Se le idee dell'economista Arthur Cecil Pigou venissero applicate all'ILVA di Taranto
Troppe le esternalità negative in campo sanitario conseguenti all’attività industriale a Taranto che, anche per questa ragione, è sempre più insostenibile dal punto di vista economico. A sottolinearlo, numeri alla mano, è il presidente di Peacelink Alessandro Marescotti, parlando a Nuovo Quotidiano di Puglia.
«Da un’indagine realizzata con un metodo innovativo nel 2016 dal dottor Stefano Cervellera - ha ricordato - è emerso che ogni anno in città si perdono 1.340 anni di vita rispetto alla speranza di vita in Puglia. La ricerca risale a ben nove anni fa e probabilmente è arrivato il momento di aggiornare questo risultato. Il sindaco Piero Bitetti, partendo da questo dato, potrebbe impugnare l’Aia, proprio perché ci sono aspetti sanitari di cui occorre tener conto. È questo uno dei gravi motivi per cui la fretta del governo non è giustificata, mentre è stata giusta la cautela del sindaco che ha chiesto più tempo. Infatti, il primo cittadino ha votato contro l’Aia per le questioni sanitarie irrisolte, per le criticità sanitarie, le ha anche motivate ed ha chiesto tempo. Il Governo ha risposto in termini negativi, con un vero e proprio strappo, non solo votando a favore dell’Aia, ma non concedendo neppure quel tempo necessario richiesto per approfondire gli aspetti sanitari».
Marescotti spiega poi perché questi dati sono importanti: «È proprio su dati come questi che l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) calcola che Taranto ha dei pesanti costi esterni attribuibili all’inquinamento industriale». Marescotti evidenza che sulla pagina web di Cittadini Reattivi si afferma che “l’Eea ha calcolato un costo che ricade sulla collettività, per il solo impianto siderurgico, che supera il miliardo di euro (per la precisione 1.135.702.144 euro), di cui ben 393milioni/anno per la mortalità dovuta all’esposizione ai principali inquinanti atmosferici, stimata in termini di anni di vita persi e valutati dal valore di un anno di vita (Voly) espresso in milioni di euro”.
La somma di 393 milioni di euro per esternalità negative di carattere sanitario è una somma inferiore al costo del lavoro per i lavoratori Ilva. «Poniamo - dice il presidente di Peacelink - che tra diretti ed indotto i lavoratori siano 10mila: 10 mila moltiplicato 30mila euro lordi, che è lo stipendio di un insegnante, fa 300 milioni di euro. Insomma, la spesa per la forza lavoro è inferiore rispetto al costo sanitario».
Marescotti invita poi ad analizzare anche un altro aspetto: «L’altro dato utile, pubblicato dal dottor Antonio Poggi, si riferisce alle polveri sottili ed in particolare alla differenza dal 2017 - anno in cui è stata rilasciata l’ultima Aia- ad oggi tra Tamburi (centralina di via Orsini) e Talsano. È emerso che la media nel quartiere Tamburi è di 31 microgrammi a metrocubo di PM10, mentre la media a Talsano è di 20. Vi è, dunque, un impatto supplementare sul quartiere Tamburi che ha effetti sanitari, abbiamo una differenza di 11 microgrammi a metrocubo di Pm10. Particolari criticità si sono manifestate nel 2023 e nel 2024».
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