Conflitti

AIDS in Mozambico: le attività di una Ong italiana tra calciatori e militari

9 gennaio 2005
Giordano Segneri

L’Africa sub-sahariana detiene il macabro primato delle percentuali più alte del mondo di malati del virus Hiv/Aids. Una mattanza che non guarda al ceto sociale, che non esclude nessuno e sacrifica ogni anno centinaia di migliaia di esseri umani al patibolo della sofferenza che avvia alla morte.
Una malattia percepita come la dannazione di un continente e di intere popolazioni.
La parola “prevenzione” resta il più efficace mezzo di lotta per estirpare questo virus, per ridurre l’incidenza del contagio e permettere all’Africa di sopravvivere.
È una lotta difficile, complessa, dove l’informazione va associata ad altri strumenti come la possibilità di effettuare test, di accedere alla neverapina (il farmaco che blocca la trasmissione verticale della malattia dalla mamma al nascituro), agli anti-retrovirali.
Molte sono le strategie possibili, molte sono le risorse necessarie per vincere questa lotta contro i tempo.
L’Aids è inoltre una malattia che stigmatizza, è sentita come dannazione vera e propria, il malato qui in Africa è spesso abbandonato dalla famiglia di origine, ripudiato, allontanato. Essa è inoltre un problema sociale, che ha conseguenze devastanti sulle comunità, che priva di braccia forti il lavoro nei campi, che lascia orfani e vedove nei villaggi remoti così come nelle città, diventando così un costo per l’intera comunità.
Prevenire la trasmissione diventa quindi la strategia dove gli sforzi devono farsi intensi e ripetuti, dove si deve far prendere coscienza che non possiamo permetterci di trasformare in tabù una tale pandemia, e neppure lasciarci impaurire fino a nasconderla, a far finta che non esista.
Il malato inoltre non deve essere considerato un “condannato a morte”, ma integrato nella comunità, sostenuto, aiutato e appoggiato sia sotto il profilo medico che morale.
Per questo in molti paesi dell’Africa, le iniziative si moltiplicano, gli sforzi di organizzazione non governative così come delle Nazioni Unite che degli stessi governi africani, si orientano in direzione sia curativa che preventiva. Tutto ciò, non va nascosto, non avviene sempre senza contraddizione, senza un pizzico di perversione politica e arrivismo di alcuni.
In Mozambico, dove questo virus colpisce una fetta consistente della popolazione e affligge nuclei familiari, diverse sono le azioni mirate ad arginare la trasmissione del virus, a sensibilizzare la popolazione allo strumento della protezione di se stessa per sé e per gli altri.
In questo senso, la Regione Emilia Romagna, finanzia e sostiene da diversi anni, alcune organizzazioni non-governative italiane al fine di sviluppare attività, progetti e un coordinamento efficace per la lotta all’Aids in questa parte del mondo.
A beneficiare di questi fondi, tra le altre, anche l’ong Alisei, che è impegnata su vari fronti nel sostegno alla popolazione Mozambicana, attraverso progetti sanitari volti a permettere “consulenze” nel pieno anonimato a chiunque voglia ricevere informazioni sul virus, fino alla possibilità di procedere al test di sieropositività.
Il mezzo per fare ciò è la creazione di un GATV (gabinetto di consulenza e test volontario), che Alisei gestisce nella località di Moçimboa da Praia nel nord del paese, in un progetto che grazie all’appoggio iniziale della Cooperazione Francese, ed ora della Regione Emilia, da Maggio 2004 ha ricevuto nelle sue strutture centinaia di persone, effettuando i test, fornendo consulenze attraverso personale specializzato, diffondendo materiale informativo.
Inoltre, sono state organizzate una serie di attività di sensibilizzazione, prevenzione e informazione nelle cittadine e nelle campagne di questa regione, dove a questo fine si sono svolti incontri con le comunità, attività teatrali e iniziative propagandistiche e radiofoniche.
Ultima di queste iniziative in ordine temporale, e tuttora in corso, una campagna di sensibilizzazione localizzata nel comune meridionale di Catembe, zona costiera raggiungibile in battello o via strada, ad alcune decine di chilometri dalla capitale Maputo. Qui a Catembe, Alisei punta ai giovani.
L’iniziativa prevede l’organizzazione di tornei di calcio giovanile che fanno da sfondo ad una campagna dal titolo “InformaVida – Informaçao para uma vida libre do virus Hiv/Sida” con squadre dei diversi quartieri e frazioni del comune, per raggruppare giovani e adolescenti attraverso lo strumento di uno sport così popolare in Africa.
Contemporaneamente, campagne informative per le strade e nei luoghi di aggregazione più frequentati della cittadina, per mezzo di attività teatrali e gruppi di danza, per poi svolgere delle vere e proprie sessioni sul rischio di trasmissione e di informazione sulla malattia nelle diverse caserme militari di Catembe.
Questa cittadina, infatti, conta 5 caserme militari, dove si svolgono gli addestramenti dei soldati mozambicani, giovani che provengono da tutta la nazione. L’obiettivo dell’iniziativa è di lasciare una traccia in questo vasto territorio comunale, accrescendo la consapevolezza della popolazione sul virus Hiv/Aids, diffondendo materiale informativo, incontrando la popolazione, scambiando opinioni ed idee.
L’attività nelle caserme è di particolare importanza, sia per il numero di giovani che vi transitano, sia per la disomogeneità delle loro provenienze, sia perché i militari sono statisticamente categoria molto a rischio sia di contrazione che di trasmissione del virus.
Proprio in questi giorni si è entrati nel vivo dell’iniziativa, che sta riscuotendo successo, e coinvolgendo diverse centinaia di persone, per lo più giovani, grazie anche all’appoggio dell’Associazione Giovanile Umanista Mozambicana (AJHM), da tempo impegnata con Ong Italiane nell’organizzazione di simili attività.
Di fronte a questo virus, non si può e non si deve in alcun momento cedere. La società Africana, in generale, possiede uno spirito di sopportazione e perseveranza che sono straordinari, una pazienza che non vuol mai dire rassegnazione, ed è capace di forza ed energia che fanno invidia al nostro mondo.
Questa lotta, è e deve essere vinta attraverso la “consapevolezza”, che diviene il mezzo con cui la società e gli individui in gruppo possono decidere di auto-proteggersi e ridurre le afflizioni che l’Aids comporta.
Quello che può essere il nostro compito, delle diverse anime della cooperazione, è di sostenere questo tentativo, di convogliare sforzi nella stessa direzione e per gli stessi obiettivi. Imparare la perseveranza da questo continente, ed unirla alla loro.
Il Mozambico sta facendo piccoli ma significativi passi in questa direzione. Numerosi sono i GATV pienamente funzionanti nel territorio nazionale, nonché altre tipologie di strutture per la cura dei malati, si moltiplicano le iniziative di partecipazione popolare al tema della prevenzione del contagio, le campagne di sensibilizzazione.
Tenendo conto di questa molteplicità di sforzi, di questo coinvolgimento a diversi livelli di molte fasce di popolazione su una problematica così concreta, il primo nemico da battere, è sempre lo spettro del cinismo e della rassegnazione.

Note: Giordano Segneri, 26 anni, lLaureato in Filosofia, attualmente Rappresentante paese in Mozambico per l’Ong Alisei, con esperienze nei Balcani, Gabon, Ruanda, RDC, Iraq. Diverse pubblicazioni e ricerche tematiche sul settore umanitario.
Info: alisei.moz@teledata.mz

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