Venezuela: il Psuv a valanga alle elezioni regionali
Venti stati al Partido Socialista Unido de Venezuela (Psuv) e solo tre all’opposizione: chi pensava che il tumore di Hugo Chávez avrebbe lasciato il movimento bolivariano senza un leader e, di conseguenza, senza un catalizzatore di voti nelle elezioni regionali del 16 dicembre scorso, è servito. Non solo il Psuv è riuscito a mantenere le sue roccaforti, ma ha anche strappato stati chiave alla Mesa de la Unidad Democrática (Mud).
Le gravi condizioni di salute del presidente venezuelano, che ancora non sa se potrà partecipare all’inaugurazione del suo nuovo mandato, il 10 gennaio prossimo, avevano contribuito a far crescere l’euforia sia tra le file dell’opposizione sia a livello internazionale. Addirittura, a pochi giorni dalle elezioni, Obama aveva criticato apertamente el proceso (così i chavisti amano chiamare il percorso intrapreso dalla rivoluzione bolivariana), tacciandolo di autoritarismo e repressione. La risposta migliore, ancora una volta, è arrivata dall’elettorato: la giornata delle votazioni si è svolta all’insegna della tranquillità, come ha tenuto a dichiarare la responsabile del Consejo Nacional Electoral Tibisay Lucena, ed il voto è stato appannaggio del Psuv, nonostante un’affluenza alle urne non particolarmente alta, il 53,4%. Lo stato petrolifero di Zulia, uno di quelli più in bilico, è andato al candidato chavista Francisco Arias Cárdenas con il 50,99% rispetto al 46,74% di Pablo Pérez, in corsa per la Mud. Anche a Táchira, Carabobo (il distretto industriale del paese) e Nueva Esparta, roccaforti dell’opposizione, i candidati bolivariani José Gregorio Vielma Mora, Francisco Ameliach e Carlos Mata Figueroa hanno vinto il confronto con una decina di punti percentuali sui loro rispettivi avversari. Soprattutto Carabobo e Zulia sono due tra gli stati con il maggior numero di elettori, per questo l’affermazione elettorale del Psuv assume ancora più valore: probabilmente il successo di Chávez nelle presidenziali del 7 ottobre ha spinto i candidati bolivariani in un territorio dove l’opposizione si è imposta in più di una circostanza. Per un soffio il Psuv ha mantenuto anche lo stato di Bolivar, dove il Partito Comunista ha preferito presentare un suo candidato e non ha appoggiato quello chavista: Francisco Rangel, è riuscito comunque a vincere con una percentuale di poco superiore all’1% sul suo competitor Andrés Velázquez. Dal canto suo, la Mud ha ricalcato la strategia già utilizzata proprio in occasione delle presidenziali. Enrique Capriles, dopo aver conteso Miraflores a Chávez, alle regionali puntava alla riconferma nello stato di Miranda, tanto da riproporre lo slogan “Vota in basso e a sinistra”, già utilizzato alcuni mesi fa per accreditarsi come candidato progressista moderato. Durante la campagna per le presidenziali aveva addirittura affermato di ispirarsi a Lula, che lo aveva gelato dichiarando tutto il suo appoggio a Chávez. E Miranda, un altro dei bastioni conservatori e antichavisti, si è confermato off-limits per il Psuv. Capriles ha ottenuto il 50,35% rispetto al 46,13% del candidato chavista Elías Jaua, che però è andato molto vicino ad espugnare lo stato. Del resto Jaua non è un candidato qualunque. Nel caso in cui gli eventi precipitino è su di lui e su Nicolas Maduro (attuale vicepresidente, ex autista degli autobus con un passato nel movimento sindacale), già designato alla successione, che Chávez punta per proseguire el proceso. Elías Jaua, di formazione marxista e fondatore del ministero dell’Economia popolare, ha avuto il merito di mantenere in bilico le sorti dello stato fino alla fine, come prevedevano i sondaggi. Oltre a Miranda, l’opposizione si è aggiudicata anche gli stati di Lara e Amazonas. In quest’ultimo, invece, ha destato sorpresa la netta sconfitta di Nicia Maldonado, ministro per i Popoli Indigeni, che si è fermata al 37,37% rispetto al 56,01% del candidato della Mud Liborio Guarulla. In generale, le regionali hanno sancito di nuovo un netto predominio del chavismo, un risultato importante che assicura stabilità politica ed economica di fronte ai tentativi destabilizzatori della destra. Inoltre, alcuni osservano che Maduro, se chiamato a governare, non abbia il carisma di Chávez e, per questo, l’ennesima batosta elettorale della destra potrebbe servire per scoraggiare eventuali azioni di forza nel caso in cui il presidente bolivariano non possa onorare il suo mandato per motivi di salute.
Archiviate le regionali, sulle quali non erano in molti a credere in un’affermazione così netta del Psuv, el proceso potrà proseguire sulla strada maestra.
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