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Cile, sinistra cilena,Piñera

Cile: l'emulo di Berlusconi

Il multimilionario Sebastián Piñera Echenique aspira ad essere il prossimo presidente del Cile e ha mandato in crisi la candidatura del rappresentante dell'estrema destra Joaquín Lavín, rendendo incerto il risultato finale delle prossime elezioni.
17 maggio 2005
Ernesto Carmona (giornalista e scrittore cileno)
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: Argenpress

L'aspirazione del multimilionario Sebastián Piñera Echenique alla presidenza del Cile ha messo in crisi la candidatura pluriennale di Joaquín Lavín, l'esponente principale dell'estrema destra. La nuova proposta affronta di petto l'egemonia del "pinochetismo" nell'Alleanza per il Cile e rende dubbio, in questo modo, il risultato finale del prossimo confronto elettorale per la presidenza.

E' stato, quindi, un vero e proprio terremoto nel panorama pacifico e burocratico della politica cilena l'irruzione improvvisa di Piñera questo fine settimana (la settimana prima del 16 maggio, NdT). Nelle elezioni dell'11 dicembre si dava oramai per scontata la vittoria di Michele Bachelet, appartenente alla coalizione dell'attuale governo, che si prevedeva avrebbe avuto un certo vantaggio sulla sua avversaria Soledad Alvear in occasione del loro primo confronto alle elezioni primarie interne previste per il 31 luglio.

La Fundación Futuro, tramite un'inchiesta segreta all'opinione pubblica, ha ricollocato Piñera all'interno dell'elite di un Paese in cui i grandi gruppi politici basano il proprio consenso su ricerche telefoniche. Tali ricerche, volte a capire le scelte elettorali dei cittadini che guardano la tv, coincidono sempre con la realtà del voto.

Il partito di destra liberale Rinnovazione Nazionale (RN), dopo essersi già impegnato promettendo il suo appoggio a Lavín, ha inaspettatamente consacrato Piñera come proprio candidato. La decisione è stata condivisa dall'80% degli astanti ad un "consiglio generale" di 300 delegati provenienti da tutto il Paese (ma ne sarebbero bastati anche solo i due terzi., ossia il 66%).
Oggi Piñera dice che "in una democrazia bisogna saper ascoltare ciò che dice la gente", inclusa quella che, nell'RN, ha spinto per la sua candidatura.

La situazione, del tutto nuova, ha smosso dalle loro posizioni acquisite i baroni dell'estrema destra, che sembrano essere rimasti in sospeso, senza un posto dove andare. Discutono su ciò che deciderà di fare l'Alleanza per il Cile, gruppo al cui interno si trovano sia la RN che la pinochetista Unione Democratica Indipendente (UDI). Nonostante il nome, quest'ultima ha sempre agito nella coalizione con metodi autoritari e dittatoriali, riconducibili a quelli stalinisti.

Il nuovo scenario elettorale si definirà, in tutti i casi, l'11 settembre, 32esimo anniversario del golpe militare e data ultima per l'iscrizione dei candidati alle elezioni.

Attualmente le alternative che si pongono sono quelle tra un'elezione primaria all'interno della destra, per decidere tra Lavín e Piñera, o un confronto fra tre schieramenti il prossimo dicembre.
Piñera ha preferito evitare le primarie per misurarsi direttamente con Lavín l'11 dicembre, in modo da rafforzare la propria candidatura in vista di un confronto successivo nel gennaio del 2006 ed entrare così a La Moneda l'11 marzo.
RN ha chiaramento detto no a Lavin in occasione delle primarie, ma non è stata scartata neanche l'ipotesi di 4 candidature, con due aspiranti all'interno dei ciascuna coalizione: Alvear e Bachelet per il governo, Lavín e Piñera all'opposizione.

BREVE STORIA DI UN TERREMOTO POLITICO

Per quanto risulta dalle inchieste, Lavín stava perdendo l'appoggio degli elettori, calato rispetto al 47% raggiunto in occasione del secondo turno del confronto presidenziale con Ricardo Lagos nel gennaio del 2000. Bachelet, candidata socialista, guadagnava consenso a svantaggio dell'UDI, che aveva presentato Soledad Alvear.

Oggi lo scenario è completamente diverso.

Presentandosi tre candidati, molti dei voti che a dicembre sarebbero confluiti verso Bachelet dalla democrazia cristiana andranno verosimilmente ad appoggiare Piñera, con il quale si identificheranno in molti.
Piñera è figlio di un funzionario pubblico cileno che lavorò per il governo di Eduardo Frei Montalva (1964-1970) e non nasconde le sue simpatie per un partito ispirato originariamente dall'ormai dimenticata enciclica "innovatrice" Rerum Novarum di Leone XIII (1891), dalle dottrine di Jacques Maritain e di Pierre Teihard de Chardin-teorie che nessuno più conosce all'interno del partito cristiano.

