Legambiente e PeaceLink: negato l'accesso alle prescrizioni sull'inquinamento siderurgico
Alla cortese attenzione della Commissione Europea
Direzione Generale Ambiente
Oggetto: Ricorso alla Commissione Europea per violazione della parità di trattamento nel procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) relativo allo stabilimento ex ILVA di Taranto
Egregi responsabili della Direzione Generale Ambiente,
con la presente intendiamo sottoporre alla Vostra attenzione una grave violazione dei principi di equità procedurale e partecipazione pubblica, così come sanciti dalla Direttiva 2010/75/UE sulle emissioni industriali, nonché dalla Convenzione di Aarhus, nella procedura di rilascio della Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) relativa allo stabilimento siderurgico ex ILVA di Taranto.
- Fatti oggetto del ricorso
Il procedimento di riesame dell’A.I.A. prevede che l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) fornisca un parere sulla Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) prodotta dall’azienda. Nella documentazione consultabile dal pubblico interessato sul sito del Ministero risulta presente solo il parere fornito da ISS in data 30 luglio 2024 relativo alla VIS prodotta dall’azienda nel giugno del 2024, relativa ad una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio. Successivamente, in data 29/10/2024, l’azienda ha depositato una revisione della VIS, aggiornata con integrazioni richieste dall’ISS, ma i pareri dell’ISS ad essa relativi non risultano presenti nella documentazione consultabile.
Inoltre, in base a quanto riportato dagli organi di informazione, il Parere Istruttorio Conclusivo (PIC) del 2 aprile 2025 redatto dal gruppo istruttore del Ministero dell’Ambiente – anch’esso non presente nella documentazione consultabile dal pubblico interessato - è stata oggetto in data 17 aprile 2025 di una conferenza dei servizi di cui non si è avuta alcuna preventiva informazione e, in seguito, di due tranches di osservazioni da parte dell’azienda, volte a richiedere modifiche sostanziali alle prescrizioni contenute nel medesimo documento, ritenendole troppo onerose. Anche tali osservazioni dell’azienda non risultano presenti nella documentazione consultabile dal pubblico interessato. Sarebbe quindi stato predisposto un nuovo PIC che dovrebbe essere posto a base di una ulteriore conferenza dei servizi decisoria. Ad oggi lo stesso non risulta consultabile né risulta nota la data della conferenza dei servizi.
Le associazioni ambientaliste regolarmente costituitesi nel procedimento in qualità di soggetti interessati – ai sensi dell’art. 29-quater del D.Lgs. 152/2006 – non hanno quindi avuto accesso ad importanti documentazioni e notizia.
Alle stesse, inoltre, non è stato permesso di presentare osservazioni al di fuori della fase iniziale del procedimento, né – tantomeno – è stata data la possibilità di contro-dedurre rispetto alle osservazioni presentate dall’azienda sul PIC.
- Norme violate
Tale prassi, a nostro avviso, risulta in violazione di:
- Articolo 24 della Direttiva 2010/75/UE, che impone agli Stati membri di garantire una partecipazione effettiva del pubblico interessato, in modo equo e trasparente, anche nella fase successiva alla consultazione preliminare.
- Convenzione di Aarhus, in particolare gli articoli 6 e 9, che riconoscono il diritto di accesso all’informazione ambientale e alla partecipazione alle decisioni che la riguardano.
- Principio di non discriminazione procedurale, implicito nelle normative europee e nei diritti fondamentali riconosciuti dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (art. 41 – diritto ad una buona amministrazione).
- Conseguenze
La disparità di trattamento tra gestore e pubblico interessato ha inciso sull’effettiva trasparenza del processo autorizzativo, favorendo l’interesse industriale a scapito della tutela ambientale e sanitaria. Ciò appare ancora più grave considerata la portata delle emissioni dell’impianto in questione, situato in una zona ad alto rischio ambientale e sanitario su cui sono in corso indagini della magistratura.
- Richieste
Alla luce di quanto sopra, chiediamo alla Commissione Europea di intraprendere tre azioni:
- Aprire una procedura d’indagine (EU Pilot) nei confronti delle autorità italiane competenti, per verificare la conformità del procedimento AIA con la normativa europea.
- Valutare l’eventuale apertura di una procedura d’infrazione per violazione della Direttiva 2010/75/UE e della Convenzione di Aarhus.
- Invitare le autorità italiane ad adeguare le proprie prassi garantendo parità di accesso ai documenti, diritto di replica e una effettiva partecipazione di tutti i soggetti interessati, come previsto dal diritto UE.
In allegato si forniscono:
- copia del comunicato stampa inviato dalle associazioni;
- rassegna stampa e altra documentazione utile.
