rappresentazione teatrale

Inchiesta drammaturgica sul caso Spampinato

16 agosto 2008


Estate Iblea
Castello di Donnafugata, Ragusa, 16 agosto 2008, ore 21.30

COMUNICATO STAMPA

Teatro
Il caso Spampinato
inchiesta drammaturgica
di Roberto Rossi e Danilo Schininà
Estate Iblea 2008, sabato 16 agosto al castello di Donnafugata

Il caso Spampinato. Inchiesta drammaturgica”, dopo il debutto in prima nazionale il 2 giugno al Teatro del Mare di Riccione, ospite del Premio Ilaria Alpi, verrà messo in scena a Ragusa nella prestigiosa cornice del Castello di Donnafugata, sabato 16 agosto alle ore 21,30, nell’ambito del cartellone estivo del Comune di Ragusa. Oltre a Danilo Schininà, che interpreterà Giovanni Spampinato, sul palco si muoveranno Marcello Perrachio – noto al grande pubblico come il medico legale nella fiction “Il commissario Montalbano” – nel ruolo del giudice Tommaso Auletta, Alessandro Sparacino alias Roberto Campria e Nicoletta La Terra nel ruolo della teste chiave Elisa Ilea. Lo spettacolo è patrocinato dall’Ordine nazionale dei giornalisti, dalla Federazione Nazionale della Stampa e dal Segretariato Sociale Rai.

Sono trascorsi più di trentacinque anni dalla morte di Giovanni Spampinato, il corrispondente da Ragusa de “L’Ora” e de “L’Unità” assassinato dal figlio di un alto magistrato, Roberto Campria, principale sospettato di un delitto sul quale il venticinquenne Spampinato indagava e scriveva cercando di andare oltre le indagini sonnacchiose della Procura e le cronache omologate degli altri corrispondenti, e rispetto al quale credeva ci fosse un collegamento con il consorzio criminale fra destra eversiva e criminalità organizzata che aveva già documentato con diverse inchieste uscite sul quotidiano del pomeriggio palermitano.
Dallo studio di quelle inchieste, degli atti processuali di quei delitti, delle perizie e degli interrogatori della polizia giudiziaria, degli articoli di giornale e delle lettere di Giovanni al fratello Alberto è nata “l’inchiesta drammaturgica sul Caso Spampinato”. Una pièce nella quale le parole trascritte nei faldoni ingialliti e abbandonati negli archivi dei tribunali di Ragusa e di Catania, prendono voce e gridano una verità insabbiata e una giustizia negata per un giornalista colpevole di “non essersi fatto i fatti suoi”.
Gli autori Roberto Rossi e Danilo Schininà (quest’ultimo anche interprete e regista) hanno tagliato e ricucito insieme quelle pagine, assieme a quel ticchettio dei martelli della Olivetti che segnavano il trascorrere del tempo a casa Spampinato, a quelle convulse telefonate tra vittima e carnefice ricostruite nelle comunicazioni tra Giovanni e il fratello, cadenzate da flashback che riportano all’infanzia di Giovanni e di Campria e illuminano sul percorso giudiziario che portò alla blanda pena dell’omicida. E poi quella spasmodica corsa di Giovanni verso la verità, una corsa in solitaria ma condivisa con i suoi lettori, tanto distante dai silenzi dei colleghi delle altre testate e dagli omissis di chi gestiva le carte. Una corsa interrotta in una Cinquecento bianca, una notte di ottobre del 1972, a pochi metri dal carcere della città iblea, dove il carnefice si consegnerà dopo aver esploso sei colpi di pistola contro il giovane cronista.
Giovanni Spampinato: giornalista

