Diamo fiducia al latte degli allevatori!

Il sottosegretario alla Salute ha firmato misure preventive riguardo il consumo di latte alla spina. Vediamo di capire perché invece vale la pena difendere questa buona abitudine, che si inserisce nell'ottica di un consumo più responsabile e sostenibile.
10 dicembre 2008
Silvia Piovesan

Latte alla spina Si sta scatenando in questi giorni una vera e propria “bufera” sul latte crudo, il latte venduto alla spina dagli allevatori direttamente al pubblico, a causa di segnalazioni di casi umani di infezione da Escherichia Coli O157 associati al consumo dello stesso, e precisamente dieci casi -sospetti ma non provati con certezza- tra 2007 e 2008.

Dopo una riunione del Consiglio Superiore di Sanità e un vertice tra il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, e il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, oggi è stata emanata un'ordinanza che stabilisce l'obbligo di riportare sulle macchinette erogatrici di latte crudo e sulle bottiglie l'indicazione che il latte deve essere consumato previa bollitura, e di indicare sui distributori la data di scadenza (al massimo il terzo giorno dalla messa a disposizione del consumatore); viene stabilito inoltre il divieto di somministrazione di latte crudo nell'ambito della ristorazione collettiva.

La Coldiretti, però, invita a “non mettere in discussione la serietà dei produttori agricoli” e difende a spada tratta il latte alla spina, un prodotto ad alto valore biologico, facilmente digeribile, che proprio grazie alla mancanza di trattamenti termici mantiene inalterate tutte le vitamine, gli enzimi, e le qualità nutrizionali.

Il latte crudo, infatti, è definito così poiché non è sottoposto a pastorizzazione (riscaldamento a temperature di circa 72°C-74°C per brevi periodi allo scopo di ridurre il numero dei microrganismi presenti) né ad altri trattamenti termici, ma viene solo filtrato e raffreddato. E' vero che l'assenza del trattamento termico può consentire la permanenza del batterio incriminato, ma la quantità di germi patogeni, tenuta sotto controllo dal processo di refrigerazione, non può normalmente raggiungere la carica capace di scatenare l´infezione in un organismo adulto e sano. Tirando le somme, quindi, le principali avvertenze per il consumo sono mantenere la catena del freddo, consumare il latte entro 48 ore, scaldare il latte a circa 70°C prima di somministrarlo a soggetti in particolare stato di debilitazione o a bambini al di sotto dei 3 anni. La bollitura, come sostengono vari studi nonché le associazioni di allevatori, sarebbe una tecnica invasiva che snatura il prodotto, rendendosi necessaria solo in caso si voglia conservare il latte per più di 48 ore.

Il latte crudo è rigorosamente controllato e sottoposto a migliaia di analisi, ed è sottoposto a una percentuale minima di rischio da contaminazioni batteriche, peraltro pari a quello di tutti gli altri cibi. Dovrebbe preoccupare molto di più la presenza di additivi nei cibi di cui non si siano studiati ancora bene gli effetti sulla salute, o la commercializzazione di OGM. Naturalmente,come tutti gli alimenti consumabili crudi, le avvertenze riportate sopra sono d'obbligo. Ma bisogna sempre ricordare che il latte alla spina è un prodotto naturale con molti vantaggi: garantisce il controllo e soprattutto la certezza di provenienza e di luogo di produzione, è conveniente (il costo medio è di 1 euro a litro, il 30% in meno del latte fresco al supermercato), arriva in tavola al massimo 24 ore dopo essere stato munto (il distributore, infatti, viene completamente svuotato in seguito a nuova mungitura e il latte eventualmente avanzato può essere utilizzato per produrre formaggi), riduce gli sprechi di energia nonché le emissioni essendo a chilometro zero, e riduce l’inquinamento causato dai contenitori a perdere (la maggioranza dei consumatori utilizza la bottiglia di vetro).
In materia di salute, certamente, la prudenza è d’obbligo, ma tutto questo accanimento sembra ingiustificato.

I distributori automatici in Italia sono in aumento (finora quelli registrati risultano 1111), e la diffusione del consumo di latte crudo è mossa sia dal costo contenuto sia dalla possibilità di vedere nella vendita diretta l’unica alternativa alla globalizzazione selvaggia, che proprio negli ultimi tempi ha dato i primi segni di cedimento a livello mondiale. Perciò è probabile che questo fenomeno abbia dato fastidio a qualcuno, considerando anche che la “bufera” si è abbattuta sul latte alla spina proprio quando il Consorzio per la tutela del latte crudo stilava un patto di solidarietà con Telethon (il 6-7-8 dicembre, ogni tre litri di latte venduto, il ricavato di un litro andava a finanziare la ricerca sulle malattie genetiche), acquistando molta visibilità.

La speranza è che il sottosegretario alla Salute e il ministro delle Politiche Agricole dimostrino nervi saldi e non procedano disponendo la chiusura cautelare dei distributori, bloccando così un’esperienza ad alto valore economico, qualitativo e sociale qual è quella del latte alla spina. Oltre a tutti i benefici citati, ce n’è un ultimo -se vogliamo- un po’ romantico: la possibilità di recarsi a prendere il latte con la vecchia bottiglia di vetro a collo largo, e mentre la si riempie, se si è fortunati, scambiare due chiacchiere con l’allevatore che porta il latte di giornata.

Note: http://www.bevilatte.it
http://www.asca.it
http://www.consorziotutelalattecrudo.it
http://www.milkmaps.com

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