Con osservanza
Legambiente Circolo di Taranto APS PeaceLink
la presidente il presidente
Paola Lunetta Franco Alessandro Marescotti
Taranto, 12 giugno 2025
--- LA CONFERENZA STAMPA DI LEGAMBIENTE E PEACELINK (12.6.2025)
--- IL PORTAVOCE DELLA COMMISSIONE EUROPEA INTERVIENE
https://www.rainews.it/tgr/puglia/video/2025/06/siderurgico-tavolo-salvini-decreto-governo-e2e81178-6055-4567-98bb-c4197769ee15.html?wt_mc=2.www.wzp.rainews.
LA REAZIONE DEL NEO-SINDACO DI TARANTO PIERO BITETTI
Sarò proclamato sindaco di Taranto la prossima settimana, ma l’8 e il 9 giugno gli elettori mi hanno affidato un mandato chiaro: guidare la città in una direzione nuova, fondata su salute, ambiente, lavoro sicuro e giustizia sociale.
Accolgo con spirito istituzionale l’apertura del Ministro Urso al confronto con la nuova amministrazione comunale. Ma desidero sottolineare un punto fondamentale: un accordo di programma non può essere semplicemente sottoposto alla firma del sindaco, deve essere costruito insieme, con il pieno coinvolgimento del Comune, del pubblico e della società civile.
Il Ministro ha parlato di “chiedere se siamo d’accordo”.
Ma la partecipazione del Comune non è un atto formale o simbolico: è una condizione necessaria di legittimità democratica. Taranto non è chiamata a ratificare decisioni prese altrove. Taranto vuole essere protagonista nella definizione di ogni passaggio che riguarda il suo futuro.
Non disponendo al momento dei contenuti dell'accordo di programma, non sono nelle condizioni di esprimere una valutazione di merito. Ma questo conferma quanto sia necessario cambiare metodo.
L’Unione Europea ha richiamato l’Italia per il mancato rispetto della Direttiva sulle emissioni industriali e per l’esclusione del pubblico e della società civile dal processo decisionale sul riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’ex Ilva.
È evidente che non si può parlare di transizione green se le comunità locali sono tenute ai margini, mentre le aziende trattano in via riservata i contenuti ambientali e industriali di maggiore impatto.
Alla mancanza di trasparenza si somma una preoccupante carenza di tutele per i lavoratori. Non possiamo accettare che la sicurezza nei reparti venga sacrificata, che la manutenzione degli impianti sia bloccata da anni e che l’unica risposta alle crisi cicliche siano la cassa integrazione e la precarietà diffusa, sia per i lavoratori diretti che per quelli dell’indotto.
Pertanto, come sindaco eletto di Taranto non condividerò alcun accordo di programma che sia già stato definito senza la partecipazione effettiva del Comune, del pubblico e della società civile.
Ritengo urgente la sospensione del procedimento AIA finché non verranno rispettati i principi di trasparenza, pubblicità degli atti e consultazione democratica.
Chiedo che si apra un processo strutturato e pubblico di co-progettazione dell’accordo di programma, in cui il Comune abbia pieno potere propositivo e di indirizzo, accanto a Regione, Governo, Commissione europea, parti sociali e comunità locali.
Sollecito un impegno vincolante per garantire la tutela del lavoro: sicurezza nei luoghi di produzione, tracciabilità degli appalti, continuità occupazionale e strumenti di protezione sociale adeguati e universali.
Se davvero si vuole una transizione industriale “green”, questa deve iniziare dai metodi, non solo dalle tecnologie: e i metodi devono essere inclusivi, legali e democratici.
Il mio mandato non è firmare accordi preconfezionati.
Il mio mandato è dare voce e garanzie a una città che per troppo tempo è stata ignorata.
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LA REAZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Ex Ilva, Ue: garantire partecipazione pubblico a processo Aia
Informazioni su autorizzazione ambientale vanno rese disponibili
Bruxelles, 11 giu. (askanews) - "La direttiva Ue sulle emissioni industriali garantisce il diritto del pubblico a partecipare al processo decisionale" riguardante le condizioni per l'autorizzazione dell'attività degli impianti che producono inquinamento ambientale, come l'acciaieria Ex Ilva di Taranto, "e ad esserne informato sulle conseguenze. Le autorità competenti degli Stati membri devono inoltre rendere disponibili le informazioni anche online".
E' la risposta che ha dato, oggi a Bruxelles, l'Ufficio del Portavoce della Commissione europea a una domanda riguardante il processo in corso per il riesame dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia) dell'impianto siderurgico di Taranto noto come ex Ilva e oggi gestito da Acciaierie d'Italia. La nuova autorizzazione era stata richiesta dall'azienda nel maggio 2023.