Corrispondente da Ragusa de «L’Ora» di Palermo, Giovanni Spampinato, 25 anni, si era affermato pubblicando un’ampia e approfondita inchiesta sul neofascismo. Un lavoro sul campo, condotto a Ragusa, Catania e Siracusa, col quale il giovane cronista era riuscito a documentare le attività clandestine e i rapporti delle organizzazioni di estrema destra locale con la criminalità organizzata – che controllava i traffici illeciti di opere d’arte, armi, sigarette e droga – e con esponenti di primo piano del fascismo eversivo nazionale e internazionale, fautori di quella strategia della tensione che già nel ’69 a Milano aveva provocato la strage di piazza Fontana.
Nella sua Cinquecento, la notte del 27 ottobre del 1972, lo raggiunsero sei pallottole esplose da due pistole. A sparare, a pochi centimetri da lui dentro l’abitacolo, fu Roberto Campria, figlio del presidente del tribunale di Ragusa. L’intoccabile trentenne era uno dei maggiori indiziati di un altro omicidio, quello del commerciante di antiquariato e oggetti d’arte, Angelo Tumino, consumato nella stessa città il 25 febbraio dello stesso anno. Giovanni Spampinato era stato l’unico giornalista a rivelare che era coinvolto nelle indagini; che una pista, quindi, portava dentro il Palazzo di Giustizia; e che, perciò, secondo logica e procedura, l’inchiesta penale doveva essere affidata ai giudici di un’altra città. L’inchiesta invece non fu trasferita e il giovane cronista fu criticato e isolato nell’ambiente dei corrispondenti. Ad oggi, del delitto Tumino non si conoscono ancora esecutori, mandanti e movente.
Quell’omicidio si verificò proprio nei giorni in cui Spampinato rivelava la presenza a Ragusa del “bombardiere nero” Stefano Delle Chiaie (all’epoca ricercato per le bombe del 12 dicembre 1969 all’Altare della Patria) e di altri noti fascisti romani legati a Junio Valerio Borghese, che nel dicembre del 1970 aveva tentato un colpo di stato. Uno di questi personaggi, Vittorio Quintavalle, fu interrogato dagli inquirenti che seguivano le indagini sul delitto e questo rafforzò nella mente del cronista l’impressione che l’omicidio Tumino potesse essere collegato alle trame eversive che stava documentando. Tanto più che i contatti fra Campria e Tumino e fra questi e i trafficanti di estrema destra erano molto frequenti. Morì prima di poterlo dimostrare.
Nel settembre 2007, Giovanni Spampinato è stato insignito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del premio Saint Vincent per il giornalismo alla memoria.

Bibliografia sul caso Spampinato
- Alberto Spampinato, Il giorno che assassinarono mio fratello, in “Vite Ribelli”, Sperling & Kupfer, 2007.
- Carlo Ruta, Morte a Ragusa. Il delitto Tumino, Giovanni Spampinato e le macchinazioni della legge, Edi.bi.si., 2004.
- Luciano Mirone, Giovanni Spampinato, in “Gli insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall'indifferenza”, Castelvecchi, 1997.
- Antonio Bonina, Il Triangolo della morte. Tumino, Campria, Spampinato, Meridie, 1992.

Le inchieste di Giovanni Spampinato possono essere lette sul sito: www.leinchieste.com

Note degli autori

Il caso Spampinato e l’inchiesta drammaturgica

Il caso Spampinato rimane ancora, a più di 35 anni dalla morte del giornalista, uno dei più fitti misteri italiani. È un caso che invita a riflettere su grandi principi – l’incapacità della giustizia a indagare su sé stessa, il ruolo sociale dei giornalisti, il diritto della comunità di essere informata di tutti i fatti rilevanti, le limitazioni imposte all’informazione dai violenti, dai prepotenti e da chi abusa della propria posizione – eppure si rischia di perderne perfino il ricordo. La nostra inchiesta drammaturgica vuole sollevare la polvere da questo caso, con l’unico scopo di consegnare al pubblico una corretta e consapevole memoria storica.
Abbiamo scelto di raccontare questa storia con un testo teatrale nel quale convergono esperienze giornalistiche e teatrali, inventandoci una contaminazione che ci piace chiamare “inchiesta drammaturgica”. Un ibrido che si propone di narrare una storia reale – cercando di restituirne una ricostruzione quanto più vicina alla realtà, frutto del lavoro di indagine giornalistica – adottando il linguaggio scenico. Fa uso esclusivamente di documenti reali, selezionati e montati in sequenza narrativa, e di elementi teatrali che possano produrre nello spettatore una cognizione emotiva dei fatti, per questo probabilmente più efficace di un libro-inchiesta ai fini della consapevolezza e della presa di coscienza.
Crediamo inoltre che la trattazione teatrale, per quelle regole imprescindibili che sono la coerenza narrativa e la verosimiglianza, offrano una valida opportunità di metodo nell’interpretazioni dei fatti. Il teatro permette di andare più in là, di infilare i fatti in modo diverso, di accedere a definizioni delle situazioni nuove, e tuttavia magicamente (grazie al lavoro di documentazione) inconfutabili.
Rossi e Schininà
Note di regia

