Le ragioni della nonviolenza nel mondo di oggi
In queste occasioni, ci stiamo ripetendo le ragioni della nonviolenza, tra noi persuasi, come per autoconvincerci di nuovo? Anche questo, perché no? Però continuamente verifichiamo quelle ragioni davanti alle nuove situazioni sociali, politiche, umane del momento.
Quale è oggi questa situazione? Tutti avvertono, se non vogliono nascondersele, diverse minacce da diverse parti: la guerra in atto a pezzi nel mondo, la minaccia nucleare, la crisi ambientale, i sovranismi e razzismi che frantumano l’umanità, la pandemia.
Questi pericoli sono come ombre sul sentire comune, o scacciate fuori dall’attenzione come fastidiose, o patite come ossessioni che ci bloccano e terrorizzano.
Chi studia la paura, ne vede i diversi effetti: la paralizzazione, la fuga, la reazione violenta. Sentire la paura è cosa sana. Sapere come reagire è risposta sana. Come si fa quando c’è una malattia e la si affronta con la scienza medica e con la consapevolezza personale del malato che resiste per amore della vita.
A noi, ad ogni settore cosciente e responsabile della società, di tutte le società umane, tocca il compito di pensare l’individuazione dei pericoli e le strategie di difesa vitale umana. Il lavoro di conoscenza chiara, spregiudicata, dei pericoli è il primo lavoro per snebbiare la realtà dalle nebbie diffuse per nasconderla ai popoli, nell’interesse dei poteri forti, autori degli stessi pericoli incombenti.
E perché affidarsi a questo faticoso lavoro? Per amore del vero, anzitutto. Per incontrare la realtà effettiva delle cose, senza la quale non c’è azione sensata.
La realtà può essere utilizzata per volontà di potenza, o per fini più armonici. La volontà di potenza, che scinde l’unità del mondo e della vita, è la fonte di tutti i pericoli incombenti. La scelta che fonda l’impegno nonviolento, per la giustizia e la pace, è la scelta opposta alla volontà di potenza. In questo nostro impegno, il potere è concepito come dote da distribuire a tutti, in ogni società e nel mondo: il “potere di tutti” (Capitini). Concepiamo il potere non come un oggetto che alcuni hanno e gli altri no, ma come il verbo (io posso, tu puoi,..) che dice la possibilità di realizzazione umana che tutti devono avere. Lo stabilisce bene, per noi italiani, l’art. 3 della Costituzione.
Il primo moto dell’impegno nonviolento pacifista è la volontà che tutti possano vivere, tutti gli umani, e tutte le forme di vita nel mondo. È, in parole fondamentali, amore per il mondo e per la vita.
L’azione di liberazione dai pericoli mortali – che agiscono in un momento, o nel tempo lungo – nasce anche da un fondamentale atto di fiducia. Se penso che l’umanità è dominata dalla volontà di potenza, destinata al conflitto distruttivo, sotto la regola fatale del dominio dei forti sui deboli, se penso che dalla minaccia mi difendo solo minacciando di più, allora mi arruolo nella logica di guerra e rafforzo la minaccia totale su ciò che è umano.
L’impegno per giustizia e pace è fatto di amore per la vita, ed è fiducia nella possibilità dell’umanità di essere il meglio di sé, di essere capace di fraternità, di condivisione, di giustizia. Il lavoro per la pace è fede nella possibilità di una umanità giusta. Questa fede è una sfida coraggiosa al realismo passivo, privo di orizzonti verso una maggiore verità di vita.
Lavoriamo, giustamente, attorno ad analisi, a strategie nonviolente, con tutta l’accuratezza, e nel contempo alimentiamo sempre di nuovo quell’amore e quella fiducia. Tutte le varie culture umane, le spiritualità, le religioni, alimentano, in modi e linguaggi diversi, questo amore e questa fiducia.
Un’osservazione di attualità, che ritengo incoraggiante. La seconda guerra mondiale, con tutti i suoi crimini e minacce sul tempo successivo, generò tuttavia una stagione di sana creatività: la stagione delle costituzioni, quelle statali e quelle, in bozza, dell’umanità intera: le dichiarazioni dei diritti umani, lo statuto della comunità dei popoli uniti. Così la pandemia attuale, in un mondo ammalato e minacciato dalle guerre, soffocato dalle armi, può generare lo sviluppo della cultura civile del ripudio pratico della violenza e della rovina, nelle tante forme. Questo è il nostro lavoro.
Articoli correlati
- Eirenefest: non solo una fiera di libri, ma soprattutto un ambito di convergenza
Per sconfiggere la guerra, dimostriamo che un altro mondo è possibile
Mancano pochi giorni al via del primo Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza, un mega evento che si terrà a Roma dal 2 al 5 giugno prossimi: un tentativo di sfidare le radici della guerra - egoismo, violenza, sopraffazione - coltivando, tutti insieme, una convergenza di valori opposti.22 maggio 2022 - Olivier Turquet - Le alternative alla guerra
Resistenza nonviolenta in Ucraina e proteste contro la guerra in Russia
Ai tanti civili che portano avanti coraggiosamente una resistenza non armata, si affiancano quelle di migliaia di cittadini e cittadine russi contrari all’invasione dell’Ucraina che continuano a manifestare, con gravi rischi per la loro incolumità, contro la guerra.8 marzo 2022 - Domenico Massano - A Roma a San Lorenzo il Primo Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza
Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza
Quattro giorni di presentazioni di libri, incontri, film, workshops, stands a cura di numerose realtà italiane e non solo per aprire dialoghi e confronti su diritti, Mediterraneo e migranti, Obiezione di Coscienza, disarmo nucleare, educazione alla nonviolenza, cultura di pace17 gennaio 2022 - Laura Tussi - Un ponte Alife e Teano con il Gemellaggio dei Giardini dei Diritti Umani e della Nonviolenza
I Giardini di Pace e Memoria
Giornata internazionale dei Diritti Infanzia e Adolescenza e Giornata nazionale dell'Albero è avvenuto il Gemellaggio tra il "Giardino dei cinque Continenti e della Nonviolenza di Scampia" ed il "Giardino della Pace, della Memoria e del Creato, presidio di Pace, di Nonviolenza e di legalità"23 novembre 2021 - Laura Tussi
Sociale.network