
Lo sciopero femminista è la nostra rivolta!
In questi quattro anni di mobilitazione femminista, abbiamo ripreso e dato un nuovo significato allo sciopero, ne abbiamo fatto la nostra pratica femminista di lotta.
Interrompendo ogni attività, abbiamo nominato e dato visibilità al lavoro che ogni giorno svolgiamo dentro e fuori le mura domestiche, al lavoro formale, informale, gratuito e salariato.
Abbiamo portato il rifiuto della violenza maschile e di genere nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici negli ospedali e in tutto lo spazio pubblico.
Abbiamo incrociato le braccia e rifiutato i ruoli di genere che la società ci impone, lo sfruttamento capitalistico che consuma i nostri corpi e diventa la condizione che siamo obbligate ad accettare per ottenere un permesso di soggiorno, quando siamo migranti. Accanto al grido di ribellione delle compagne cilene, curde, indiane, abbiamo risignificato l’8 marzo come momento di precipitazione di una lotta, che travalica i confini, rompe le gerarchie che ci vogliono isolare e dividere.
Quest'anno non ci accontentiamo dell’8 marzo, vogliamo moltiplicare le forme dello sciopero affinché questa giornata di lotta non si trasformi in un rito. Vogliamo rilanciare la sfida per riprenderci lo spazio e il tempo che ci viene quotidianamente sottratto.
Per questa ragione il nostro 8 marzo si estenderà al 9 marzo!
L’8 sarà l’occasione per dare visibilità ancora una volta a quei lavori che rischiano di essere invisibili, che sono considerati come “un compito naturale” che ci spetta, che siano salariati o meno: lavare, stirare, preparare da mangiare, allevare figli/e, per poi correre negli uffici, fabbriche, nei negozi e nelle scuole dove siamo pagate di meno rispetto ai nostri colleghi o veniamo molestate e zittite se ci ribelliamo.
Vogliamo rendere evidente che la nostra giornata lavorativa non finisce quando timbriamo il cartellino o entriamo in casa ed è per questo che il 9 marzo proclamiamo sciopero femminista e transfemminista generale.
Bloccheremo ogni tipo di attività lavorativa, per mostrare che se ci fermiamo noi, si ferma il mondo!
Non ci bastano le briciole di un welfare che si basa sul nostro doppio sfruttamento, politiche misere che non modificano i rapporti di potere esistenti e anzi producono gerarchie tra chi può e chi non può 'beneficiare' di quelle briciole.
La nostra scommessa è lo sciopero femminista, un processo politico e sociale che trasforma le nostre vite e mina l’ordine sociale patriarcale. È l’accumulazione di forza che rende globali forme di insubordinazione che rimarrebbero locali.
Per questa ragione convochiamo un’assemblea pubblica, chiamando a raccolta precarie di ogni genere, disoccupate e disoccupati, studentesse e studenti, migranti e seconde generazioni, lavoratrici e delegate di ogni categoria e sindacato e tutte coloro che vogliono costruire le giornate dell'8 e 9 marzo, pensare insieme la loro articolazione e partecipare allo sciopero.
L'assemblea si terrà domenica 2 febbraio, dalle ore 16:00 presso Vag61 in via Paolo Fabbri 110.
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