Il sistema binominale cileno, inventato dalla dittatura per fondare una "democrazia protetta" in eternum, forse fu pensato come mezzo per arrivare ad un sistema simile a quello europeo, ma in realtà, fino a questo momento, ha funzionato come alternanza di due grossi partiti che si contendono "il mercato elettorale". Da una parte c'è l'Alleanza per il Cile, partito di estrema destra, e dall'altro c'è la Concertazione dei Partiti per la Democrazia, di centro-destra.

L'idea della dittatura è stata quella di estromettere la sinistra, in un sistema che non permette alcuna rappresentanza parlamentare alle minoranze, elemento che né l'Alleanza né la Concertazione hanno mai pensato di modificare.

Fino ad ora la RN è stata "il parente povero" dell'Alleanza, che ha risentito del ruolo autoritario della UDI al suo interno.
D'altro avviso è la Concertazione dei partiti per la Democrazia, composta da quattro "soci": il partito cristiano-sociale PDC (Partito Democratico Cristiano) e i due PS e PPD. Il Partito "strumentale" Per la Democrazia (appunto il PPD) non ha un'ideologia vera e propria ed è stato fondato nel 1989 al fine di eludere la prescrizione pinochetista che vietava la formazione di partiti di sinistra; per questo motivo non ha mai espresso esplicitamente una sua ideologia alternativa. Il quarto partito, il Partito Radicale (PR), va a completare il quartetto della Concertazione in modo praticamente simbolico, considerando il suo minimo seguito nell'elettorato cileno.

UN UOMO DI DESTRA "DEMOCRATICO E LIBERALE"

Durante questi 15 anni di "passaggio alla democrazia", l'estrema destra ha sviluppato un discorso demagogico e populista "di sinistra", con un esito relativo in un ambiente culturale "disideologizzato" da 17 anni di dittatura e da 15 di "transizione". Al contrario, la Concertazione ha fatto suo il modello di società ereditato dai militari, ponendo le basi per un benessere che va a tutto vantaggio dei grandi gruppi economici e dei capitali esteri.

Entrambi i meccanismi si sviluppano nel sistema elettorale binominale, rispettando la Costituzione del 1980, elaborata anch'essa dalla dittatura.

In seguito alla "crisi di destra" la Concertazione prende sempre più voti, ma questa ribellione all'interno dell'RN potrebbe anche rendere più forte la decaduta Alleanza, con l'eliminazione definitiva della figura di Augusto Pinochet (ripudiato più per i danni economici causati allo stato cileno che per i crimini commessi) dalla "cosmogonia" della destra cilena.

In conclusione i veri sconfitti sono i baroni che controllano la UDI, della quale fa parte Joaquín Lavín: è chiaro, infatti, che si tratta di un rinnovamento all'interno della destra, la quale segue la scia del successo di un uomo multimilionario e padrone di una rete televisiva, che è chiaramente a capo di una traiettoria che persegue un nuovo modello politico.

Piñera si vanta, adesso, di essersi schierato contro Pinochet nel plebiscito del 1989 votando per il no e di aver sottratto il proprio appoggio a Colonia Dignidad, così come fece la Udi, in quanto luogo non solo di abusi sessuali contro minorenni, ma anche di violazione dei diritti umani in genere.

Comunque, pur essendosi impegnato nella difesa dei diritti umani, Piñera dimostra di non offrire nulla di nuovo rispetto al discorso che prevedeva la continuità tra Bachelet ed Alvear, in un Paese maschilista che ha sempre mostrato fastidio per il fatto che a capo dello Stato ci fosse una donna.

Nei prossimi mesi è prevedibile, dunque, che si verifichino degli accomodamenti politici notevoli.

D'altro canto, sembra trovare tutti d'accordo il fatto che il modello del consenso bipartitico sia ormai superato dalla realtà.
Quindici anni fa, all'inizio della "democrazia", per la destra era un processo chiave quello di riscattare il regime militare, mentre al momento l'UDI considera una zavorra questa sua eredità. Nel frattempo, si è rivelato fondamentale per la Concertazione dimostrare la sua forte capacità di governare il Paese di fronte al pericolo militare, che, al momento, non sussiste più.

I grandi problemi nazionali sono perlopiù ignorati nel dibattito politico attuale.

Molti, a destra, parlano di "perversione" del sistema binominale, che ha reso possibile la resurrezione di Piñera, almeno fino alle elezioni primarie che Lavín desidererebbe avvenissero quanto prima, in modo da non permettere al suo avversario di percorrere il Paese per far conoscere la sua candidatura.

