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Scarichi a mare dall'Arsenale Militare. Controlli della Guardia di Finanza e del Noe

Criticità nell'impianto di depurazione delle acque grigie
20 novembre 2017

Arsenale Militare Taranto Nel mese di ottobre la Guardia di Finanza ha effettuato, in due giorni differenti, controlli nell'Arsenale Militare Marittimo di Taranto prelevando alcuni campioni nel Mar Piccolo di Taranto e controllando alcuni pozzetti delle acque di scarico.

A giugno Peacelink aveva informato la Procura della Repubblica di Taranto in merito ad alcuni aspetti non molto chiari dell'impianto di depurazione dell'Arsenale. Informazioni che Peacelink ha acquisito e, impossibilitati dal verificare, ha rigirato a mezzo pec alla Procura appunto al fine della loro verifica. Dopo qualche mese sono arrivati i controlli dei militari.

Sembrerebbe infatti che sarebbero già noti da tempo al personale dell'arsenale problemi di funzionamento sull'impianto che dovrebbe depurare le acque grigie, mentre quelle nere vengono condotte nella rete fognaria cittadina, con il conseguente scarico nel Mar Piccolo senza che queste vengano trattate dall'impianto.

L'impianto in questione non disporrebbe di un gruppo elettrogeno che gli permetterebbe il regolare funzionamento anche in assenza di alimentazione elettrica e quindi evitando che le acque destinate all'impianto finiscano in mare senza il dovuto trattamento.

A questo stesso impianto vengono convogliate le acque di falda che vengono aspirate da pompe poste nei pozzetti preposti al fine della loro bonifica. Sembrerebbe però che questo impianto di MISE presenti alcune criticità. Secondo le informazioni acquisite da Peacelink l'aspirazione delle acque di falda per mezzo dei pozzetti avviene senza che la falda sia stata preventivamente intercettata e barrierata al fine di evitare che eventuali inquinanti, appunto presenti in falda, emigrino verso il mare. In alcuni casi,  in alcuni pozzi dell'impianto, si aspirerebbe addirittura acqua di mare, ipotesi che in un impianto di depurazione delle acque di falda non dovrebbe mai verificarsi, cioè che alla falda arrivi, per mezzo delle insenature naturali, l'acqua di mare, proprio al fine di evitare contaminazione. Di conseguenza alcune tubazioni dello stesso impianto sono soggetti a corrosione e conseguente sostituzione frequente. In un impianto di depurazione delle acque di falda questo non dovrebbe accadere. La falda va intercettata, va bloccata con barriere apposite, aspirate, trattate con impianto idoneo e solo successivamente scaricate a mare.

Infine, nonostante le criticità dell'impianto, sembrerebbe che alcune condotte delle acque grigie, in una zona dell'arsenale non servita dall'impianto di depurazione, convoglino direttamente in mare senza che a queste sia stato previsto un convogliamento in un impianto di depurazione.

Nei mesi estivi questo impianto è stato fermo per molti giorni e le acque sono finite in mare senza alcun trattamento. A causa di questo fermo impianto non è stata effettuata nessuna comunicazione alla Provincia. Comunicazione che è stata invece fatta solo pochi giorni fa, dopo i controlli della Guardia di Finanza, per comunicare appunto l'impianto di depurazione delle acque fermo, così come lo è ancora oggi.

Proprio oggi nell'Arsenale arrivano per un'ispezione anche i Carabinieri del Noe di Lecce.

Attendiamo che gli esiti delle ispezioni dei militari possano dare un chiaro esito, oltre che l'avvio alla risoluzione dei problemi riscontrati, in merito alla situazione critica in cui versa l'impianto di depurazione delle acque dell'Arsenale Militare di Taranto. Il Mar Piccolo di Taranto, in termini ambientali, ha già pagato un caro prezzo con conseguenti ricadute sul comparto ittico tarantino, in particolare su quello della mitilicoltura, che trova in questo specchio d'acqua il suo naturale sostentamento da secoli, ben prima dell'insediamento dell'Arsenale.

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