Per questa messinscena, si è cercata e voluta l'influenza cinematografica, pur mantenendo consolidate fondamenta e strutture teatrali. Spinti anche dal plot, che è sicuramente molto più da sceneggiatura cinematografica che teatrale. L'aspetto più interessante di questo lavoro, in questo senso è, a mio avviso, l'interazione tra scene registrate e proiettate e recitazione dal vivo. Ma non solo: suoni, luci, tecniche recitative – sia per quanto riguarda l'uso della voce che del corpo – e tutto ciò che gira attorno alla rappresentazione tendono verso il cinema. Dunque non più un teatro dove si tenta di amplificare tutto per arrivare il più possibile ai sensi dello spettatore, piuttosto una sorta di unica sequenza cinematografica dove non esistono primi piani, né piani americani, ma solo un campo lungo. Che muta però, e che tende, soprattutto per mezzo delle luci, a far zoomare, a suo piacimento, lo spettatore tramite il proprio mezzo visivo. Un’operazione che si propone di consegnare, dunque, l'uso della “telecamera” allo spettatore, che si troverà ad essere una sorta di cameraman inconsapevole. Ovviamente ogni spettatore porterà a casa del materiale percettivo diverso.
Ci avvaliamo, poi, dell'uso dei microfoni – tanto discussi – che perfettamente soddisfano i nostri bisogni. Il bisogno di poter sussurrare una frase o di non dover inopportunamente urlare nella speranza che il pubblico dell'ultima fila ti senta.
Un teatro ibrido. Che subisce una grossa influenza – a suo vantaggio – da un'arte visiva, già da tempo, smisuratamente più attraente.
Danilo Schininà

“Ho capito che quello che faccio devo farlo bene”

Consideriamo il venticinquenne Giovanni Spampinato un maestro di giornalismo. Per le sue doti tecniche, certamente, di investigazione, di scrupolo nella verifica delle fonti, di interpretazione dei fatti. Ma lo consideriamo tale, soprattutto, perché portatore della migliore cultura professionale. Ci insegna che il giornalismo non può prescindere dai valori civili. Che per rivolgerti alla cittadinanza non basta essere titolati dal tesserino, ma che occorre essere animati da una fede speciale, l’assoluto rispetto (qualsiasi cosa succeda) dell’impegno che hai preso coi lettori nel momento della tua vita in cui hai scelto di raccontare quello che accade. A noi piace pensare di essere riusciti a catturare quel momento nella vita di Giovanni. Lo scrive in una lettera: “Ho capito che quello che faccio devo farlo bene”. L’assunzione di responsabilità. L’interruttore che non puoi spegnere. L’unica corrente che può animare la tua identità di intellettuale e giornalista, senza la quale semplicemente non sei, la stessa che ti porta a fare i conti con le estreme conseguenze. Così è stato per altri sette giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia. Non eroi: semplicemente, completamente giornalisti, in una terra difficile, lontana anni luce dalla democrazia.
Roberto Rossi

Note biografiche

Roberto Rossi, Catania, 22 aprile 1980. Con «Problemi dell’informazione» (Il Mulino) ha pubblicato diversi saggi analitici sulla copertura dei fatti di mafia e sulla storia del giornalismo antimafia. Laureato in Scienze della comunicazione all’Università di Bologna. Ha collaborato col quotidiano «La Sicilia» e col telegiornale «Studio Aperto».

