Conflitti

Mr. Bush no alla guerra all’Iran

26 aprile 2006
Madeleine Albright Joschka Fischer Jozias van Aartsen Bronislaw Geremek Hubert Vèdrine Lydia Polfer (I firmatari sono rispettivamente tutti ex ministri degli Esteri di Stati Uniti, Germania, Olanda, Polonia,Francia e Lussemburgo.)
Fonte: Il Mattino

Noi tutti, ex ministri degli Esteri dell’Europa e del Nordamerica, troviamo sconvolgenti le notizie secondo cui l’amministrazione Bush potrebbe presto pianificare il lancio di incursioni militari contro possibili strutture militari nucleari in Iran. Queste notizie, anche se smentite dal governo americano, destano allarme. Analoghe affermazioni e smentite hanno preceduto la decisione della Casa Bianca nel 2003 di invadere l’Iraq. Accettiamo il diritto legittimo dell’Iran di produrre l’energia nucleare con appropriate tutele internazionali. I leader europei hanno attuato strenui sforzi per negoziare una soluzione che incontrasse le necessità dello sviluppo energetico dell’Iran assicurando il rispetto delle norme di non-proliferazione. Sfortunatamente, il governo iraniano continua a resistere nell’accettare i limiti verificabili sul suo sviluppo di tutti gli elementi del ciclo del combustibile nucleare, incluse le strutture di arricchimento dell’uranio su larga scala che potrebbero essere usate per produrre combustibile per le armi nucleari. La minaccia e la retorica oltraggiosa del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad hanno destato comprensibile allarme per la sicurezza in Israele e in altri paesi. Un impiego della forza unilaterale americana contro l’Iran avrebbe probabilmente effetti disastrosi sulla sicurezza internazionale. È assai dubbio che un’incursione aerea mirata possa avere successo nella distruzione di tutte le attività nucleari dell’Iran, mentre un’invasione su larga scala e un’occupazione militare del Paese sono ritenute incontrollabili. Sebbene la potenza area americana possa interrompere per un certo periodo la capacità di Teheran di sviluppare armi nucleari, l’Iran potrebbe bensì trovare altri mezzi - incluso il terrorismo - per rivalersi sugli interessi occidentali nella regione e altrove. Un tale impiego unilaterale della forza da parte di Washington troverebbe scarso sostegno in Europa e minerebbe ulteriormente le relazioni transatlantiche convalescenti dopo la divisione creata dall’invasione dell’Iraq. La Russia e la Cina si opporrebbero certamente a un tale passo. Persino gli alleati più vicini agli Stati Uniti, in Asia e in America latina, criticherebbero un’azione militare americana contro l’Iran nelle attuali circostanze. Temendo conseguenze a lungo termine per la propria sicurezza da un regime iraniano ancora più radicale, Turchia, Egitto e altri Paesi dell’area avrebbero nuovi argomenti per procedere con i propri programmi nucleari, minando ulteriormente il regime globale di non-proliferazione. Non possiamo escludere che gli Usa confidino in un’azione militare sicura. Ma suggeriamo un’altra via. I rischi potenziali dell’impiego della forza sono tanto gravi che esortiamo gli Stati Uniti a cercare subito una chiara opzione non militare. Riteniamo che l’amministrazione Bush dovrebbe perseguire una politica elusa per molti anni: il tentativo di negoziare direttamente con i leader iraniani sul programma nucleare. L’amministrazione ha già compiuto il primo passo, discutendo tramite l’ambasciatore a Baghdad, Zalmay Khalilzad, le questioni relative alla situazione in Iraq con i rappresentanti del governo iraniano (con la speranza di includere anche gli iracheni). Applaudiamo la decisione della Casa Bianca, ma invitiamo ad aprire il dialogo e a elevarlo a un livello più alto, sviluppando altresì un dialogo sulle questioni legate alla sicurezza nucleare. I governanti in Europa, Russia e Asia ritengono che colloqui diretti tra Washington e Teheran potrebbero rivelarsi più vantaggiosi adesso che gli impegni russo-iraniani sul programma nucleare in Iran hanno fatto alcuni progressi nella comunicazione delle posizioni e degli interessi reciproci. Di conseguenza, invitiamo l'amministrazione Bush a compiere un chiaro passo nell'apertura di un dialogo diretto con il governo di Teheran sulla questione del programma nucleare iraniano.

Note: Traduzione di Elisa Delfino

Copyright «The International Herald Tribune» e, per l’Italia, «Il Mattino»

Articoli correlati

  • "La Cina è un affronto all'idea egemonica degli Stati Uniti"
    Economia
    Intervista a Jeffrey Sachs sulla guerra in Ucraina, la Nato, l'Europa, gli USA e la Cina

    "La Cina è un affronto all'idea egemonica degli Stati Uniti"

    "Gli Stati Uniti hanno chiamato il primo ministro Meloni e hanno detto di uscire dalla Via della Seta. Pensate che abbia avuto da sola quell’idea? L'idea statunitense è che nessuno debba rivaleggiare con la potenza degli USA. Dovremmo invece puntare a costruire un mondo multipolare e cooperativo".
    6 febbraio 2024 - Jeffrey Sachs
  • Due riconoscimenti importanti. Due donne. In Iran
    Pace
    Donna, Vita, Libertà

    Due riconoscimenti importanti. Due donne. In Iran

    Quasi in contemporanea, due riconoscimenti prestigiosi ma specchio di situazioni di repressione e di morte. Il Premio Sacharov a Jina Amini, Il Nobel per la Pace a Narges Mohammadi. Due donne accomunate in un destino comune di repressione e cancellazione dei diritti umani.
    12 dicembre 2023 - Roberto Del Bianco
  • Gaza senza vincitori e vinti ma con un impatto internazionale enorme
    Conflitti
    Intanto le autorità politiche dell'Iran approfittato del conflitto palestinese

    Gaza senza vincitori e vinti ma con un impatto internazionale enorme

    Le vicende tragiche di questi giorni rendono evidente che l’uso della forza, anche da parte di uno Stato fortemente militarizzato come Israele e dei suoi alleati, non potrà mai risolvere le tensioni e i problemi emersi
    18 novembre 2023 - Mohsen Hamzehian
  • Schede
    Il 26 maggio 2004 il New York Times riconobbe i propri errori pubblicando un articolo

    Le presunte armi di distruzione di massa di Saddam in Iraq

    Giornali come il New York Times, fino al 2003 ostili alla guerra, finirono per accettare come veritiere le affermazioni di Powell e per considerare ineluttabile l'intervento armato. A guerra terminata non fu trovata alcuna traccia di quelle fantomatiche armi.
    16 novembre 2023
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)