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La nostra industria di armamenti da lavoro, incluso l’indotto, a circa 150.000 persone

L'Italia ripudia la guerra, ma vende le armi nel mondo

Eppure la legge n. 185 del 9 luglio 1990 vieta l'esportazione ed il transito di materiali di armamento verso i Paesi in stato di conflitto armato. Eppure l'articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra. Perciò occorre subito sospendere l’esportazione di armi verso le parti in conflitto in Yemen.
1 giugno 2020
Dale Zaccaria

"L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". 

Questo l’articolo 11 della Costituzione Italiana. Bombe italiane con il codice A4447

L’Italia ripudia la guerra ma vende le armi nel conflitto in Yemen. Così come scrive Alberto Negri su Linkiesta: “Codice A4447: è il numero inciso sulle bombe italiane, da 500 a 2mila libbre sganciate dai sauditi sullo Yemen e prodotte in Sardegna dalla tedesca Rwm. Siamo complici, consapevoli e informati delle stragi dei civili compiute da Riad con l’assenso della comunità internazionale".

A fine dello scorso anno Amnesty International Italia, Comitato Riconversione RWM, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana per il Disarmo, Rete della Pace, Save the Children in un incontro al Ministero degli Esteri hanno richiesto di:

  • sospendere immediatamente ogni autorizzazione all’esportazione di tutte le tipologie di armi verso le parti in conflitto in Yemen, incluse le autorizzazioni già rilasciate. Non basta, infatti, fermare bombe d’aereo e missili, ma serve bloccare tutte le forniture;
  • sospendere immediatamente ogni autorizzazione all’esportazione verso tutti gli attori coinvolti nel conflitto in Yemen, non solo Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti;
  • promuovere un’azione di embargo sugli armamenti a livello europeo (ipotesi presente anche nella mozione Parlamentare che aveva determinato la presa di posizione del Governo);
  • promuovere iniziative concrete per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, attraverso un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite;
  • incrementare significativamente l’impegno finanziario nel sostenere il Piano di risposta umanitario delle Nazioni Unite;
  • sostenere alternative lavorative per il Sulcis-Iglesiente e tutte le aree italiane soggette al “ricatto” occupazionale del settore degli armamenti in particolare rifinanziando il Fondo per la Riconversione previsto dalla legge 185/90 ed attivando piani e programmi occupazionali fondati sullo sviluppo sostenibile (Agenda 2030). Armi italiane uccidono civili in Yemen

Il 25 giugno il Parlamento Europeo con una risoluzione condanna la guerra in Yemen esprimendo cordoglio alle famiglie per le perdite e i morti. Il Parlamento Europeo "è profondamente preoccupato per i bombardamenti in zone densamente popolate, l'assedio delle città, l'utilizzo di mine anti-persona e di munizioni a grappolo, nonché per gli attacchi che provocano la distruzione delle infrastrutture civili, tra cui scuole, strutture sanitarie, zone residenziali, mercati, impianti idrici, porti e aeroporti".

Ben 18 milioni di persone sono a rischio di contagio colera per mancanza di acqua pulita e servizi igenici sanitari appropriati. Otto milioni di persone a rischio di fame e migliaia di morti, tra cui 2500 bambini.

Leggiamo nel rapporto di Oxfam Italia: "La bomba Mark 84, fornita da USA, GB, Italia e altri Stati alla Coalizione a guida saudita-emiratina, è stata utilizzata migliaia di volte nel corso degli attacchi aerei condotti dopo l’intervento della Coalizione. La bomba possiede un sistema di guida sia satellitare che laser e pesa 907 kg. Ha un raggio letale d’azione di 360m dal punto d’impatto e l’onda d’urto e i frammenti generati possono recare danno fino a 800m di distanza". 

E dopo lo Yemen abbiamo l’Egitto, l’Egitto che ha ucciso Giulio Regeni ancora in cerca di verità e giustizia. E’ notizia d’ultima ora che l’Italia si prepara a vendere una ventina di pattugliatori navali, 24 cacciabombardieri Eurofighter e 24 aerei addestratori M346 all’Egitto di al-Sisi. 

Leggiamo nel Dataroom di Milena Gabanelli: "La nostra industria di armamenti da lavoro, incluso l’indotto, a circa 150.000 persone. Produciamo per il nostro esercito e le forze di polizia. Forniamo le pistole alla polizia statunitense, vendiamo armi e tecnologia alla Germania e alla Francia. Insomma è un’industria florida. La più importante è Leonardo, con oltre 3,2 miliardi autorizzati, una società ad alto valore aggiunto, di media e alta tecnologia che agevola le relazioni internazionali, si ramifica in tanti altri settori come i sistemi spaziali e satellitari, quello navali e terrestri e nelle telecomunicazioni. Ma, soprattutto, garantisce all’Italia visibilità e presenza internazionale: nel 2018 le nostre forze armate hanno partecipato a 36 operazioni in 23 Stati di tre continenti, con un impiego medio di 6400 soldati. Segue Rwm Italia (quasi 294 milioni), Mbda Italia (234 milioni), Iveco Defence (quasi 200 milioni), Rheinmetall Italia (188 milioni), Beretta (76 milioni) e Piaggio Aero (58 milioni). Nel 2018 quasi il 70% del nostro mercato l’ha coperto Leonardo, che è controllata al 30% dallo Stato. In sostanza chi deve controllare è anche il controllato, ed è facile chiudere un occhio quando in ballo ci sono tanti soldi".

L’Italia ripudia la guerra, ma vende le armi nel mondo: Yemen, Egitto, Turchia, Pakistan, Emirati Arabi, India, Arabia Saudita.

L’Italia ripudia la guerra, ma "sono vietate la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione ed il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari, nonché la ricerca preordinata alla loro produzione o la cessione della relativa tecnologia. Il divieto si applica anche agli strumenti e alle tecnologie specificamente progettate per la costruzione delle suddette armi nonché a quelle idonee alla manipolazione dell'uomo e della biosfera a fini militari". Questo è quanto si evince dalla Legge del 9 luglio 1990, n. 185. e ancora:

"L'esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati:

a) verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere;

b) verso Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione;

c) verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea (UE); 

d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa;

e) verso i Paesi che, ricevendo dall'Italia aiuti ai sensi della legge 26 febbraio 1987, n. 49, destinino al proprio bilancio militare risorse eccedenti le esigenze di difesa del paese; verso tali Paesi è sospesa la erogazione di aiuti ai sensi della stessa legge, ad eccezione degli aiuti alle popolazioni nei casi di disastri e calamità naturali".

Nonostante l’articolo 11 della Costituzione Italiana, la legge 185 del 1990, nonostante la risoluzione del Parlamento Europeo sul conflitto Yemenita, e il trattato dell’Onu sul commercio delle armi, l’Italia continua a vendere armi e ad essere partecipe di stragi, morti,e distruzione.

Ma l’Italia siamo noi, noi popolo, che in maniera inconsapevole, forse anche ignorante, ignoriamo appunto tutto questo. Ma come cantava Dé André "anche se vi credete assolti siete lo stesso tutti coinvolti".

L’Italia ripudia la guerra, ma vende le armi nel mondo. E di questo, inconsapevoli o non, siamo appunto tutti coinvolti.

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