Cile: la nuova formazione dei partiti pacifisti
INSIEME SI PUÒ
In un clima politico assolutamente bipolare il fronte costituiva la terza forza, nata dalla campagna "Il Cile dice no alla guerra" e promossa dal Partito Umanista cileno, insieme al Partito Comunista, alla Sinistra Cristiana, al MIR e a molte altre forze politiche e sociali, a organizzazioni sindacali, ecologiste, professionali e per la difesa dei diritti umani.
Il "Podemos" ha preso oltre mezzo milione di voti, pari al 9.14%, eleggendo così 90 consiglieri comunali e 4 sindaci; all'interno della coalizione il Partito Umanista ha triplicato i suoi voti ed ottenuto 40 consiglieri (alle elezioni precedenti ne aveva eletti 3). Alle municipali precedenti l'insieme delle forze che compongono l'alleanza aveva preso il 5.1% ed eletto 27 consiglieri.
L'alleanza elettorale ha come simbolo una girandola multicolore: come la girandola raccoglie la forza del vento per girare, così la lista raccoglie la forza della base sociale organizzata per far sì che la volontà di cambiamento si esprima nelle elezioni. Il messaggio che si vuole trasmettere è semplice: il sistema non è un mostro onnipotente, si può cambiare con l'unione della base e la convergenza delle diversità, in un clima di speranza e allegria.
Ma al di là dei risultati, che hanno superato le stesse aspettative dei protagonisti, il PODEMOS (potere democratico sociale, ma anche "possiamo" in spagnolo) è molto di più di un patto elettorale: riunisce infatti in un movimento politico-sociale di livello nazionale tutti i settori di sinistra, alternativi e progressisti, disposti a sottoscrivere 4 punti fondamentali:
• Il rifiuto di ogni forma di dittatura (anche quella del proletariato) e il sostegno alla democrazia reale e al pluralismo politico.
• l'opposizione al neo-liberismo e a qualsiasi altro modello che sia espressione del capitalismo, ma anche di una forma statale centralizzata.
• il superamento di ogni forma di violenza e l'adozione della nonviolenza attiva come strumento di lotta sociale.
• il rispetto e la valorizzazione della diversità personale, culturale e ideologica.
Ancora prima delle elezioni, la creazione delle sedi locali del Podemos in tutto il paese è diventata l'occasione perché si creasse un'ondata di entusiasmo dilagante e si avvicinasse molta gente, singoli individui e organizzazioni di base che avevano perso la speranza nella possibilità di una terza forza al di fuori del rigido sistema bipolare. Secondo le parole più volte ripetute da molti di questi militanti, "finalmente si poteva ricominciare a sognare".
La stampa, che aveva praticamente ignorato il Podemos per tutta la campagna elettorale, in seguito gli ha dedicato ampio spazio e ha dovuto riconoscere la sua indiscutibile vittoria.
Dopo le elezioni, nel novembre 2004, in occasione della visita di Bush in Cile per il vertice dell'APEC, i dirigenti del Podemos hanno presentato una denuncia contro il presidente americano, il vicepresidente Dick Cheney, il segretario di stato Colin Powell, il ministro della difesa Donald Rumsfeld e l'ex plenipotenziario in Iraq Paul Bremer per crimini contro l'umanità, con particolare riferimento alle torture compiute in Iraq e Afghanistan. Il giudice nominato per esaminare la denuncia l'ha in seguito dichiarata inammissibile, anche se gli avvocati del Podemos hanno presentato appello. Tra il clamore suscitato da questa iniziativa e le imponenti manifestazioni di protesta contro la politica americana, Bush è stato definito da gran parte della stampa come il presidente in visita in Cile più contestato nella storia recente del paese.
La nuova sfida che attende il Podemos è ora la definizione di un candidato che rappresenti questo vasto schieramento di forze politiche e sociali alle elezioni presidenziali del dicembre 2005.
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