Tre anni di impunità
I giovani sono stati sequestrati da uomini armati che indossavano divise della polizia militare e della direzione investigativa, che hanno fatto irruzione nelle loro case nella comunità garifuna di Triunfo de la Cruz, sul litorale caraibico dell’Honduras.
Tra loro c’era il presidente del patronato Alberth Sneider Centeno, che insieme a Milton Martínez Álvarez, Suami Mejía García e Gerardo Róchez Cálix, fanno parte del Comitato per la difesa delle terre di Triunfo de la Cruz.
Per tre anni, la Ofraneh ha denunciato l'inerzia della forza pubblica, la segretezza che circonda le indagini e la mancanza di indipendenza delle autorità pubbliche e giudiziarie, nonché il veto posto alla partecipazione del Sunla (Comitato garifuna per le indagini e la ricerca degli scomparsi di Triunfo de la Cruz) alle ricerche dei quattro attivisti [1].
Politica di sterminio
La sparizione forzata dei quattro giovani non è un caso a sé, assicura la Ofraneh, bensì parte di un contesto di continue e sistematiche aggressioni contro il popolo Garifuna, come risposta del grande capitale nazionale e multinazionale, colluso con la politica e i gruppi di potere economico locali, alle diverse forme di resistenza e di difesa comunitaria dei territori ancestrali.
Una vera e propria politica del terrore, che ha come obiettivo – insiste l’organizzazione indigena honduregna – lo sterminio del popolo garifuna e l’appropriazione delle sue terre. Un attacco che peraltro non sembra attenuarsi nonostante il recente cambio di governo.
“Ci hanno strappato il cuore”
“Il 18 luglio, tre anni fa, è come se ci avessero strappato il cuore, non solo perché hanno preso i nostri compagni e li hanno fatti sparire, ma anche perché hanno seminato il terrore a Triunfo de la Cruz”, ha detto Miranda.
La coordinatrice della Ofraneh ha assicurato che dietro gli attentati, la violenza, il silenzio e l’inerzia istituzionale c'è la volontà di scacciare il popolo Garifuna dai suoi territori.
“Vogliono cacciarci perché stiamo intralciando i loro progetti. Ci stanno perseguitando, criminalizzando e decimando per avere campo libero per i loro progetti, che chiamano ‘di sviluppo’, ma che sono di morte. Continueremo tuttavia a resistere e a lottare, perché questo è il nostro destino”.
Secondo un'indagine della Rnddh, dal 2020 ad oggi in Honduras ci sono stati 3.205 attacchi violenti contro le donne che difendono terre e beni comuni, 802 dei quali sono stati perpetrati contro membri della Ofraneh, cioè il 25 per cento del totale.
Diritti ancestrali violati
Durante l'attività è stata presentata la bozza di una proposta di decreto esecutivo, che prevede la creazione di una commissione interistituzionale per accelerare l'ottemperanza alla sentenza della Corte interamericana dei diritti umani (IACHR) del 2015.
In tale sentenza, i giudici internazionali hanno ordinato allo Stato dell'Honduras di rispettare il diritto ancestrale del popolo garifuna sui propri territori, delimitando le terre delle comunità di Triunfo de la Cruz e Punta Piedra, sulle quali è stata concessa la proprietà collettiva alla comunità.
Buona parte di queste terre è stata usurpata da affaristi e gruppi di potere economico per sviluppare progetti turistici, ampliare la coltivazione della palma africana e per la costruzione di abitazioni private con fini turistici.
“Quando combatti per ciò che è storicamente tuo, ti considerano un criminale. Il popolo garifuna è qui da prima che l'Honduras diventasse una repubblica. Abbiamo dei diritti e li difenderemo”, ha concluso Miranda.
[1] http://www.rel-uita.org/honduras/comunidades-garifunas-crean-sunla/
[2] https://www.youtube.com/live/hhY9aZapJks
Fonte: Rel UITA (spagnolo)
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