Ciò che nessuno mette in discussione è che l'Alleanza per il Cile è in crisi.
Lo stesso può, però, essere detto in egual misura per la Concertazione, all'interno della quale molte voci hanno fatto presente il fatto che sia divenuta obsoleta: il primo a dirlo è stato Adolfo Zaldίvar, a capo del PDC.

La possibilità di un'alleanza di centro-destra tra RN e PDC è sempre stata nell'aria, con l'UDI all'estrema destra e il ritorno ai tre terzi dei tempi di Salvador Allende. In tal caso, il PS non avrebbe scelta e dovrebbe passare a sinistra, perdendo forza dopo essere stata per ben tre lustri a difesa del modello neoliberale.

Proprio in questi giorni si è sviluppata una ribellione interna al PS, fomentata dalla parte più a sinistra del partito, rimasta legata alla direttiva nazionale precedente. La richiesta è che le nomine per le elezioni dei deputati e dei senatori non siano più fatte solo da un gruppetto di 60 persone, bensì dalle 140 che dovrebbero parteciparvi legittimamente.

Il rimedio migliore per entrambe le coalizioni sarebbe dunque il sistema binominale, che potrà impedire il sicuro disastro di un'elezione con 4 schieramenti diversi. Comunque, i patti politici potranno iscrivere le proprie candidature legislative in due liste e indicare, per le presidenziali, 4 aspiranti.

Di fronte alla prospettiva della corsa di Soledad Alvear nelle primarie di luglio, Piñera si mostra già pronto a ricevere i voti destinati alla candidata della Democrazia Cristiana. Intervistato da Nibaldo Musciatti, di Radio Bío Bío, ha detto: "Ho avuto molte cose in comune con la Democrazia Cristiana", ricordando che, nel 1989, erano insieme per il no.

CHI E' PIÑERA?

Piñera ha 55 anni ed è un imprenditore, laureato in economia, con un profilo personale molto simile a quello dell'italiano Silvio Berlusconi. Il venezuelano Gustavo Cisneros gli ha venduto il canale televisivo Chile Visión e il suo attuale slogan è: "Concluderemo nel secondo giro elettorale o alla Moneda [1]; viva il pluralismo e viva la libertà".

Tra i suoi molti beni è da annoverarsi la Fondazione Futuro, che si dedica, tra l'altro, a ricerche di mercato. Al suo interno è stata elaborata la riunione "segreta" che ha portato il partito di Piñera a scegliere la sua nuova linea politica. Già erano stati designati nomi differenti per le cariche che avrebbero dovuto essere accostate al nome di Lavín, come ad esempio l'ex-presidente Andrés Allemand e il senatore Alberto Espina, i quali devono ora rinunciare.

Piñera si rifiuta di parlare dell'inchiesta spiegando così le sue ragioni: "Non voglio commentare inchieste svoltesi sotto forma privata". Aggiunge anche che "in una democrazia i candidati hanno diritto a diffondere le loro idee, ma sono i cittadini a decidere, poiché difende "una democrazia che crede nella gente".

Piñera si è recato a Buenos Aires per negoziare con il Presidente Néstor Kirchner la fusione di Lan-Chile con la ditta argentina Aero 2000, che, a partire dall'8 di giugno, lavoreranno insieme con il nome di Lan-Argentina. Tale trattativa è stata portata avanti da Piñera come padrone, al 29%, della linea aerea cilena.
"Ho agito in veste di cittadino assolutamente indipendente che lavora in un'impresa che dà occupazione a 15.000 persone, con un direttore ed un ente esecutivo. Lan adesso è in Argentina: un Paese non può fermarsi alle proprie frontiere nazionali"-ha spiegato.

Da quando Berlusconi è al governo del suo Paese le sue ricchezze sono triplicate; in un certo qual modo, il suo ruolo di capo di Stato l'ha utilizzato a proprio vantaggio. Piñera ha affermato che abbandonerà tutti i suoi affari privati.

"Come è logico, metterò da parte le mie attività imprenditoriali. Il Paese è una grande impresa"-ha detto a Musciatti.
Assicura anche che l'interesse pubblico è la sua priorità e che l'interesse personale non è compatibile con il bene comune.
"Per me è chiaro, come previsto dalla regola della trasparenza" e assicura
che chiunque può accertarsi del suo patrimonio e dei suoi affari.

Piñera si mostra convinto di sapere come affrontare il problema della disoccupazione e quello dell'educazione, perché è un economista e un imprenditore di successo.

Allo stesso tempo dice anche che "il Cile non è soltanto un Paese di problemi" e promette "una campagna elettorale costruttiva, positiva, con gli occhi fissi al cielo e i piedi per terra".
Rende noto anche che Luis Felipe San Martín, ex-presidente della Federazione degli Studenti dell'Università del Cile (FECH) sta guidando uno spostamento colletivo di militanti dall'UDI all'RN.
"Centinaia di persone stanno passando dalla mia parte", ha affermato.

