Il nostro compito sarà quello di ricompattare una città ferita, divisa e lacerata
Qualche mese fa l'ultimo atto che ho compiuto tra questi banchi è stato quello di difendere i nidi comunali da chi voleva scelleratamente privatizzarli e poi quello di sfiduciare l'amministrazione Melucci, giunta oramai a al capolinea.
Io credo che la città ci abbia compreso ed apprezzato quel gesto forte e ci ha premiato alle urne. La città ha votato non tra due sindaci e due coalizioni, ma tra due visioni opposte di futuro e di sviluppo, ed ora tocca a noi mantenere ed onorare gli impegni presi.
La nostra città ha imparato sulla propria pelle che le scelte economiche e politiche globali non sono neutre. Taranto non è una città qualunque. Taranto è centrale all'interno delle dinamiche e degli equilibri geopolitici ed internazionali che in nome del profitto e di questo sistema selvaggio e predatorio ha pagato e continua a pagare un prezzo altissimo in termini di salute, devastazione ambientale, lavoro precario ed emigrazione, soprattutto giovanile.
Entrando stamattina a Palazzo di città ho visto affissi lo striscione sul balcone che cita l'articolo 11 della nostra Costituzione, che ricorda a noi tutti che l'Italia ripudia la guerra.
E allora consentitemi di esprimere solidarietà nei confronti del popolo palestinese che attualmente è vittima di genocidio da parte del governo di Israele ed un pensiero a Gennaro Giudetti, nostro concittadino che è lì a raccontarci gli orrori della guerra. Noi non possiamo restare in silenzio davanti a ciò che sta subendo il popolo palestinese e non è un tema lontano. È la stessa logica coloniale, estrattiva e di sfruttamento che ha calpestato per per decenni anche questa terra. Taranto e Gaza, seppure in contesti diversi, sono entrambe terre martoriate dove il diritto alla vita è stato spesso messo in secondo piano rispetto agli interessi strategici, economici e militari.
Per me fare politica a Taranto significa anche interrogarsi sul mondo che vogliamo costruire. Non possiamo dirci liberi in una città sotto ricatto, così come non possiamo dirci umani se restiamo in silenzio davanti a un genocidio. Non è solo una questione internazionale, è una questione etica e morale. Chi difende la vita, i diritti, la dignità a Taranto non può chiudere gli occhi davanti a ciò che accade a Gaza.
Per questo Taranto merita una classe politica all'altezza delle sfide che ci attendono. Una politica che abbia visione, coraggio e indipendenza, non una classe politica di basso livello, prona, pronta a piegarsi e ad elemosinare le briciole, ma una classe politica che pretenda ciò che da sempre ci spetta, anche sbattendo i pugni sui tavoli che contano, laddove fosse necessario, perché ricordiamo che lo Stato italiano è in debito nei confronti di questa città.
Ed a proposito di coraggio e di sfide come AVS Alleanza Verde e Sinistra, abbiamo accettato uno dei compiti più complessi, presiedere l'assessorato all'ambiente. Fare l'assessore all'ambiente a Taranto, nella città più inquinata d'Europa, non partendo da zero, ma ereditando dalle precedenti amministrazioni le macerie in tema di rifiuti di rifiuti urbani, di verde di verde pubblico, e con un governo che vuol continuare a rifilarci opere impattanti sul territorio non è facile, è roba da far tremare i polsi, e solo dei pazzi o degli innamorati di questa città potevano prendersi questo compito, in questo preciso momento storico. So che le aspettative sono alte, ci vorrà tempo per risolvere alcuni dei problemi atavici che ci portiamo dietro da decenni. Per questo ringrazio anche Fulvia Gravame, che ha accettato l'incarico. Noi siamo qui e continueremo a onorare comunque questo incarico finché ci permetteranno di lavorare in maniera serena.

Ho ascoltato già qualcuno che ci attaccava dicendo che abbiamo perso già 40 dei primi 100 giorni. Vorrei ricordare che almeno 35 di questi giorni ce li ha sottratti il vostro ministro Urso facendoci perdere tempo appresso alla questione Ilva che lui e il suo governo non sono riusciti a risolvere.
Per quel che mi riguarda ringrazio tutti e tutti coloro che ci hanno sostenuto, che ci hanno permesso di essere qui. Sono felice davvero di poter dare ancora una volta il mio contributo alla città e di riprendere quel percorso che avevamo iniziato. La mia storia la conoscete, non sono mai andato via da questa città, ho sempre lottato, provengo dalle piazze, dai movimenti studenteschi a quelli per il clima. Non ho la presunzione e l'arroganza di poter rappresentare tutti, ma spero di riuscire a portare la voce dei più giovani, dei più fragili, degli emarginati e degli ultimi.
Il mio sogno è quello di vivere in una città aperta ed inclusiva in cui si possa respirare aria pulita, che possa diversificare l'economia e le alternative occupazionali, affinché i giovani possano restare o decidere di tornare. Per fare tutto ciò, però, c'è bisogno dell'aiuto di tutte e tutti, c'è bisogno di ravvicinare i cittadini e creare un clima di fiducia. Il nostro compito sarà quindi quello di ricompattare una città ferita, divisa e lacerata.
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