Il portavoce della Commissione ha ricordato che l'Esecutivo comunitario "ha avviato una procedura di infrazione, attualmente in corso, nei confronti dell'Italia in merito alla conformità dell'ex acciaieria Ilva (ora Acciaierie d'Italia) alla Direttiva sulle emissioni industriali. Nell'ambito di questa procedura pendente - ha continuato -, il 7 maggio 2025 è stata inviata all'Italia un'ulteriore lettera di costituzione in mora per il mancato recepimento della Direttiva sulle emissioni industriali e per il mancato rispetto di alcune disposizioni di questa direttiva per quanto riguarda l'acciaieria di Taranto. A seguito di questa ulteriore lettera, le autorità italiane hanno ora due mesi di tempo per rispondere alla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente - ha avvertito -, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato".
"Le autorità italiane - ha sottolineato ancora il portavoce - il devono intervenire. L'Italia deve conformare la propria legislazione alla Direttiva sulle emissioni industriali. Deve inoltre porre rimedio alle carenze dell'autorizzazione rilasciata ad Acciaierie d'Italia" per l'impianto di Taranto. "E deve garantire con urgenza che l'acciaieria sia gestita in conformità alle disposizioni di questa direttiva".
"Negli ultimi anni - ha riferito ancora il portavoce -, la Commissione ha seguito da vicino l'attuazione del piano ambientale da parte delle autorità italiane. Tale piano doveva essere attuato entro agosto 2023 per ristabilire la conformità" alla direttiva. "La Commissione ha intrattenuto un intenso dialogo con le autorità italiane per garantire che i problemi rimanenti fossero risolti. Tuttavia - ha concluso il portavoce -, ad oggi il piano ambientale non è stato pienamente attuato".
Secondo un comunicato congiunto del 6 giugno dell'organizzazione ambientalista nazionale Legambiente e di quella locale di Taranto Peacelink, nel processo in corso per il riesame dell'Aia, il Ministero dell'Ambiente non ha consultato affatto, finora, il pubblico e la società civile (rappresentata in questo caso proprio dalle Ong ambientaliste) sulle condizioni dell'autorizzazione ambientale. L'azienda che gestisce l'impianto di Taranto, invece, è stata pienamente coinvolta, ottenendo un accesso privilegiato ed esclusivo alle informazioni e potendo esercitare quindi un notevole potere negoziale.
Legambiente e Peacelink denunciano in particolare il fatto che Acciaierie d'Italia abbia potuto ottenere una serie di modifiche alle 477 prescrizioni tecniche per il rilascio della nuova Autorizzazione, che erano state presentate in un "Parere Istruttorio Conclusivo" il 2 aprile. Questo Parere non è mai stato ufficializzato e messo a disposizione del pubblico. Secondo le associazioni ambientaliste, tenendo conto delle richieste dell'azienda, un nuovo "Parere Istruttorio Conclusivo" è stato poi presentato il 4 giugno, riscrivendo quello precedente, e sempre senza alcuna consultazione con il pubblico e la società civile.
Della vicenda del mancato accesso alle informazioni e partecipazione pubblica nei processi decisionali in materia ambientale riguardo all'ex Ilva di Taranto si erano interessati anche, con una interrogazione scritta alla Commissione del 12 maggio, gli europarlamentari verdi italiani Cristina Guarda, Benedetta Scuderi, Leoluca Orlando e Ignazio Marino.
11-GIU-25
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LA REAZIONE DEL MINISTRO URSO
Ex-Ilva, Urso: da portavoce Commissione Ue affermazione improvvide
"Chiesto a Rappresentanza italiana di stigmatizzare intervento inopportuno"
Roma, 12 giu. (askanews) - Sulla partecipazione del pubblico alla procedura di autorizzazione ambientale dell'ex-Ilva dall'Ufficio del portavoce della Commissione Ue sono arrivate "improvvide affermazioni" che "abbiamo chiesto alla Rappresentanza di stigmatizzare". Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, commentando la riposta diffusa iera sera a Bruxelles.
"Per quanto riguarda le improvvide affermazioni che ho letto sulle agenzie dell'Ufficio del portavoce della Commissione europea a noi sono sembrate più un intervento su commissione che una posizione della Commissione" ha detto.
"Ricordo - ha proseguito Urso - che in Italia la partecipazione pubblica è garantita dalle disposizioni di legge che noi applichiamo con estremo rigore".
"Abbiamo cheisto alla nostra rappresentanza a Bruxelles di stigmatizzare questo comportamento che non ci pare appropriato tanto più che interviene nel corso di un negoziato difficile e complesso" ha concluso Urso.
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