiscendenti, vittime dell'Uragano Felix.

18 anni fa ho avuto l'opportunità di dirigermi a questa Assemblea Generale della ONU e ricordo perfettamente quali fossero i discorsi, i messaggi, le posizioni. Sono passati 18 anni e grazie alla lotta del popolo di Sandino, sono nuovamente qui.
Questa mattina, quando stava iniziando questa Assemblea, ho ascoltando con attenzione le parole del secondo oratore (George Bush n.d.t.) e non ho trovato nessuna differenza tra quello che era il pensiero, la parola, l'azione di chi allora era alla testa di questa potenza imperiale e quello che ho ascoltato questa mattina. Cambiano i Presidenti negli Stati Uniti e magari vengono qui con le migliori intenzioni, pensando che quello che stanno facendo sia per il bene dell'umanità, ma non riescono a rendersi conto che sono solo strumenti di un ennesimo impero, un altro impero tra i tanti che si sono imposti sul nostro Pianeta.
Dimenticano però che la vita degli imperi è effimera in relazione al tempo. Nascono, si riempiono di superbia e prepotenza, si mettono a dirigere le cose come fossero degli Dei, decidendo chi è il buono e chi è il cattivo. Decidono le modalità con cui consegnare l'assistenza, che altro non è se non il debito storico che hanno nei confronti dei nostri popoli. E non si rendono conto che stanno semplicemente facendo il gioco dell'impero e delle sue politiche.
Non è quindi strano che ritroviamo oggi lo stesso discorso ed anche le stesse circostanze di oppressione, violenza, terrore che soffre l'umanità. Un'umanità ancora più minacciata di 18 anni fa dalla tirannia del capitalismo globale imperialista.
Esiste adesso un Ordine Economico Internazionale, ma chi lo decide? Una minoranza di dittatori che impongono i loro interessi e che sono gli stessi che hanno schiavizzato i popoli africani, le nostre popolazioni indigene e le popolazioni originarie degli Stati Uniti.
Sono poi arrivati gli immigrati dall'Europa, senza nessun diritto, a distruggere quiete popolazioni e a installarsi come padroni di ciò che non apparteneva loro.
Hanno rubato a questi popoli i loro diritti, la loro cultura e si sono imposti gli interessi e le culture dei colonizzatori. E' cosi che è nata quella che oggi si presenta come la democrazia più esemplare del mondo, quando invece è una tirannia, la dittatura più grande ed impressionante che sia esistita nella storia dell'umanità, la tirannia dell'impero nordamericano.
E se non ci credete, vediamo di che cosa ci ha parlato il signor Presidente (Bush) questa mattina, con una totale mancanza di rispetto per Cuba. E lo fa mentre rappresenta un sistema che ha cercato di assassinare il Presidente di Cuba, il nostro caro fratello Fidel Castro, al quale rendiamo onore perché è stato straordinariamente solidale con i suoi principi nella lotta per l'umanità.
Loro (gli Stati Uniti), che si sono impegnati a mantenere il blocco economico contro Cuba, mentre invece per ragioni di interesse di Stato ed economici hanno pensato bene di non prendere in considerazione i loro cosidetti "principi democratici" e continuano a mantenere relazioni economiche con nazioni con le quali, in teoria, esistono differenze ideologiche. Il capitale li unisce e quindi spariscono le differenze ideologiche.