Danilo Schininà, Scicli, 30 ottobre 1980. Attore e regista, è diplomato alla scuola di recitazione Bibiena di Bologna, con la quale ha collaborato fino al 2005. Ha scritto, diretto e interpretato il monologo “Dolce confusione” (2006) e i cortometraggi “Perché” (2002) ; “I curttigghiari” (2005); “Forse” (2007); “Ti amo tanto” (2007). Laureato in Discipline dell’arte della musica e dello spettacolo all’Università di Bologna.

Marcello Perracchio

Nato a Modica (Rg). Nel 1970 è fra i soci fondatori della Piccola accademia di Ragusa con la quale agisce come attore protagonista in decine di spettacoli, vincendo per tre anni di seguito il primo premio come miglior attore protagonista al Festival Nazionale di Chieti. Nel 1977 viene scoperto da Luigi Zampa, che lo vuole nel film "Gente di Rispetto " da lui diretto e tratto dal romanzo di Giuseppe Fava. Nel 1980 viene scritturato dal Teatro Stabile di Catania e partecipa, accanto a Turi Ferro, alle maggiori produzioni di tutte le stagioni teatrali, fino ad oggi.

Teatro:
1982-1985: Partecipa alle "Orestiadi di Gibellina" negli spettacoli "Agamennone",
"Coefore", "Eumenidi" per la regia di F. Crivelli e nello spettacolo "Il Ratto di
Proserpina" di Rosso San Secondo, per la regia di G. De Monticelli.

Partecipa con T. Ferro alla tournée in Italia di:
- "Il berretto a sonagli", ruolo del delegato Spanò
- "L'ultima violenza" di G. Fava, ruolo dell'emigrante Infantino
- "I malavoglia" di G. Verga
- "La tempesta" di W. Shakespeare
- "I Viceré" di De Roberto
- "La giara" di L. Pirandello
- "Il consiglio d'Egitto" di Sciascia

Cinema:
- "Gente di rispetto", regia di M. Spano
- "Pizza connection", regia di D. Damiani
- "Il giudice ragazzino", regia di A. Di Robilant
- "Nati stanchi", regia di D. Tambasco
- "La lettera", regia di L. Cannito

Televisione:
- "La piovra 1", regia di D. Damiani
- "Aeroporto Internazionale", regia di P. Poeti e E. Tarquini
- "La singolare avventura di Francesco Maria", regia di E. Muzi
- "Il commissario Montalbano", regia di A. Sironi
- "Onore e rispetto", regia di S. Samperi
- "Il bambino della domenica", regia di M. Zaccaro
- "Il commissario Montalbano", regia di A. Sironi

Alessandro Sparacino

Nato a Modica (RG). Comincia la sua avventura nella compagnia “Teatro Del Vicolo” di Modica. Dal ’95 ha scelto il teatro come professione. Vanta collaborazioni rilevanti con attori e registi del teatro italiano tra cui Andrea Tidona, Gianni Garofalo, Carla Càssola, Alessandro Quasimodo, Ida Carrara, Ileana Rigano, Agostino Zumbo ed altri. Ha vinto premi come migliore attore protagonista per gli spettacoli “Tra le quinte del sogno” (2001), “Novecento” (2004), e per il cortometraggio “L’inquietudine” (2006).
Dal 1996 promuove numerosi progetti di laboratori teatrali svolti nelle scuole e presso numerosi Enti della Sicilia. E’ stato coordinatore del “Corteo Storico della Contea di Modica” che prende parte al “Palio”, che si tiene a Modica (RG). E’ ideatore e coordinatore insieme alla Coop. ETNOS di Modica del Parco Letterario Salvatore Quasimodo. Attualmente è direttore artistico dell’Associazione Culturale “TEATRO UTOPIA” di Ragusa.

