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L'articolo 9 della Costituzione giapponese: Un bene da valorizzare per il futuro dell'intera umanità

7 maggio 2008
Yukari Saito (Centro di documentazione Semi sotto la neve)

“Un successo oltre ogni aspettativa”, hanno detto gli organizzatori alla chiusura della conferenza internazionale “Why not 9” ovvero Global Article 9 Conference svoltasi presso il complesso fieristico di Makuhari Messe vicino a Tokyo, dal 4 al 6 maggio.

A confermarlo sono i dati ufficiali dell’evento: i partecipanti alla prima giornata sono stati più di 12000 e 6500 per il secondo giorno, tra simposi, tavole rotonde, forum e numerosi workshop. Inoltre gli organizzatori sono riusciti a identificare almeno 150 stranieri da 31 paesi del mondo.
A questi andrebbe aggiunto il numero di persone rimaste fuori nelle file che non sono riuscite a
entrare nelle sale già strapiene: 3000 la prima giornata e 500 la seconda. In tutto quindi oltre 22 mila persone.
“Stiamo vivendo un momento storico”, hanno dichiarato commossi molti partecipanti.

Nelle due giornate della Conferenza, il tema dell’articolo 9 è stato affrontato in relazione alle guerre attualmente in corso nel mondo e a quelle che la sua eventuale abolizione potrebbe causare in Asia.
I numerosi ospiti giapponesi e internazionali hanno rivolto un accorato appello ai cittadini e allo Stato giapponese affinché non venga abolito l’articolo 9 della Costituzione, sottolineando l' universalità del suo spirito, sentita particolarmente dalle popolazioni nelle zone di conflitto. A citarne solo alcuni, c’erano Naoko Takatô, volontaria giapponese in Iraq, diventata famosa per essere stata ostaggio nel aprile 2004 da un gruppo armato, la Premio Nobel per la pace nordirlandese Mairead Maguire, le statunitensi Cora Weiss dell’Appello per la Pace dell’Aia, Beate Sirota Gordon, l'autrice dell'articolo sui diritti delle donne nella Costituzione giapponese e Carlos Vargas Pizarro dell’Associazione Internazionale degli Avvocati contro le armi nucleari dal Costa Rica. Ci sono stati anche numerosi musicisti, registi cinematografi e artisti che hanno partecipato con le loro opere.

Mentre nella prima giornata, si sono alternati discorsi e varie esecuzioni musicali sul palco dell'enorme padiglione Event Hall, la seconda giornata si è articolata in diverse sessioni parallele e contemporanee: 6 simposi, 2 forum speciali e numerosi workshop sull'unico filo conduttore della “nonviolenza e prevenzione”.
I titoli dei simposi sono i seguenti:
1) I conflitti mondiali e la nonviolenza: l’approccio della nonviolenza come corrente principale;
2) Realizzare lo spirito dell’articolo 9 in Asia;
3) Il potere della donna nella costruzione della pace;
4) Collegare l’ambiente e la pace;
5) L’era nucleare e l’articolo 9;
6) La crisi e il futuro dell’articolo 9.

I due forum speciali, invece, sono stati organizzati dal GPPAC (Global Partnership for the Prevention of Armed Conflict) e dalla Commissione Internazionale degli Avvocati Democratici rispettivamente sui temi “Raccomandazione all'ONU: l'articolo 9 per l'Africa e per Timor Est” e “Come possono servirsi dell'articolo 9 gli avvocati di tutto il mondo”.

All'evento non è mancato uno spazio dove oltre un centinaio di associazioni di varie zone del Giappone esponevano i loro stand, offrendo un'ottimo luogo di incontro e scambio tra i visitatori e gli attivisti della società civile, e di raccolta di contributi per i loro progetti.

Dappertutto si notavano la presenza di tanti giovani giapponesi, di solito poco partecipi alle manifestazioni di carattere politico, e la prevalenza delle donne in molte sessioni sia sul palco sia nella platea e che intervenivano attivamente. “Quest'evento, infatti, si è reso possibile realizzare grazie ai giovani volontari che sanno muoversi con una straordinaria agilità e spontaneità”, ribadisce Kayoko Ikeda, una dei rappresentanti del comitato organizzativo della Conferenza. “I giovani del giorno d'oggi sono davvero stupendi”.

