"Mi chiamo Omar"
OSSERVATORIO PALESTINA
Presenta
“MI CHIAMO OMAR”
GALLERIA TOLEDO
VIA CONCEZIONE A MONTECALVARIO – Napoli
27/28/29/30 GENNAIO 2011
Tratto da un racconto di Omar Suleiman
con Omar Suleimam, Dalal Suleiman, Sara Schiavo
Regia di Luisa Guarro
Un consiglio materno, custodito nella memoria come una segreta formula, accompagna, nella solitudine del cammino, ogni fine per un nuovo inizio: batti i piedi dieci volte cosichè il corpo si scrolli di dosso le vecchie energie e si rinnovi, deciso al prossimo passo.
Il cammino è lungo, ancora incompiuto, copre un’enorme distanza, chilometrica, storica, culturale, politica, emotiva.
Un uomo guarda dietro di sè e...
dà voce a un racconto, che si dispiega attraverso episodi e quadri e suggestioni, resi occasione per la messa in scena.
Una memoria delicata infonde ammirazione e insieme un senso di inadeguatezza, è più forte di qualsiasi denuncia politica o filosofica; parla di una casa in un remoto villaggio della palestina, terra di battaglie e soprusi e violenze, di cui quasi nel racconto non c’è traccia, se non come melanconico sottofondo nella consapovelezza di chi ascolta.
Viene mostrata una vita quotidiana, lontana, altra, lenta, primordiale, da osservare e ascoltare, per uscire dalla convenzione che il proprio sia l’unico mondo possibile, l’unico plausibile.
gli spettatori invitati a cena. sono ospiti,vengono accolti sul palco e immersi nella scena, resa calda ed accogliente dalle musiche arabe, dagli odori dei cibi, dai vapori e dalla ombra lunga del narratore che, dietro un telo illuminato di contro, cucina per loro e li guida nel viaggio e su quel telo vengono proiettati immagini e poi si leggono le traduzioni delle poesie arabe, recitate in lingua e offerte come fiori nuovi insieme alle pietanze e da dietro quel telo le ombre prendono forma, assecondando le immagini evocate della narrazione.
Ma la platea e i restanti spazi e le poltrone e i muri non restano vuoti: foto, filmati,scritte, pile di libri, di cui viene offerta la lettura di un passo, fanno dell’intero teatro uno spazio scenico,animato dal passaggio di personaggi lontani ,con i quali il narratore interagisce, gestendo col racconto l’apparizione, a favore degli ospiti cosi participi del suo viaggio nella memoria.
Omar cammina e attraversa due mondi e non ha più modo di fermarsi!
Ciò lo rende speciale e capace di una visione che -inutile a dirsi- supera di gran lunga quella di chi vive chiuso nella sua realtà perché ogni mondo presuppone le verità che cerca di dimostrare e cammina in tondo , tornando ottusamente al punto di partenza, come immobile.
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