Matteotti (anatomia di un fascismo)

Ottavia Piccolo grande interprete della pièce teatrale di Stefano Massini
3 dicembre 2025

Matteotti. Anatomia di un fascismo (foto di scena, Antonio Viscido)

Se finendo un libro abbiamo voglia di leggerne subito un altro, ci basta per capire che di quelle parole avevamo bisogno. Dopo aver visto questo "Matteotti", forse ci metteremo alla ricerca di nuovi spettacoli, e, naturalmente, delle parole di denuncia contro la corruzione e il regime fascista pronunciate in Parlamento da Giacomo Matteotti, rapito e ucciso da alcuni squadristi a Roma il 10 giugno 1924. Un bel risultato, una bella emozione. L'Onorevole socialista che arrivava dalla nebbia e dalle lagune del Polesine, paladino di braccianti sfruttati dal ceto sociale a cui lui stesso apparteneva, emerge qui vivo come non mai. E bisogna esserci per capire come facciano a prendere vita così bene anche tutti gli altri, nei pochi minuti del racconto di un aneddoto o del tratteggio di una breve descrizione: Velia Titta, moglie di Matteotti, i testimoni, i passanti, lo stesso Benito Mussolini. E il Polesine di quegli anni. Sicuramente, insieme al bel testo, punteggiato da scenografie ed esecuzioni attraenti dei musicisti in scena, è merito della forza interpretativa di Ottavia Piccolo, una grande attrice difficile da ricompensare per quello che dà al pubblico, che la circonda di un affetto pieno di riguardo, ma forte come un abbraccio.  

Guardare questo lavoro - alla sua seconda stagione in molti teatri italiani - è un'occasione preziosa per sapere qualcosa in più di un uomo concreto e appassionato (era stato soprannominato "Tempesta"), e di cosa siano, con le parole e alla luce dei pericoli di ieri e di oggi, il fascismo e la sua innata violenza. 

Note: per saperne di più:
https://www.officinedellacultura.org/produzioni/matteotti-anatomia-un-fascismo/

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