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Un progetto svelato dal New York Times

Da Londra a Napoli il Comando Navale Usa in Europa

E' quanto prevede il Pentagono: la più rilevante ristrutturazione delle strutture militari americane nel mondo dall'inizio della guerra fredda. Obiettivo: realizzare la massima flessibilità per l'invio di forze nel Medio Oriente nell'Asia Centrale e in altri possibili teatri bellici.
7 giugno 2004
rassegna stampa

(1) Trasferire dalla Gran Bretagna in Italia il comando europeo della marina militare statunitense: è quanto prevede un progetto presentato dal Pentagono, di ridimensionamento e riposizionamento delle forze armate degli Stati Uniti dislocate in Europa e nel mondo.
Lo scrive The New York Times, descrivendo quello che sarebbe la più rilevante ristrutturazione delle strutture militari americane nel mondo dall'inizio della guerra fredda.
Obiettivo: realizzare la massima flessibilità per l'invio di forze nel Medio Oriente nell'Asia Centrale e in altri possibili teatri bellici.

I RISCHI
Lo spostamento più vistoso del piano del Pentagono è il ritiro delle due divisioni dell'esercito degli Stati Uniti dalla Germania. I rischi paventati dal Nyt: possibili ripercussioni, per esempio all’interno della Nato, e ulteriore l'indebolimento delle relazioni diplomatiche con i governi alleati, proprio in coincidenza con una fase di minor prestigio e di crescente risentimento antiamericano nel mondo.
Non sono previsti nel progetto del Pentagono trasferimenti di reparti militari americani dall'Italia, mentre il comando europeo della marina potrebbe trasferirsi da Londra a Napoli.

VIA DALLA SPAGNA
Sono scomparse precedenti ipotesi di trasferire in Spagna questo comamarina: evidentemente influisce l’orientamento poco solidale del nuovo governo di Madrid, che ha ritirato le truppe nel momento più difficile per gli occidentali in Iraq. Ma le autorità della Difesa assicurano che la decisione è stata presa in base a considerazioni di natura esclusivamente finanziaria: i costi del trasferimento del comando in Italia sarebbero più convenienti.
Quanto al ritiro dei reparti dell'Esercito dalla Germania, al Pentagono sostengono che l'iniziativa era «già all'esame da qualche tempo», per cui non andrebbe spiegata con l’opposizione tedesca all’intervento in Iraq. Dovrebbero tornare negli Stati Uniti dalla Germania la Prima divisione corazzata e la Prima divisione di fanteria dell'esercito, resterebbe una brigata (un terzo di divisione americana; metà dei soldati effettivamente stanziati oggi in suolo tedesco) munita dei mezzi corazzati leggeri Stryker.
La motivazione sostanziale del ridimensionamento delle forze americane in Germania è la fine della guerra fredda.

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(2) Il Pentagono ha deciso di chiudere il quartier generale dell'US Navy, le forze navali per l'Europa, situato a Londra. L'intero comando, composto da almeno 1500 uomini, verrà quasi certamente trasferito a Napoli.

A Napoli il comando navale Usa in Europa

Il Pentagono ha deciso di chiudere il quartier generale dell’US Navy, le forze navali per l’Europa, situato a Londra. L’intero comando, composto da almeno 1500 uomini, verrà quasi certamente trasferito a Napoli.
Il comando delle forze navali americane estende il controllo su un’area vastissima che comprende l’Europa e l’Africa. Può contare su varie unità operative, in primo luogo le navi della VI flotta e gli aerei schierati nella base spagnola di Rota e a Sigonella, in Sicilia. A parte Sigonella, la Marina degli Stati Uniti dispone in Italia anche di basi a Napoli, Gaeta e alla Maddalena, dove sono ancorati i sommergibili.
Il trasferimento va considerato come una scelta logistica e non strategica perché comporta solo un movimento di uomini, non di mezzi. Attualmente il quartier generale occupa una palazzina vittoriana in North Audley Street a Londra dove fu insediato dal generale Eisenhower durante la Seconda guerra mondiale. E’ rimasto lì nei lunghi anni della guerra fredda, ora però i nuovi scenari mondiali consigliano di rivedere gli assetti organizzativi.
Inizialmente gli americani volevano traslocare a Rota, in Spagna, dove hanno un’enorme base navale. Il cambiamento d’idea viene letto come la voglia di punire il nuovo governo spagnolo per aver deciso il ritiro delle sue truppe dall’Iraq.
Per la città ci sarà anche un vantaggio economico. A Napoli, attorno all’aeroporto di Capodichino, gli americani hanno costruito una cittadella militare dove lo staff di comando londinese potrebbe trapiantarsi. Sono pronti anche gli alloggi a Gricignano di Aversa. Vivono lì numerose famiglie di militari statunitensi.