Teatro (partecipazioni più rilevanti):
• “Riccardo III” di W. Shakespeare, regia di G. Spadola.
• “Esercizi di stile” di R. Queneau, regia di G. Spadola.
• “Medea”, di Seneca, regia di G. Spadola.
• “E fuori nevica!”, di V. Salemme, regia di G. Spadola
• “Francesco... a testa in giù!”, di M. Baliani, attore e regista.
• “Il Canto del Salice”, da AA.VV., attore e regista.
• “Tra le quinte del sogno” da AA. VV., attore, regia di G. Sparacino.
• “L’operaio di sogni” recital su S. Quasimodo, regia di A. Quasimodo.
• “Novecento” di A. Baricco, attore e regista.
• “Viaggio dentro e fuori l’uomo”, di M. Gugliotta e M. O. Giannì, attore e regia.
• “Io se fossi Gaber… omaggio al signor G”, attore e regista.
• “Dramma sacro”, di A. Ricca, regia di G. Battaglia.
• “U come Ustica, l’alfabeto della memoria”, attore e regista.
• “Le Troiane”, di Euripide, regia di G. Sparacino.
• “Ciaveddu”, di S. Fiume, regia di G. Battaglia.
• “Antonietta Pirandello, dialogo mancato con Luigi” da M. Argenziano, attore, regia.
• “E venne un uomo. Omaggio a papa Wojtyla”, attore e regista.
• “Dna… Donna”, spettacolo di teatro-danza, regista.
• “Paolo e Francesca”, di F. Aamir, regia di L. Occhipinti.
• “Don Giovanni” drammatizzazione del libretto musicale di Da Ponte, regia F. Ricci.
• “Re Lear”, di W. Shakespeare, regia di G. Sparacino.
• “Il Berretto a sonagli”, di L. Pirandello, regia di G. Sparacino.
• “Leggere la resistenza”, recital da AA. VV., attore e regista.
• “Il circo”, spettacolo di teatro-danza, attore e regia.
• “Il grande Iac”, di F. Freyrie, attore e regia.
• Come Chagall vorrei cogliere questa terra”, da AA. VV., regia di E. Ruta.

Nicoletta La Terra

Nata a Scicli (Rg). Nel 2006 consegue il diploma all’Accademia Nazionale di Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.

Teatro
- “Una specie d'Amore”, regia di Lorenzo Salveti
- “Frammenti di Pensiero nel cielo e nel tempo”, regia di Sasha Vinci
- “Le Muse Orfane”, regia di Rocco Mortelliti
- “Avant et Apres”, regia di Hossein Thaeri
- “Amata Mia”, regia di Giancarlo Sepe
- “Il Nuovo Ordine del Mondo”, regia di Massimiliano Farau
- “Le Intellettuali”, regia di Massimiliano Farau
- “Mar Nero, una Metamorfosi di Ovidio” regia di Roberto Fratini Serafide
- “Poiesis”, regia di Rosa Masciopinto
- “Dirò d'Orlando” regia di Roberto Fratini Serafide
- “Comedia, una lettura integrale di Dante” regia di Roberto Fratini Serafide
- “La voce di Omero” regia di Roberto Fratini Serafide
- “Soltanto un naso rosso” regia di Rocco Mortelliti

Cortometraggi
- “Guardami dentro”, regia di Corrado Veneziano
- “Hamim”, regia di Antonio Carnemolla
- “Ti amo tanto”, regia di Danilo Schininà
- “Flux”, regia di Tonino Forcisi

DVD
- Contenuti speciali (voce narrante) del DVD "La Terra" di Sergio Rubini per Medusa Film
- Contenuti speciali (voce narrante) del DVD "I giorni dell'abbandono" di Roberto Faenza per Medusa Film
- Contenuti speciali (voce narrante) del DVD "Il Domestico" di D'Amico per Medusa Film

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