Cosa si nasconde dietro gli scontri etnici di Birmingham
La settimana scorsa, alcuni quartieri della periferia nord di Birmingham sono stati teatro di violenti scontri etnici: la violenza è esplosa come reazione alla voce – successivamente rivelatasi falsa – dello stupro di una quattordicenne giamaicana da parte di un gruppo di pakistani.
La notizia, arricchita di vari particolari, si è sparsa rapidamente tra le bande giovanili della città grazie ad alcune radio locali, per lo più abusive, che funzionano da network della comunità afro-caraibica: la vendetta dei giovani, e la conseguente reazione da parte della comunità asiatica, ha provocato incidenti che si sono protratti per due giorni interi con un bilancio finale di due morti, trentacinque feriti e più di cinquanta edifici danneggiati, oltre a un numero imprecisato di automobili date alle fiamme.
I fatti si sono verificati a Lozells e Handworths, gli stessi quartieri di Birmingham che erano stati teatro, esattamente vent’anni fa, nel 1985, di una feroce settimana di guerriglia urbana e di scontri razziali tra la comunità inglese e quella afro-caraibica. Ma c’è una differenza sostanziale: nel 1985 la composizione sociale dei due quartieri era prevalentemente bianca, l’immigrazione era un fenomeno abbastanza recente che innestata in una realtà locale particolarmente povera aumentava i disagi e le difficoltà. I negozi della zona erano praticamente tutti di proprietà di famiglie bianche e la popolazione di colore veniva emarginata dalla popolazione e anche dalle autorità locali, se non addirittura attaccata fisicamente da bande di hooligans. Nei vent’anni passati, la situazione socio-economica di Birmingham è notevolmente cambiata: nei quartieri in questione, l’82% della popolazione appartiene a gruppi etnici “non bianchi”, ma proprio questo mosaico di comunità era riuscito a garantire fino ad ora l’integrazione e coesione sociale, basti pensare che a Birmingham la percentuale delle famiglie miste (in cui ognuno dei genitori proviene da una differente comunità) è doppia rispetto alla media nazionale. Queste aree della città non possono certo essere definite economicamente avanzate, ma vi sono molti piccoli negozi, di proprietà di famiglie pakistane o bengalesi, che offrono buone possibilità di occupazione, mentre lo Stato e la Comunità europea finanziano una serie di progetti di riqualificazione urbana e culturale.
Se apparentemente la situazione pare essere abbastanza tranquilla, qual è quindi la ragione profonda dei violenti scontri della settimana scorsa? In realtà, la politica che è stata attuata in questi anni dalle autorità locali (la città è governata da una coalizione tra Tory e Liberal-democratici) ha fatto sì che fossero portate avanti una serie di iniziative per favorire l’integrazione tra la comunità inglese originaria di Birmingham e le diverse comunità di immigrati, mentre tra quest'ultime ha incoraggiato una forma di competizione con il risultato di aumentare le diffidenze reciproche.
Da un lato gli afro-caraibici accusano le comunità asiatiche di aver ottenuto maggiori contributi dallo stato e di non assumere nei loro negozi personale di differenti comunità etniche, dall’altro gli asiatici replicano, denunciando la loro marginalizzazione negli organismi di rappresentanza politica e le continue angherie che sono costretti a subire da parte delle bande teppistiche.
Dietro la facciata della pacifica convivenza, si nasconde quindi un groviglio di gelosie, risentimenti, insoddisfazioni e paura. “Questa è l’armonia razziale nella Gran Bretagna di oggi – ha commentato un giovane di Birmingham – dove la semplice notizia di un crimine, porta a creare conflitti tra le diverse comunità”.
La polizia ha triplicato il contingente di stanza nei quartieri di Lozells e Handworths, ma tutti sono consapevoli che questo può solamente impedire il manifestarsi di ulteriori violenze e che le cause profonde devono essere rimosse attraverso un dialogo tra tutte le parti in causa: le autorità locali di Birmingham dovranno promuovere iniziative che aiutino a prevenire i conflitti e a costruire le fondamenta per un futuro fatto di rispetto e convivenza reciproca tra le varie comunità etniche. Una prima positiva risposta è venuta dalle donne delle diverse comunità, che hanno marciato unite, per dire che di fronte alla violenza “machista” la prima risposta deve venire dalle famiglie e che, come madri, esse vogliono salvaguardare l’interesse comune dei loro figli.
I fatti di Birmingham sono un ulteriore conferma che il sistema multiculturale inglese deve essere profondamente rivisitato: esso infatti ha permesso alle diverse comunità di non essere discriminate per le proprie abitudini culturali o religiose, e ha pure permesso a ognuna di costruire le proprie scuole e i propri centri di aggregazione ma non ha eliminato il razzismo perché non ha favorito davvero l’integrazione e il rispetto reciproco.
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