Latina

L'adesione al Tlc avrebbe conseguenze disastrose per il Guatemala

Guatemala: gli Stati Uniti cercano di imporre con la forza il Tlc in CentroAmerica

Sono previste iniziative di protesta da parte dei movimenti sociali
13 aprile 2006
David Lifodi

"Il Guatemala è sottomesso alla politica statunitense e non ha le capacità di portare a termine un progetto in grado di far fronte alla globalizzazione neoliberista": è questa la dura denuncia di Edwin Ortega, dirigente di Mesa Global in lotta per evitare l'adesione del Guatemala al Trattato di Libero Commercio, conosciuto in CentroAmerica come Cafta.
Recentemente Washington ha continuato a far pressione sul governo Berger affinché metta in pratica quel Tlc i cui effetti sarebbero però devastanti per l'economia del Guatemala. La firma dei paesi centroamericani del Trattato di Libero Commercio avvenne nel 2004, ma soltanto El Salvador, Honduras e Nicaragua lo hanno accolto, peraltro con ritardo, tra il 1 Marzo e il 1 Aprile di quest'anno. Del resto, dopo l'accantonamento dell'Alca, è presto spiegata la fretta con cui gli Stati Uniti vogliono imporre il Tlc a tutto il CentroAmerica per rafforzare il controllo su quest'area dopo che il SudAmerica sta ormai sempre più sfuggendo al loro controllo.
Da una parte sono schierati Mesa Global e il Fnl (Frente Nacional de Lucha en Defensa de los Servicios Publicos y los Recursos Naturales), secondo i quali l'entrata in vigore del Tlc porterà più povertà ed esclusione sociale, dall'altra i settori produttivi del paese che chiedono un'accelerazione delle pratiche di adesione al trattato perché, in caso contrario, le loro imprese finirebbero per essere danneggiate economicamente. I più preoccupati dal ritardo nell'applicazione del Tlc sono proprio gli imprenditori, che da marzo si sono visti cancellare i loro contratti di esportazione di stoffe, e tessuti verso El Salvador, mentre temono di rimanere isolati rispetto ai mercati internazionali anche i settori dell'agroindustria, come denunciato dalla direttrice della Camera di Commercio Americana in Guatemala.
In mezzo sta il governo, che, nonostante l'opposizione al Tlc di alcuni parlamentari, ha finora tenuto una posizione abbastanza ambigua: aderire al Tlc significherebbe per il Presidente Berger umiliarsi di fronte agli Stati Uniti (che hanno chiesto l'immediata modifica di alcune leggi dello stato come requisito fondamentale per l'adesione), dall'altra lo stesso presidente teme che un eventuale rifiuto al Tlc possa portare a delle conseguenze economiche e sociali disastrose per il paese.
In particolare gli Stati Uniti stanno facendo pressione sul Guatemala perché siano modificate le leggi sulla proprietà intellettuale e sulle telecomunicazioni, che secondo gli oppositori al Tlc finirebbero per mettere all'angolo (per parafrasare l'espressione pugilistica utilizzata da un membro del Congresso guatemalteco) il paese: "è in gioco la sovranità del Guatemala", ha dichiarato ancora Edwin Ortega, "l'economia dei campesinos e dei piccoli produttori andrebbe in crisi e crescerà soprattutto il sottosviluppo nelle aree rurali del paese".
La modifica di queste due leggi secondo gli interessi degli Stati Uniti e la conseguente adesione al Tlc sarebbe "vergognosa e umiliante", hanno aggiunto gli attivisti di Mesa Global (che riunisce organizzazioni sociali, sindacali, ambientali e universitarie) invitando la popolazione ad opporsi in tutti i modi alla ratifica del trattato.
Anche il Frente Nacional de Lucha en Defensa de los Servicios Publicos y los Recursos Naturales ha annunciato nuove proteste e iniziative per evitare la messa in pratica del Trattato di Libero Commercio, la cui approvazione dipenderà adesso soltanto dalle decisioni del Congresso guatemalteco. Ramòn Cadena, avvocato del gruppo di supporto legale al Fln, ha sottolineato che il Tlc violerebbe in più di un passaggio la legislazione del Guatemala e per questo motivo si sta preparando ad una battaglia legale che si preannuncia molto aspra e difficile. Oltre a rivolgersi all'Oit (Organizacion Internacional del Trabajo) per contestare la mancata consultazione dei popoli indigeni, il Fnl ha denunciato procedure incostituzionali e vizi di procedimento, tra cui la contraddizione tra la definizione dello stato guatemalteco, come sociale di diritto, e la sua accettazione (in caso di entrata in vigore del Tlc) di una politica economica neoliberista. Sempre in questa circostanza il Fnl ha sottolineato le pesanti intromissioni del Tlc nella vita del paese, a partire dal diritto alla sanità e fino ai diritti in materia di lavoro e ambiente.
Infine, sembra che ci sia una relazione diretta tra l'adesione al Tlc e le recenti norme sull'immigrazione varate dagli Stati Uniti, divenute ancora più rigide soprattutto in seguito al rafforzamento delle frontiere voluto da Washington per contenere una probabile ondata di migranti nel caso in cui il trattato entri in funzione: questo, hanno dichiarato alcuni sindacalisti, finirà per assoggettare il Guatemala agli interessi del potente vicino nordamericano.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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