Con che autorità viene (Bush) a mettere in discussione il diritto dell'Iran, il diritto della Corea del Nord ad utilizzare lo sviluppo dell'energia atomica per fini pacifici? E anche se fosse con un fine militare, con che autorità e diritto li ostacola se (gli Stati Uniti) sono stati gli unici che nella storia hanno lanciato bombe atomiche su popolazioni indifese, come a Hiroshima e Nagasaki? Hanno inoltre già deciso che l'Iran sta sviluppando l'energia atomica per fini non pacifici. E chi ha dato loro questo diritto di decidere? Se lo sono dato da soli e lo impongono a questa Assemblea Generale! Perché questa Assemblea non è altro che un riflesso di questa realtà che vive il mondo, dove una minoranza capitalista e imperialista, s'impone oggi con il capitalismo globale e stabilisce un Ordine per sfruttare, opprimere, impoverire, schiavizzare, provocare l'Apartheid contro gli immigranti latinoamericani e quelli africani in Europa. Perché il capitalismo globale è solo uno, con una testa e con i suoi tentacoli ovunque.
Con che autorità, quindi, fanno questo, se è il paese con il maggior armamento atomico del Pianeta? Con che autorità lo fanno altre nazioni che hanno armamento atomico e vengono qui a cercare di mettere in discussione il diritto di altri popoli allo sviluppo pacifico di energia atomica?
Non è certo questa la strada migliore per l'umanità, perché la strada migliore sarebbe che sparisse l'armamento atomico.
Se gli Stati Uniti, se i presidenti di questo paese, (e non voglio personalizzare la condotta dell'impero a un solo presidente perché l'impero è l'impero indipendentemente dal fatto che il presidente sia democratico o repubblicano), volessero dimostrare veramente che sono convinti che sia necessario porre termine alla minaccia dell'uso dell'energia atomica con fini militari, dovrebbero essere loro per primi a fare il primo passo per iniziare una politica di disarmo nucleare e che ad essa si aggiungano tutti gli altri paesi.
Allora sì che avrebbero l'autorità morale per dire che nessun popolo al mondo deve investire sullo sviluppo atomico con fini militari.

18 anni fa, da questo stesso posto, parlavo della problematica della Palestina, del popolo palestinese bagnato di sangue, con una nazione vicina (Israele) che ha armamento atomico, incastrata in quello che storicamente è stato il territorio del popolo palestinese.
Si parlava anche del popolo di Portorico, questa nazione che ha lottato per la propria indipendenza e che lo sta facendo ancora oggi, mentre gli Stati Uniti continuano a esprimere la propria politica neocolonialista. Combinano le forme di dominazione più avanzate e moderne con le forme di dominazione più antiche, come ad esempio le basi militari di Guantánamo.
Si parlava di corsa agli armamenti e la situazione è uguale. Si parlava di guerra e ci ritroviamo oggi con una situazione peggiore, con questa guerra brutale imposta dall'impero, dagli interessi economici e petroliferi dell'impero.
Ha pensato (Bush) che sarebbe stato facile occupare l'Irak e l'Afghanistan e si è scontrato con la resistenza di questi popoli. Una guerra iniziata con una campagna di menzogne, perché non era vero che l'Irak avesse la possibilità di fabbricare armi atomiche.

Come posso concludere? Che dopo 18 anni il nemico resta sempre lo stesso, si chiama capitalismo globale imperialista e questa situazione la potranno cambiare solo i popoli.
Le popolazioni che sono riuscite ad ottenere la propria liberazione non l'hanno fatto grazie alla buona volontà dell'impero, ma grazie alla lotta, al sangue versato.
La popolazione che ha versato sangue in Sudafrica per ottenere l'indipendenza. Quanti anni di ignominia, sofferenza, schiavitù, di Apartheid in Sudafrica. E allo stesso modo potremmo percorrere tutto il continente africano e incontreremmo altri popoli che hanno raggiunto la libertà, nonostante i moderni colonialisti cercassero di mantenere vecchie e nuove forme d'occupazione e di dominazione.
Sono i nostri popoli quelli che devono portare avanti la battaglia e lo devono fare con l'unità dei nostri popoli, di quelli latinoamericani, centroamericani, caribeños, l'unità intorno all'ALBA. E che non si ripetano azioni come quella lanciata contro il Venezuela, quando hanno cercato di fare un colpo di stato a un presidente eletto democraticamente, cercando di ripetere la storia di Salvador Allende, la storia del Cile.
In quell'occasione la ONU non è intervenuta e nemmeno ha detto che era una vergogna ciò che stava accadendo in Venezuela, perché si stava attaccando un governo eletto democraticamente. L'impero, invece, ha riconosciuto immediatamente gli autori del golpe ed è stato il popolo venezuelano a sollevarsi per rimettere al suo posto il Presidente che avevano eletto.
Sono i popoli che decidono il loro destino!

