Arrivano i Tornado, ma c'è un giudice a Berlino...
I sei aerei Tornado tedeschi, richiesti dalla Nato per voli di ricognizione, sono arrivati ieri a Mazar-i-Sharif, nel nord dell'Afghanistan, dove il contingente della Bundeswehr ha il suo quartier generale. Dotati di attrezzature fotografiche, saranno in servizio sul fronte meridionale, dove si combatte con i taleban, nella seconda metà d'aprile. Ma sul futuro della missione pende la spada di Damocle della corte costituzionale.
Alla corte ha fatto ricorso il gruppo parlamentare della Linkspartei, sostenendo che l'intervento della Nato in Afghanistan non è compatibile con i principi originari del Patto atlantico, come alleanza per la difesa del continente europeo. Sia il carattere difensivo, sia la limitazione regionale dell'area operativa, sono stati di fatto scavalcati -secondo i ricorrenti - dalla spedizione afghana. Uno stravolgimento di tale portata del Patto atlantico, a suo tempo ratificato dal parlamento tedesco, avrebbe dovuto essere nuovamente sottoposto all'esame parlamentare. Il non averlo fatto lederebbe il diritto del parlamento alla ratifica dei trattati.
Inoltre la Linkspartei fa notare che anche sul piano operativo nel sud dell'Afghanistan la Nato non è autonoma, ma subordinata al comando Usa nel quadro dell'operazione «antiterrorismo» Enduring freedom. Le foto scattate dai Tornado Recce (la sigla inglese sta per reconnaissance, ricognizione) finiranno sul tavolo di un generale a stelle e strisce, che le utilizzerà per guidare i bombardieri.
L'intervento in Afghanistan appare problematico anche sotto profili costituzionali più sostanziali: l'articolo 26 del Grundgesetz, la legge fondamentale, mette al bando la «guerra d'aggressione». Il sistematico coinvolgimento di civili contraddice norme di diritto internazionale. Ma la Corte di Karlsruhe non prenderà in cosiderazioni questi aspetti. Si limiterà a esaminare, nel quadro di un accertamento degli equilibri tra gli organi costituzionali, se il nuovo protagonismo della Nato senza una revisione dei trattati non abbia violato i diritti del parlamento.
Il governo di coalizione tra Cdu-Csu e Spd ribatte che il 9 marzo il Bundestag si è pronunciato per l'invio dei Tornado, anche se a prezzo di un dissenso massiccio, e senza precedenti per le sue dimensioni, nelle fila della maggioranza. Dei 222 deputati socialdemocratici 69 hanno votato contro, 2 si sono astenuti, 18 si sono assentati. Più di un terzo della Spd ha negato il suo assenso.
Questa circostanza spiega il tentativo del presidente della Spd, Kurt Beck, di smarcarsi dalla retorica dell'amministrazione Bush, con la proposta di lavorare alla convocazione di una nuova conferenza internazionale sull'Afghanistan in Germania (dopo quelle a Bonn e Berlino), invitando a parteciparvi anche "taleban moderati". Proposta rifiutata con indignazione da molti democristiani, e accolta con scetticismo anche nell'opposizione e dalla stampa. Se si vuole aprire un negoziato, fanno notare i critici, converrebbe semmai farlo con chi controlla le formazioni armate, come il mullah Omar, piuttosto che cercare col lanternino esponenti locali «moderati» ma senza seguito.
Un primo ricorso costituzionale era stato presentato, subito dopo il voto del Bundestag, da due battitori liberi democristiani, Peter Gauweiler (Csu) e Willy Wimmer (Cdu). La corte ha però rispedito al mittente la loro eccezione, perché l'accesso alle procedure di controllo è riservato ai gruppi parlamentari e non ai singoli deputati. Gli interessati lo sapevano, ma hanno voluto ugualmente mandare un segnale politico. Un ricorso sostanzialmente identico al loro è stato poi ripresentato dalla Linkspartei.
La settimana scorsa i socialisti si sono visti rifiutare la richiesta di un provvedimento sospensivo immediato, che avrebbe lasciato a terra i Tornado in attesa di una sentenza di merito. Ma la corte non prende il ricorso alla leggera: ha convocato per il 18 aprile un'udienza pubblica, e le domande inviate alle parti sono piccanti. Dal governo i giudici vogliono per esempio sapere se la Nato, al suo vertice a Riga, non abbia rinunciato al suo carattere regionale a favore di un intervento globale.
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