Latina

Per Astiz e Acosta è la fine dell’impunità

Argentina: ergastolo per i torturatori dell’Esma

E altri processi sono in corso
1 novembre 2011
David Lifodi

Alfredo Astiz e Jorge "el Tigre" Acosta speravano di farla franca anche stavolta, sicuri del fatto loro e arroganti come trentacinque anni fa, quando dirigevano le grandi manovre all'Esma, la scuola di meccanica della Marina Militare che ospitò quasi cinquemila detenuti durante gli anni della dittatura argentina e ne restituì in vita poco più di un centinaio.

E invece la megacausa dell'Esma, come è stata ribattezzata dagli argentini, ha avuto l'epilogo che meritava: cadena perpetua, ergastolo, non solo per i due ras dei garage clandestini e delle auto con i vetri oscurati, ma anche per tutta la loro squadra di allora. Trascorreranno il resto della loro vita in prigione anche Antonio Piernas, Adolfo Donda e Ricardo Miguel Cavallo. Daniel Obligado, il giudice che ha presieduto il Tribunal Oral Federal N° 5, ha raccontato i dettagli della sentenza al quotidiano argentino Página/12, rivelando l'ultima provocazione di Astiz, la consegna di una copia della Costituzione argentina. L'angelo biondo, questo il soprannome dell'infame aguzzino dell'Esma, all'epoca si era infiltrato tra le Madres de la Plaza de Mayo durante le loro prime riunioni nella chiesa di Santa Cruz a Buenos Aires ed il suo stratagemma, purtroppo, aveva dato subito i risultati attesi. Astiz si era finto parente di un desaparecido per entrare in contatto (sotto falso nome) con le Madres: in breve tempo Azuceña Villaflor, Mary Ponce de Bianco e Esther Ballerino furono sequestrate e scomparvero nel nulla. L'intento era quello di decapitare un movimento, quello delle Madres, che stava creando non pochi problemi ai militari: indomite, giorno dopo giorno si presentavano nelle caserme della polizia per chiedere notizie su figli e parenti e pubblicavano appelli sui giornali. E' stato accertato che Azuceña Villaflor fu gettata da un aereo nel Rio de la Plata, al pari delle due monache francesi, Alice Domon e Léonie Duquet, che avevano deciso di dedicarsi alla causa dei diritti umani da quando il regime militare si era installato alla Casa Rosada. La premiata coppia Astiz-Acosta le definì, poco prima di ordinarne il lancio nel Rio de la Plata, le "suorine volanti". Non si tratta però dei soli due casi in cui sono coinvolti "el Tigre" e l'angelo biondo, che pure, sono stati giudicati per soli 86 casi in relazione alla megacausa Esma. Il giudice Daniel Obligado ha infatti coniato il termine "politicidio" per descrivere le attività criminali della banda comandata da Astiz e Acosta: "In quegli anni", ha spiegato il giudice, "ci fu una persecuzione politica nel senso più ampio del termine; non si trattava di appartenere ad un partito piuttosto che ad un altro, ma bastava essere militanti sociali" per essere rapiti dagli sgherri del generale Videla e dell'ammiraglio Massera. Nonostante il caso Julio López (primo desaparecido dal ritorno in democrazia, testimone chiave nel processo contro l'ex commissario di polizia della provincia di Buenos Aires Miguel Etchecolatz, ma scomparso nel nulla il 18 Settembre 2006), segni una preoccupante recrudescenza di rapimenti (per brevi periodi) e minacce ai danni di non pochi esponenti dei movimenti sociali, la giustizia argentina ha decisamente allungato il passo: ad oggi sono state emesse 202 condanne nei confronti di militari responsabili di violazioni dei diritti umani, mentre oltre 800 torturatori finora in libertà sono sotto processo. Altri due casi riguardano l'ex capo dell'esercito Luciano Benjamín Menéndez e l'ex tenente, adesso in pensione, Antonio Orlando Vargas. Per il primo si tratta dell'ennesimo processo, dopo aver già accumulato sei ergastoli, mentre il secondo figura tra i responsabili di un altro carcere/ centro di detenzione tristemente noto, quello di Villa Gorriti. Su Menéndez pesano il rapimento e l'uccisione del medico Luis Ramón Arédez e i fatti avvenuti durante la notte del 27 Luglio 1976, passati alla storia come la noche del apagón. Arédez fu rapito una prima volta nel 1976 per essere rilasciato il 23 marzo dello stesso anno: sembrava la fine di un incubo e invece, come accaduto anche in altri casi (tra cui allo stesso Julio López), il 13 Maggio 1977 il medico scomparve di nuovo, ancora una volta inghiottito nei sedili posteriori di un'auto con i vetri oscurati. E' stato riconosciuto che il mandante del rapimento fu l'ex capo dell'esercito, responsabile inoltre dell'improvviso black out elettrico che, un anno dopo, costrinse al buio l'intera località di Libertador General San Martin e permise all'esercito di sequestrare oltre 400 persone.

L'annullamento delle leggi Punto Final e Obediencia Debida, varate dal presidente Alfonsin, ma rese carta straccia da Nestor Kirchner, unite al paziente lavoro dei giudici indipendenti da una sempre troppo ampia zona grigia complice della dittatura, l'instancabile impegno quotidiano di madres, abuelas e hijos, la legittima richiesta di verità dell'intera società civile e, infine, la sentenza dell'Esma, hanno restituito dignità a tutti coloro che sono scomparsi lottando per un'Argentina libera dal terrore e dal pensiero unico. Adesso manca solo Julio López, per il quale si dovrebbe sollevare una mobilitazione che, al momento, è condotta solo da un ristretto gruppo di movimenti e militanti sociali. L'obbligo della presidenta Cristina Kirchner dovrebbe essere quello di impegnarsi a fondo per l'aparición con vida del desaparecido 30.0001. 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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