Non dubito che i rappresentati dei paesi del capitalismo globale e imperialista vengano qui con le migliori intenzioni, ma alcuni continuano a non rendersi conto che le loro proposte assistenzialiste ci insultano!
Cosa vengono a fare le multinazionali nei paesi in via di sviluppo? Dicono che vengono ad aiutare, ma qual è l'impresario che viene ad aiutare? Se viene ad investire lo fa per avere il massimo degli utili e non per investire nel paese, ma per portarseli via, perché i nostri paesi sono visti come insicuri, cioè siamo vittime del saccheggio!
Se paragoniamo le ricchezze che i paesi capitalisti si portano via e gli utili che ottengonono con le loro grandi imprese, i loro grandi capitali globalizzati, con quello che inviano gli emigrati latinoamericani dagli USA o quelli dell'Africa ed Asia dall'Europa alle loro famiglie, è evidente che si tratta di una vera miseria. Lavorano tanto, fanno lavori che nessuno dei locali vuole più fare e ricevono stipendi da fame. Quindi, chi è che sta facendo il favore?
Gli Stati Uniti non stanno facendo nessun favore a questi emigranti latinoamericani ed inoltre arrivano con le loro imprese per guadagnare e per approfittare della manodopera a basso costo e delle condizioni imposte dai TLC.
Libero commercio affinché si scontrino gli esseri umani, le società, le nazioni, per vedere chi è il più forte e chi si impone. La legge della jungla, del libero commercio.

Ciò di cui abbiamo bisogno nel mondo è di un commercio equo e si devono cambiare i concetti di Libero Mercato e Trattato di Libero Commercio, facendo posto al Commercio Equo ed al Mercato Internazionale Equo.
Non è riducendo i sussidi che si risolveranno i problemi, in quanto le differenze tra paesi sono ancora troppo grandi e non servono le briciole, ma cambiamenti profondi, radicali, che portino alla democratizzazione. Solo cambiando le politiche di chi, essendo una minoranza, continuano ad essere i padroni della ricchezza mondiale, dell'armamento atomico, imponendo le loro politiche anche all'interno di questa Assemblea, passando sopra al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, imponendo le loro leggi e la mancanza di rispetto per l'umanità.
Solamente cambiando queste politiche all'interno di questi paesi e governi avremo un mondo giusto. Tutti parlano di questo Mondo Giusto, ma sappiamo che tra il dire e il fare...
...Vi chiediamo di trasmettere ai vostri popoli la convinzione, la sicurezza che oggi più che mai esistono le condizioni per l'unità dei popoli latinoamericani e dei Caraibi. Sta crescendo l'unità dei popoli africani, deve crescere l'unità dei popoli asiatici, ma libera dal capitalismo globale.
Dobbiamo costruire una Grande Unità in Africa, Asia ed America Latina, camminando con la stessa forza e vigore, con gli stessi principi che continuano a rimanere vivi, i principi di chi ha lottato in Africa, di Lumumba, di Sekù Turè. I principi di chi ha lottato in America Latina, negli Stati Uniti ed in Europa.
I principi di questa America Latina di Bolívar, Martí, Sandino, Tupac Amaru.
Ho la certezza e la fede in Dio che così come i popoli, nonostante la repressione, la distruzione, non si sono arresi e nemmeno venduti, oggi più che mai, i popoli si alzeranno con orgoglio, con fermezza, con dignità e non si arrenderanno né venderanno di fronte all'impero capitalista globalizzato".

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