COSA FA LA SINISTRA?

Intanto, la sinistra si dibatte attorno alla solita vecchia questione dell'egemonia, al fine di creare un'alternativa al potere oligarchico che in Cile agisce all'interno delle due coalizioni della Concertazione e dell'Alleanza.

I partiti, i gruppi e i movimenti che fanno parte di questo blocco politico si sono subito accordati sul fatto di non convocare una consultazione popolare aperta per eleggere il loro candidato alla presidenza.

"C'è da ritenere che sarà un "tavolo a due gambe" ad eleggere il candidato" - ha scritto il giornalista Manuel Cabieses Donoso sulla rivista Punto Final, alludendo chiaramente ai due partiti maggioritari del blocco di sinistra, il Partito Comunista e il Partito Umanista. Questi ultimi sono i più impegnati nel mantenere le quote che permettono loro l'esistenza legale come partiti: il primo ha il 5.22% e il secondo l'1.13%.

Circa 50 personalità pubbliche di sinistra hanno convocato un'Assemblea Nazionale per la democrazia e la sovranità nazionale, che "il 28 marzo porterà a termine il processo di elaborazione del programma di governo del nuovo movimento e l'elezione del candidato unico alla presidenza della repubblica".

Secondo l'ottica critica di Punto Final, tale assemblea "non cambia per niente la strategia di raggruppamento delle forze che sono contro il neoliberismo. Da 15 anni questa è una "strategia" che ha fatto un fiasco dietro l'altro, contribuendo a mettere sempre più profondamente in crisi la sinistra cilena. Prima di ogni confronto elettorale, la cosiddetta "sinistra extra-parlamentare" si raccoglie attorno ad un fronte "ampio" che cambia solo di nome, ma mai di contenuti né di attori"-ha scritto Cabieses.

Secondo il giornalista "la testardaggine del PC merita sì un premio per la tenacia, ma questa linea d'azione ha dimostrato la sua inadeguatezza e pare giunto il momento di sottoporla ad una critica. Le forze potenziali del cambiamento sociale-carenti di una reale alternativa-non possono continuare a seguire a tempo intederminato una strada che le porta solo verso l'avvilimento e la sconfitta".
Cabieses si è allontanato dalla Forza Sociale e Democratica dal momento in cui questa ha deciso di non eleggere il proprio candidato durante una consultazione popolare aperta.

In 15 anni la sinistra non è stata capace di articolare un processo di raggruppamento di tutte le forze sociali che criticano il modello di società imposto dai militari e amministrato dai civili, in un Paese dove "consumismo e individualismo riscuotono l'adesione della maggioranza degli 8 milioni di cileni che vanno a votare", come riporta Cabieses.

Ben 2 milioni e mezzo di cittadini rifiutano di iscriversi alle liste per andare a votare. La loro percentuale, sommata con quella di tutti coloro che si astengono, che votano in bianco e di tutti quegli elettori di sinistra che non fanno di meglio, arriva al 40% dell'elettorato, secondo quanto riporta uno studio citato dal giornalista Alejandro Guillier nel programma "Tolleranza Zero" di ChileVisión.

Tra i nomi che circolano per i "candidati al titolo" (Tomás Mulián, Jorge Pávez, Tomás Hirsch, Nicolás García e qualche altro) è saltato fuori da poco, con abbastanza convinzione, quello del rispettato avvocato dei diritti umani Carmen Hertz, vedova del giornalista assassinato Carlos Berger, che però nega di essersi candidata.

"Secondo me è la migliore candidatura possibile"-ha affermato l'avvocato per i diritti umani Eduardo Contreras, membro del Comitato Centrale del PC.
Il commento è stato fatto in conclusione della presentazione dell'ultimo libro di Hugo Fazio, "Mappa della ricchezza estrema del 2005". In quest'occasione, la Hertz ha affrontato il tema di "potere e corruzione", in riferimento alle ricchezze di Pinochet accumulate presso il Banco Riggs.

Venerdi notte (il 13 maggio, ndt) la presentazione del libro, che ha interessato un'esigua minoranza del Cile di oggi, ha coinciso con la nomina per la RN di un candidato presidenziale che è il quarto o quinto uomo più ricco del Paese.

Note: (*)Vedi la biografia in "Voglio essere presidente" ne "I padroni del Cile", pp 205-208, terza edizione, Edizioni La Huella, 2003, Santiago.

[1]La Moneda è il palazzo presidenziale del Cile.

Tradotto da Roberta Casillo per www.peacelink.it
Il testo e' liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la
fonte,l'autore e il traduttore

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