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Amianto killer sulle navi

A Monfalcone 400 morti, militari e operai in 10 anni. Sotto inchiesta Marina e Fincantieri
10 maggio 2004
Matteo Moder
Fonte: www.ilmanifesto.it
9.04.04


Morti «bianche». Morti quasi sempre dimenticate, anche in presenza di vere e proprie stragi come quelle che le polveri di amianto hanno portato avanti silenziose negli anni, perché il mesotelioma della pleura si annida anche per 40 anni nel petto dei lavoratori prima di esplodere in tutta la sua virulenza. Ora qualcuno si è svegliato e vuole fare luce su 400 decessi, tra militari e lavoratori, avvenuti negli ultimi dieci anni, e quasi sicuramente legati alla presenza di amianto nelle navi costruite alla Fincantieri di Monfalcone per conto della Marina militare. Il Corriere del Veneto di Padova, infatti, è uscito ieri con la notizia che la Procura militare e la Procura della repubblica di Padova hanno aperto, ancora dalla scorsa estate, due inchieste parallele sulle morti per amianto dopo la denuncia dei genitori di un marinaio morto per mesotelioma dopo essere stato imbarcato per anni su diverse navi costruite proprio a Monfalcone - ma l'inchiesta potrebbe allargarsi anche ai cantieri navali militari di La Spezia e di Taranto.
Ad occuparsi della vicenda, che potrebbe assumere connotati ancora più tragici, sono due magistrati, Maurizio Block e Sergio Dini, che operano in stretto collegamento con la Procura della repubblica sull'ipotesi di reato di omicidio colposo ed omessa esecuzione dell'incarico (per la parte della Procura militare).
«L'inchiesta è in una fase avanzata e abbiamo raccolto elementi di un certo rilievo» si è limitato a commentare Block, mentre Dini è risultato irreperibile. Secondo il Corriere del Veneto, non vi sarebbero ancora degli indagati ma molte persone - tra le quali ufficiali della Marina - sarebbero già state sentite come persone informate sui fatti. I magistrati avrebbero raccolto una grande quantità di dati, dalle cartelle cliniche di militari morti alle analisi epidemiologiche. Questi dati evidenzierebbero una percentuale di malattie legate all'esposizione all'amianto più alta della media nazionale - il mesotelioma pleurico è una forma tumorale piuttosto rara - nella zona di Monfalcone, di Taranto e di La Spezia. Gli inquirenti - a quanto si è appreso - vogliono appurare non solo le responsabilità del cantiere ma anche quelle del committente, cioè della Marina Militare.
In sostanza, come ha rilevato il Corriere del Veneto, le due inchieste - militare e civile - vogliono accertare se siano state adottate tempestivamente le misure idonee per evitare il contatto micidiale con l'amianto e le sue polveri e quelle per lo smaltimento in sicurezza della sostanza. Lo smaltimento del materiale nocivo era previsto già da una legge del 1988 che obbligava la bonifica di tutti i siti dove fosse stata usata e trattata la sostanza tossica.
A Monfalcone sarebbe stata analizzata l'opera di costruzione, riparazione e demolizione delle navi militari, visto che nell'area i casi di mesotelioma sono di gran lunga superiori alla media, con circa un decesso al mese, negli ultimi anni. Ma prima? «Oltre 2.000 lavoratori dei cantieri di Monfalcone (Gorizia) morti negli ultimi vent'anni per esposizione all'amianto e ancora tanti malati che chiedono un sostegno sanitario, mentre il procedimento penale in corso presso la Procura di Gorizia stenta ad avanzare»: lo denunciò lo scorso anno l'Associazione esposti amianto di Monfalcone nel presentare la terza edizione di «Amianto mai più», tre giornate di denuncia e di sensibilizzazione in programma nella città dei cantieri. Il sindaco Gianfranco Pizzolito definì in quell'occasione «un grande cruccio» il fatto che «il caso Monfalcone continui a rimanere in sordina, una notizia ristretta all'ambito dell'informazione locale. Ma i morti di Monfalcone per mesotelioma alla pleura - aggiunse - sono una questione nazionale». I rappresentanti dell'Associazione esposti all'amianto ricordarono anche che l'amianto era utilizzato a Monfalcone fin oltre i primi anni Novanta, contro un'ammissione dell'azienda che dichiarava di averlo impiegato solo fino al 1985. «Ci sono invece prove di smaltimento e bonifica di amianto relativi a sommergibili costruiti ben oltre il `90», aggiunsero i dirigenti dell'associazione.

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