Disarmo

Lista Disarmo

Archivio pubblico

L'ammiraglio dell'Ilva

12 aprile 2016

Dodici navi da guerra per salvare l'Ilva Il governo italiano ha programmato in passato la costruzione di 12 navi militari per un totale di 6,8 miliardi di euro. E' un piano ventennale di finanziamenti straordinari previsti dalla legge di stabilità che però non compare nel bilancio della Difesa. Ce lo segnala il blogger del Fatto Quotidiano Toni De Marchi che aggiunge: “Questi finanziamenti sono stati pudicamente inseriti non tra le spese militari ma tra i sostegni ai cantieri navali. Sia mai che un Paese che fa solo rilassate missioni di pace in Afghanistan, Iraq e altrove e che fa solo pacifiche basi militari a Gibuti, pensi ad armarsi”. Nel testo originale si motiva tutto ciò “al fine di assicurare il mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi della sicurezza nazionale anche nel contesto degli impegni assunti dall’Italia in ambito internazionale” e anche allo scopo di “favorire il consolidamento strategico della base dell’industria nazionale navalmeccanica e cantieristica ad alta tecnologia”. Il tutto si colloca in controtendenza all'interno di un piano di contenimento del bilancio statale in cui si sforbicia dappertutto. La costruzione delle nuove navi da guerra è stata presentata come un'ancora di salvezza per l'ILVA di Taranto. Il 19 giugno 2013, infatti, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi, nell'audizione alla Camera dei Deputati ha dichiarato a proposito del piano di costruzione di nuovi navi da guerra: “Vengo alla descrizione dei riflessi sull'industria. Innanzitutto, la cantieristica militare è il settore più redditizio per investire in quanto volano economico, industriale, culturale e sociale difficilmente uguagliabile. Coinvolge la più vasta gamma dei settori industriali, dal metalmeccanico siderurgico – il riferimento è facile, perché il 90 per cento dell'acciaio usato per le nostre navi proviene dall'ILVA – alla meccanica di precisione, all'elettronica, agli armamenti, alla robotica, ma anche agli arredi. Il campo di coinvolgimento, dunque, è amplissimo”. Dopo le leggi Salva-Ilva arriva così il programma di piano militare Salva-Ilva, ben spiegato a La Spezia, quando l'ammiraglio De Giorgi aveva detto: “Basterebbe accendere tre mutui in tre anni, di 80, 120 e 140 milioni, per avviare un programma di costruzione di otto navi. Sono cifre alla portata del Governo, che permetterebbero anche di avviare un indotto importante e di dare una mano all’Ilva. Altrimenti, nel 2025 non saremo più una forza operative”. “Il piano dell'ammiraglio De Giorgi cerca alleati nell'industria”, annota il giornalista Gianluca Di Feo sull'Espresso. “Per il Paese investire nella Marina in maniera più incisiva significherebbe dare una forte spinta all'economia e all'occupazione, non solo alla sicurezza”, ha spiegato al quotidiano Mf l'ammiraglio De Giorgi che aggiunge: “Pensiamo a un'eccellenza come Fincantieri e al fatto che nei suoi cantieri viene utilizzato per il 90 certo l'acciaio proveniente dall'Ilva, per capire cosa si può mettere in moto con una commessa. L'indotto è enorme, va dai sistemi d'arma agli arredi”. L'ammiraglio garantisce che le navi che saranno costruite saranno innovative in quanto “un giorno potranno essere ospedali galleggianti in caso di calamità e il giorno successivo combattere una guerra ad alta intensità”. Un giorno si salva una vita e il giorno dopo si fa la guerra, umanitaria s'intende. Tutto ciò si colloca nello shopping militare che il governo Italiano ha deciso di portare avanti, spiega Gianluca Di Feo sull'Espresso, con la scelta di “blindare” con due decreti legislativi “una spesa extra in nuovi sistemi militari per un totale di 975 milioni di euro: elicotteri, aerei, apparati elettronici per l'Esercito”.

Articoli correlati

  • Ambiente Svenduto, comincia il secondo grado del processo
    Processo Ilva
    ILVA di Taranto

    Ambiente Svenduto, comincia il secondo grado del processo

    PeaceLink partecipa come parte civile per chiedere giustizia e ribadire la dura condanna inflitta in primo grado ai responsabili del disastro ambientale di Taranto. Il processo coinvolge anche alcune figure chiave del mondo politico, fra cui l'ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.
    19 aprile 2024 - Redazione PeaceLink
  • Perché la Regione Puglia non ha aggiornato lo studio epidemiologico del dottor Forastiere?
    Ecologia
    PeaceLink sollecita il presidente della Regione Michele Emiliano

    Perché la Regione Puglia non ha aggiornato lo studio epidemiologico del dottor Forastiere?

    Si apre l'appello del Processo Ambiente Svenduto con una grave mancanza: il non aggiornamento dello studio fondamentale per comprendere il nesso causa-effetto tra gli inquinanti prodotti dall'ILVA e la salute dei cittadini.
    18 aprile 2024 - Associazione PeaceLink
  • Onore ai 32 mila
    Taranto Sociale
    Sono stati loro a incarnare la forza della coscienza collettiva

    Onore ai 32 mila

    Undici anni fa PeaceLink a Taranto sollecitava la partecipazione al referendum Ilva con un messaggio chiaro: "Prima che l'inquinamento ti fermi, ferma l'inquinamento".
    13 aprile 2024 - Alessandro Marescotti
  • Inquinamento ILVA, il dossier di PeaceLink inviato alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo
    Taranto Sociale
    Audizione di Alessandro Marescotti

    Inquinamento ILVA, il dossier di PeaceLink inviato alla Commissione Petizioni del Parlamento Europeo

    Nonostante le prescrizioni dell'Autorizzazione Integrata Ambientale sembrino essere state rispettate sulla carta, l'ILVA continua a produrre un'inquietante quantità di inquinamento, con un preoccupante aumento dei livelli di benzene, noto cancerogeno.
    8 aprile 2024 - Associazione PeaceLink
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.15 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)