Le grandi manovre d’autunno di Stati Uniti ed Israele
Prenderà il via tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, durerà non meno di tre settimane e, secondo il Pentagono, sarà la “più grande esercitazione nella storia della lunga relazione militare tra Stati Uniti d’America e Israele”. Mentre le potenze occidentali con i paesi partner del Golfo scalpitano per intervenire militarmente in Siria e si acutizza lo scontro tra la Nato, l’Unione europea e l’Iran, le coste e il deserto israeliano stanno per ospitare un imponente war game in cui saranno simulati attacchi con missili balistici contro obiettivi terrestri e navali.
Austere Challenge 2012, il nome dell’esercitazione congiunta, vedrà il coinvolgimento di 3.500 militari statunitensi ed un migliaio di israeliani. Solo un terzo circa del personale Usa sarà però distaccato direttamente in Israele. Il resto opererà da alcune basi in Europa e nelle unità navali che stazioneranno nel Mediterraneo orientale.
“Austere Challenge 2012 sarà l’ultima di una serie di esercitazioni che il Comando Usa in Europa, EUCOM, ha tenuto con Israele a partire dagli anni ‘90”, ha dichiarato il generale delle forze armate statunitensi, Craig Franklin. “Quest’esercitazione consentirà di dare ad entrambe le nazioni partecipanti un’ulteriore chance per costruire forti capacità di cooperazione militare e di relazioni strategiche, di promuovere la stabilità regionale ed aiutare Israele a mantenere una difesa nazionale di qualità”. Ai giornalisti, il generale Franklin ha negato che Austere Challenge sia stata pianificata in relazione “con eventuali eventi attualmente in corso a livello mondiale”, come ad esempio la “crisi nucleare in Iran” o in altre aree del Medio oriente, o “le elezioni negli Stati Uniti e in Israele”.
Nel corso dell’esercitazione bilaterale Stati Uniti ed Israele testeranno i nuovi sistemi di “difesa anti-aerea” acquistati dalle rispettive forze armate. Tra essi, in particolare, l’Iron Dome prodotto dalle industrie israeliane per “intercettare” i razzi a corto raggio e i proiettili di artiglieria da 155 e 180 mm che potrebbero essere lanciati da paesi confinanti; l’ultima generazione del sistema anti-missile Patriot di fabbricazione Usa e le batterie del sistema anti-missili balistici Arrow di produzione Usa-Israele. Le funzioni di comando, controllo e comunicazione durante Austere Challenge saranno fornite dall’incrociatore della marina militare statunitense dotato del nuovissimo sistema di difesa da missili balistici Aegis. Saranno inoltre predisposti in alcune aree “remote” del territorio israeliano i “centri operativi tattici” per il comando e il controllo dei sistemi missilistici, che saranno assegnati agli uomini del 10th Air and Missile Defense Command di Us Army, provenienti dalla base di Kaiserslautern (Germania).
La grande esercitazione missilistica era stata programmata in origine per la scorsa primavera, ma su richiesta del governo di Tel Aviv il Pentagono ha poi deciso di posticiparla per l’autunno. Non sono mai state spiegate le ragioni del rinvio, ma diversi commentatori hanno posto l’accento sulle tensioni sorte tra l’amministrazione Obama e Israele relativamente alle reiterate minacce di attacco contro potenziali “obiettivi nucleari” in Iran, fatte in questi mesi dai comandi delle forze armate israeliane. “Dopo che è stato deciso di spostare l’esercitazione – ha spiegato il portavoce di US Air Force in Europa, capitano John Ross – gli Stati Uniti hanno notificato ad Israele che a causa delle operazioni militari in corso, verrà messo a disposizione per Austere Challenge un numero minore di uomini e di equipaggiamenti di quello che era stato predisposto originariamente”. In effetti, a gennaio, la stampa statunitense aveva preannunciato l’invio in Israele di più di 5.000 militari Usa. Nonostante la riduzione dei militari che parteciperanno ai nuovi giochi di guerra in Medio Oriente, è stato previsto che Austere Challenge comporterà la spesa finale di 38 milioni di dollari circa, 30 dei quali saranno messi a disposizione da Washington. Una follia in tempi di crisi economica globale.
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