La conferenza si è conclusa con la sessione mattutina della terza giornata cui hanno partecipato alcune centinaia di persone. Sono stati riassunti i risultati della seconda giornata, e quindi annunciate tre dichiarazioni e un appello a nome della Conferenza internazionale, rivolti al mondo esterno:

1) “Dichiarazione mondiale dell'articolo 9 per l'abolizione della guerra” che invoca la formazione di un movimento internazionale per universalizzare l'articolo 9 come patrimonio comune dell'umanità che mira all'abolizione della guerra;

2) “Dichiarazione rivolta all’incontro del comitato preparatorio per il Trattato di Non Proliferazione Nucleare (NPT)”, in corso a Ginevra in questi giorni, con la quale si ribadisce il fatto che l'articolo 9 è una conquista pagata con l'atroce sofferenza di Hiroshima e Nagasaki;

3) “Dichiarazione al vertice del G8”, che per quest'anno si svolgerà proprio in Giappone sul lago di Toyako, in Hokkaido tra il 7 e il 9 luglio. Con questa si chiede che al summit vengano discussi temi quali il disarmo, l'ambiente e la giustizia sociale, chiamando in causa gli otto paesi presenti, che da soli stanno spendendo il 70 percento delle spese militari mondiali.

Tra un discorso e l'altro, è stato dedicato ampio spazio, seppur non sufficiente, ai numerosi interventi da parte del pubblico. C'era chi riassumeva i risultati di altri piccoli incontri della seconda giornata, chi presentava le proprie iniziative a favore dell'articolo 9, ma anche chi denunciava la contraddizione tra la Costituzione e la realtà giapponese di oggi, la quarta potenza militare nel mondo. “A regolare la politica del Giappone più che la Costituzione, è il Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra il Giappone e gli Stati uniti. È ora di rimetterlo in discussione in vista del suo rinnovo nel 2010”.

Una novità per le manifestazioni di questo genere è stata quella di dedicare attenzione al rapporto tra l’ambiente e l'articolo 9, non solo dal punto di vista economico, dato il bisogno di destinare più risorse alla tutela dell'ambiente anziché alle spese militari, ma anche per via dell’ dell'inquinamento che le attività militari provocano, a cominciare dall'uso dell'uranio impoverito, cui è stata dedicata una sessione autonoma.

La Conferenza ha inoltre permesso di scoprire l'esistenza di non pochi gruppi in difesa dell'articolo 9 sparsi nel mondo: in Canada, Germania, Svizzera, negli Stati Uniti e anche in Australia, Corea del Sud e in Cina. Ciascuno di questi può diventare una base per divulgare lo spirito dell'articolo 9, sensibilizzare i giapponesi residenti all'estero e dare un supporto morale ai movimenti attivi in Giappone.

“Si può dire che, per la prima volta nella nostra storia, l'articolo 9 è stato riconosciuto dal mondo”, ha detto Tatsuya Yoshioka del Peace Boat. “Forse è segno che i tempi sono maturi per porre in centro della nostra vita un nuovo valore rappresentato dall'articolo 9. E i cittadini giapponesi cominciano ad accorgersi del legame tra l’articolo 9 e il mondo, e del fatto che con questo articolo possiamo dare un grande contributo alla comunità internazionale”.

Questa Conferenza internazionale è stata concepita da alcuni giovani attivisti del Peace Boat una decina di anni fa. “La pensavamo innanzitutto in rapporto con i Paesi asiatici”, continua Yoshioka, “ma abbiamo poi scoperto che l'articolo 9 suscitava un grande interesse nei Paesi afflitti dalla guerra. E, una volta deciso il progetto, è stato facile realizzarlo grazie alla rete di conoscenze internazionali coltivate in passato da Peace Boat.

Considerando la raccolta delle adesioni di quattromila persone e 71 organizzazioni non governative da 112 paesi (dati di fine aprile 2008) e l’enorme entusiasmo dimostrato dai partecipanti alla Conferenza a Makuhari è probabile che l'incontro si ripeta fra un paio di anni. E, per renderlo più influente verso la politica nazionale e internazionale, su proposta del giurista Carlos Vargas Pizarro, già si parla di organizzare una conferenza preparatoria nella Repubblica del Costa Rica, uno dei pochi Paesi al mondo senza esercito, né basi americane.

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