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Traffico di rifiuti, maxisequestro all’Ilva di Genova

Il presidente del cda del Gruppo Ilva, Emilio Riva, il direttore dello stabilimento di Genova, Giuseppe Frustaci, i responsabili dello smaltimento dei rifiuti, Franco Risso e Enrico Calderari, sono stati denunciati dai carabinieri del Noe per stoccaggio illecito di rifiuti.
11 dicembre 2008

Emilio Riva
Il presidente del cda del Gruppo Ilva, Emilio Riva, il direttore dello stabilimento di Genova, Giuseppe Frustaci, i responsabili dello smaltimento dei rifiuti, Franco Risso e Enrico Calderari, sono stati denunciati dai carabinieri del Noe per stoccaggio illecito di rifiuti. Il materiale sequestrato, residui della attività dell’ altoforno, chiuso in modo definitivo nel 2005, era stato accumulato tra il 1998 e il 2005 in un deposito accanto all’aeroporto di Genova, uno spazio noto come ex Parco Minerali. Nonostante fosse stato in parte smaltito, sia attraverso la eliminazione sia con il recupero del ferro dal polverino, l’accumulo aveva superato in grande misura le quantità indicate dalla legge.

Il decreto legislativo 152 del 2006 impone infatti di non stoccare più di venti metri cubi di rifiuti o, in seconda istanza, obbliga a eliminarli entro tre mesi. Se si oltrepassano questi limiti è necessario avere una autorizzazione della Provincia, che nel caso dello stabilimento dell’Ilva di Genova, dicono i carabinieri del Noe comandati dal maresciallo Antonio Sgrò, non è stata chiesta. Oggi i carabinieri presentano gli atti al magistrato di turno per chiedere la convalida dei provvedimenti e in particolare del sequestro del materiale.

Nello stabilimento di Genova - a quanto si è saputo per ora - sono state sequestrate 100.000 tonnellate di rifiuti speciali costituite prevalentemente da polverino d’acciaio e circa 5.000 tonnellate di pasta di zolfo. Ai quattro manager dell’Ilva si contesta di aver realizzato uno stoccaggio di rifiuti speciali non pericolosi in mancanza delle previste autorizzazioni.

Nell’operazione del Noe di Pescara sono stati compiuti arresti nei confronti di presunti aderenti a un’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti, con base in Abruzzo e diramazioni in diverse altre regioni del territorio nazionale.

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