5 Giu 2004

Fonte: Giornale.it

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(3) USA-EUROPA: PENTAGONO PROGETTA COMANDO MARINA IN ITALIA

(AGI) - New York, 4 giu. - L'ipotesi di trasferire dalla Gran Bretagna in Italia il comando europeo della Marina Militare statunitense e' prevista in un progetto presentato dal Pentagono, di ridimensionamento e riposizionamento delle Forze Armate degli Stati Uniti dislocate in Europa e nel mondo.
A quanto scrive stamane The New York Times, il riassestamento progettato dal Pentagono sarebbe il piu' rilevante che le strutture militari americane nel mondo abbiano sperimentato dall'inizio della Guerra Fredda: scopo della manovra, secondo le spiegazioni fornite al giornale newyorkese dai responsabili politici del Pentagono, e' di realizzare la massima flessibilita' per l'invio di forze nel Medio Oriente, nell'Asia Centrale ed in altri possibili teatri bellici.
Lo spostamento piu' vistoso del piano del Pentagono e' il ritiro delle due divisioni dell'Esercito degli Stati Uniti dalla Germania.

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(4) A Napoli il comando navale USA in Europa

Saverio Zuccotti, 5 giugno 2004

Un paio di mesi dopo le prime indiscrezioni su un possibile trasferimento della Sesta Flotta da Gaeta alla Spagna, da oltreoceano iniziano ad arrivare segnali che vanno in tutt'altra direzione. Pare infatti che nei piani di Washington ci sia il trasferimento del comando delle forze navali USA in Europa dalla Gran Bretagna all'Italia, dal Tamigi al Vesuvio, da Londra a Napoli. Allo stesso tempo la Sesta Flotta non dovrebbe muoversi dall'Italia: questione di costi, dicono al Dipartimento della Difesa.
E pensare che prima delle elezioni in Spagna i ragionieri del Pentagono sostenevano che era più economico spostare tutto fuori dalle Colonne d'Ercole piuttosto che continuare a sostenere il costo della vita di Gaeta. Evidentemente la vittoria di Zapatero è stata determinante nel ridisegnare i progetti americani per l'immediato futuro.

D'altra parte, il ruolo attuale dell'Italia rende quantomeno difficile immaginarne davvero un ridimensionamento. La sua collocazione geografica a ridosso del calderone mediorientale è semmai motivo per ulteriori investimenti. Inoltre, anche nel pantano iracheno l'Italia si è dimostrata un alleato particolarmente fedele e risoluto. Il feeling tra Bush e Berlusconi, infine, non sembra essere cosa di tutti i giorni.

Stupisce in ogni caso l'apparente volubilità dell'amministrazione Bush nel pianificare i trasferimenti delle forze americane nel mondo. Due mesi fa il contenimento dei costi di mantenimento era il requisito numero uno e ad esso doveva venire sacrificato persino la centralità geografica dell'Italia. Ora, con un governo socialista a Madrid, quegli stessi costi di mantenimento sono una ricompensa che si paga volentieri agli amici più fidati. Se le cose stanno così, dobbiamo aspettarci qualche misura punitiva se alle elezioni del 2006 il pendolo della politica riporterà il centrosinistra a Palazzo Chigi?

Sia come sia, per ora l'Italia incassa i dividendi per la sua scelta di campo marcatamente filoamericana. L'importanza della posta in gioco autorizza a pensare che nel vertice di Roma tra Bush e Berlusconi appena concluso sia stata messa in agenda anche la questione del potenziamento della presenza militare a stelle e strisce in Italia. E forse il fatto che la notizia sia uscita proprio nelle stesse ore in cui il presidente americano atterrava a Roma non è neanche del tutto casuale.

In questo nuovo valzer delle basi l'Italia non è comunque l'unica protagonista. Confermati i pronostici sulla Germania, che si vedrà privata di due divisioni dello US Army e degli F-16 oggi schierati sulla base di Spangdahlem. Le prime dovrebbero essere sostituite solo da una brigata dotata di veicoli blindati leggeri Stryker, mentre i secondi sono in teoria destinati alla base turca di Incirlik. Potrebbero tuttavia rimanere in Germania o tornare direttamente negli Stati Uniti se col governo di Ankara non si riuscisse a pervenire a un accordo.

Con gli F-16 potrebbero tornare negli USA anche gli F-15 schierati in Gran Bretagna e in Islanda, sebbene una decisione definitiva in tal senso non sia ancora stata presa. Se davvero il Regno Unito dovesse perdere sia i reparti dell'USAF che il comando della US Navy già ricordato, come parziale compensazione riceverebbe un comando dell'aviazione trasferito (tanto per cambiare) dalla Germania.

Neppure negli Stati Uniti i pareri su questo piano di ridistribuzione delle forze sono unanimi. Gli ambienti più vicini al Pentagono difendono a spada tratta quelle che per loro sono scelte obbligate dettate dai tempi e non più rinviabili. Secondo altri, invece, si tratterebbe di una decisione miope che, alla lunga, potrebbe avere serie ripercussioni sulla solidità dei rapporti tra Stati Uniti e Alleati. A breve termine, osservano inoltre, un ritiro delle forze dall'Europa potrebbe vanificare i vantaggi derivanti dal recente allargamento della NATO, rendendo impossibile un'intensa e regolare attività addestrativa. Ma è ormai evidente che le priorità di Washington sono altre, se ancora di recente una brigata è stata sottratta al fortino coreano per essere gettata nella mischia irachena.

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