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Sarkozy scopre che i francesi sanno essere anche solidali

Si estende il movimento di disobbedienza civile in difesa dei figli di «sans papiers» che potrebbero essere espulsi finite le scuole. Vacanze pericolose. Si teme che a scuole chiuse il governo espella migliaia di bambini «irregolari»
2 luglio 2006
Anna Maria Merlo
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

La «protezione» dovuta alla frequentazione della scuola è scaduta venerdì. I bambini stranieri scolarizzati in Francia e le loro famiglie sans papiersda ieri sono «espellibili». Ma visto il movimento di solidarietà che si è creato attorno a questo problema, il mediatore nominato da Nicolas Sarkozy, l'avvocato Arno Klarsfeld, assicura che «non ci saranno espulsioni quest'estate» e che le famiglie hanno «fino al 13 agosto» per presentare una domanda di regolarizzazione. Ieri, numerose manifestazioni hanno avuto luogo nelle principali città francesi, contro la «caccia ai bambini» e contro la nuova legge sull'«immigrazione selezionata» di Sarkozy, definitivamente approvata dal parlamento. Il ministro degli interni, nell'ottobre scorso, di fronte alle prime manifestazioni di mobilitazione, aveva dovuto concedere una sospensione delle espulsioni fino alla fine dell'anno scolastico. Il Reseau Education sans frontières(Resf), una struttura molto informale nata nel giugno 2004, dotata di un sito Internet (www.educationsansfrontieres.org) ma senza ufficio né segreteria, si è organizzato per mantenere vivo lo stato d'allerta anche nelle vacanze estive. «Alla rentréenessun bambino deve mancare all'appello» affermano. I sindacati sono scesi in campo e già minacciano scioperi degli insegnanti in caso di espulsioni estive. Un numero di telefono è stato attivato ieri come punto di riferimento.
Arno Klarsfeld ha promesso che esaminerà «caso per caso» le situazioni controverse e che terrà conto del «grado di legame con la Francia»: già Sarkozy aveva stabilito il criterio che i bambini devono essere nati in Francia o arrivati da piccolissimi, che non devono avere legami con il paese d'origine dei genitori (non parlarne la lingua, un assurdo nell'era della mondializzazione). Ma la preoccupazione del governo è di non aprire una «nuova filiera di immigrazione clandestina». Lo ha ribadito il primo ministro, Dominique de Villepin: parla di «umanità e fermezza» e sottolinea il rischio di «inviare un segnale sbagliato»: cioè di «dare la sensazione che tutti coloro che vengono in Francia con dei bambini, che si iscrivono a scuola, avrebbero il diritto di restare nel nostro paese». Sarkozy ha anche promesso delle regolarizzazioni: ha parlato di 720 famiglie (cioè circa 1200 persone), mentre per Resf i bambini di famiglie sans papiers che vanno a scuola in Francia sarebbero almeno 10mila .
Il movimento di disobbedienza civile, che invita a infrangere la legge e a proteggere con tutti i mezzi i bambini sans papiers e le loro famiglie, ha preso proporzioni importanti. Un centinaio di personalità, da Isabelle Adjani a Costa Gavras, passando per Daniel Pennac e Jean Lacouture, ha firmato un appello contro «la caccia ai bambini»: «Noi sappiamo che in tutte le società democratiche la legge è la regola che si impone a tutti. Ma sappiamo anche che quando la legge viola dei principi così elementari, è nostro dovere di cittadini, nostro dovere di coscienza, non piegarci». La Lega dei diritti dell'uomo lancia un appello alla disobbedienza civile: «La nostra coscienza ci impedisce di essere complici», dice la petizione. Circa 70mila cittadini hanno sottoscritto la petizione del Resf, che è riuscito in pochi mesi a trasformare la lotta di una manciata di militanti in una grande battaglia civile.
La scorsa settimana, in occasione di un cerimonia di «patrocinio» di alcuni bambini sans papiers da parte di cittadini comuni (che rischiano fino a 30mila euro di multa e 5 anni di carcere) era presente il sindaco della capitale, Bertrand Delanoë: «Non ammetto che dei bambini che vivono nel nostro paese con il diritto di vivere e amare, siano minacciati all'inizio della loro vita da uno choc, da una scottatura irreparabile. ».
Resf ha fatto un parallelo, che l'avvocato Arno Klarfeld, figlio di Serge e Beate, avvocati infaticabili dei figli e delle figlie dei deportati di Francia, non accetta. Per Resf, «è un dovere morale proteggere questi bambini. E' come nascondere degli ebrei durante la guerra». Per Arno Klarfeld «il paragone tra i rastrellamenti della guerra e l'espulsione di questi bambini non è giustificata. Non sono rinviati verso la morte. Percepiscono un aiuto finanziario al ritorno». Ma non sono dello stesso parere le migliaia di persone che in questi giorni si mettono in coda dalle 3 del mattino in rue Truffaut, dove ha sede il centro di registrazione degli stranieri. E' nata una speranza, le famiglie vengono per prendere i formulari di regolarizzaione o per consegnarli compilati. Un mondo clandestino fa capolino, sperando di rispondere ai «criteri», molto vaghi, della promessa di regolarizzazione del ministro degli interni.

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